Lettera aperta a Folco Quilici Stampa E-mail

Lettera aperta a Folco Quilici

 

balbo  Signor Folco Quilici,

  per il cortese tramite della rivista telematica archiviostorico.info, Le dichiaro che sono rimasto a dir poco sorpreso nel visionare il Suo cortometraggio televisivo Balbo - L'ultimo volo.

  Pur non avendo letto il libro dal quale esso ha preso lo spunto, ritengo necessario, sia come grande ammiratore di Balbo sia come storico militare, avanzarLe le seguenti obiezioni.

  In primis Lei dà mostra del vezzo italico contemporaneo, furbesco ma non culturalmente intelligente, di scorporare la figura del maresciallo dell'Aria dall'Uomo e dal sistema che lo avevano creato e formato. Così…  il politically correct è salvo e il Suo bassoschiena può continuare a sedersi sullo sgabello televisivo di Stato e Berlusconiano.

  Lei dice che gli aerei britannici venuti da levante, dopo l'incursione su Tobruk andarono verso ponente. Ma a ponente c'era la Tunisia e più a sud-ovest c'era l’Algeria, ambedue in quei giorni già saldamente in mani petainiste. È chiaro che quegli aerei dopo l'incursione erano tornati verso le loro basi egiziane, cioè a levante.

  Poi il solito blà-blà sulla nostra impreparazione militare, così, tanto per rimanere "allineato". Allo scoppio della guerra nel 1939 le sole potenze ben preparate militarmente erano la Germania, il Giappone e, in qualche misura, gli Stati Uniti. Non lo erano la Francia, la quale non aveva nemmeno una divisione corazzata degna di questo nome (malgrado l’esortazione dell’oscuro ten. col. De Gaulle all'inizio degli anni trenta), aveva un esiguo numero di sommergibili, navi da battaglia anch’esse sprovviste di radar e una debole aviazione da bombardamento. Non lo era la Gran Bretagna che in una base del calibro di Malta aveva nel giugno del '40 solo tre aerei da caccia (soprannominati "fede, speranza e carità”) e i cui carri armati in A.S. erano di poco migliori delle nostre "scatole di sardine" (Lei nel cortometraggio, riferendole all'estate del ‘40, mostra inquadrature di carri inglesi che in realtà sono quelli della battaglia di El Alamein dopo le nuove forniture americane). Non lo era, infine, l'Unione Sovietica, come ben rivelatosi nella seconda metà del ’41, e fra l’altro dotata di un'esigua aviazione da caccia e assolutamente priva di una da bombardamento. Lei, invece, nel discettare della nostra impreparazione, manca di ricordare, e perciò di fornire un quadro storicamente obiettivo, che l’Italia aveva la flotta subacquea (130 sommergibili) più rilevante fra tutte le potenze e che la nostra aviazione da bombardamento, con gli S79, era una delle migliori.

  Vi è poi malafede interpretativa nell'affermare apoditticamente che Mussolini era “livido di rabbia" (sic) solo perché in  un'inquadratura del trionfale ritorno di Balbo dalla crociera egli appare serio al fianco del Maresciallo. E se il Duce in quel momento avesse avuto un prurito intimo o uno stimolo intestinale?...  Poi, però, nell’inquadratura immediatamente successiva Lei sembra non rilevare un Mussolini del tutto sorridente, sempre a fianco di Balbo!

  Infine, Lei cade in contraddizione: prima sostiene che il volo fu per abboccarsi con rappresentanti del Movimento egiziano dei "Giovani Ufficiali" (motivo probabile) e poi sostiene che, al contrario, era per abboccarsi con l’Alto comando britannico. E a quale scopo? Nientepopodimeno perché Balbo voleva portare la Libia fuori dal conflitto (il 28 giugno del '40!) e così diventare una specie di De Gaulle dell'antifascismo italiano. E qui siamo alla follia! (o alla stupidità?). È probabile che se Balbo fosse stato vivente il 25 luglio ‘43 avrebbe votato con la maggioranza, però ipotizzarlo come un traditore nel gi ugno del 1940, suvvia è da minus habentes! Proprio Balbo che era un vero soldato?!...

  Mi dia retta, Quilici: torni a fare il giornalista geografico e lasci la Storia ai veri storici.

  Distinti saluti.

Giovanni d'Angelo

© RIPRODUZIONE RISERVATA