Economia e Diritto in Italia durante il Fascismo Stampa E-mail

a cura di Piero Barucci, Piero Bini, Lucilla Conigliello

Economia e Diritto in Italia durante il Fascismo
Approfondimenti, biografie, nuovi percorsi di ricerca


Firenze University Press, pagg.XI-202, € 16,90

 

barucci economia  IL LIBRO – Il volume contiene otto saggi dedicati a filoni culturali o a persone che durante il fascismo ebbero delle responsabilità nel campo universitario, oppure al governo, o nell'opera concreta di modernizzare l'economia italiana.
  Marco Dardi dedica alcune pagine al ruolo che ebbe Alberto Bertolino nei dibattiti culturali degli anni venti, poi nella Università di Siena, anche come direttore di una prestigiosa rivista come "Studi senesi", quindi alla Facoltà di economia e commercio dell'Università di Firenze di cui fu in seguito Preside per molti anni creando una scuola ancora viva attraverso l'opera di eredi di diverse generazioni.
  Piero Bini pubblica un saggio sull'opera di Alberto De' Stefani, Ministro del Tesoro nella esperienza iniziale della stagione mussoliniana, quella che va sotto l'etichetta di 'fase liberista' della quale l'autore mostra le coerenze e le contraddizioni interne. Bini affronta alcuni dei temi economici e sociali più controversi del periodo, così che il lettore può valutare uomini ed eventi disponendo degli essenziali punti di riferimento.
  Simone Misiani illustra l'esperienza assai complessa di Arrigo Serpieri come studioso di economia agraria e come organizzatore delle strutture con cui la 'bonifica integrale' doveva essere organizzata. Tratta anche della posizione di Serpieri sull'esperienza delle 'città nuove' e delle migrazioni interne. Esse possono essere ricondotte alle idee originarie di Serpieri, il quale fu un fascista convinto e sofferto, un economista agrario che non esitò a confrontarsi con le teorie più avanzate, che fu infine messo da parte dal regime a favore di chi sosteneva politiche meno sfidanti.
  Mario Pomini affronta il tema delicato e complesso cui il teorico deve far fronte ove si domandi il ruolo ed il destino della teoria economica in Italia durante il ventennio, il che vuol dire farsi la seguente domanda: come mai un regime politico che si definisce figlio di Pareto assegnò a quest'ultimo un ruolo accademicamente importante, ma marginale in fatto di politica economica per tutta la sua durata? Che cosa avevano in mente i fascisti e le riviste del regime quando citavano Pareto? Si riferivano all'economista, al sociologo, o al commentatore politico?
  Irene Stolzi dà una risposta indiretta a questi interrogativi. Da giurista, si misura sulla questione del 'corporativismo' di cui presenta le più importanti discussioni e ci illumina sul nesso che si può o si deve intravedere tra corporativismo e totalitarismo. La questione da porsi è quella che l'autrice tocca con non pochi interrogativi. Ad esempio si domanda se si possa immaginare un corporativismo anche in politica, una volta chiusa la parentesi del totalitarismo.
  Marzio Romani delinea un quadro aggiornato di un argomento di recente ben studiato. La Bocconi nel ventennio fascista, una università 'libera' che cercò in molti versi di apparire tale anche quando dovette pagare qualche prezzo non trascurabile dovendo assegnare corsi di lezione a uomini non di scienza, ma di regime. Eppure questa Università riuscì a far prevalere le ragioni del sapere accademico rispetto alle richieste del regime sia nella scelta dei Rettori che nella conduzione della rivista "Giornale degli economisti", che fu poi costretta a interrompere le pubblicazioni per un articolo del suo direttore Giovanni Demaria. Questi divenne politicamente sospetto per aver sostenuto, in un convegno pisano del 1942, una tesi che ogni studente 'di primo anno di economia' avrebbe sostenuto, e per aver pubblicato un articolo di Epicarmo Corbino nel quale si cercava di confrontare la consistenza navale dell'asse italo-germanico con quella delle forze anglo-americane.
  Alessandro Roselli ci conduce nella realtà delle cose. In uno scritto chiaro ed essenziale disegna il quadro del vincoli economici che condizionarono il fascismo in fatto di politica economica. Roselli affronta, con un tono mai forzato, i temi-problemi e le politiche economiche proposti dal regime in fatto di crescita ed inflazione, spesa pubblica, spesa militare, debito pubblico, conti con l'estero. La parte finale dello scritto è dedicata a un esame comparato del modo in cui il problema del rapporto tra debito e politica monetaria fu affrontato e risolto (o non risolto) nella prima e nella seconda guerra mondiale.
  Fabrizio Amore Bianco ci presenta infine un tratto della Scuola di scienze corporative dell'Università di Pisa (quella, per intendersi, scorrettamente chiamata Scuola di Spirito-Bottai e delle riviste e del libri da loro pubblicati) di cui tende a sottolineare l'esperienza teorica. L'autore esce dal ben noto discorso sui limiti e le ambiguità del corporativismo per introdurre il tema-miraggio dell''ordine nuovo', del condizionamento che la discussione avvertì per le scelte di politica estera del regime e anche delle affinità fra il corporativismo del momento con un filone già allora di gran pregio negli USA, come l'istituzionalismo di cui tutt'oggi si parla con ampia partecipazione di politici, giuristi, socialisti, riformatori sociali.

  DAL TESTO – "Ricordiamo che all'inizio diversi intellettuali gobettiani come Ernesto Rossi e Eugenio Azimonti condivisero la posizione di Serpieri, e che la situazione si chiarì solo dopo il delitto Matteotti e dopo il discorso del capo del Fascismo del gennaio 1925. Serpieri continuò a sostenere Mussolini, mentre altri, come Salvemini e Sturzo, assunsero una posizione antifascista e seguirono la via dell'esilio. Sturzo criticò la posizione di Serpieri e operò una distinzione tra il progetto 'tecnico' di bonifica integrale e il modello del regime mussoliniano, rilevando il limite della visione politica serpieriana. Sturzo riconosceva al tecnico agrario di aver realizzato una riforma economica e sociale a favore dei contadini, che venne poi da lui rilanciata nel secondo dopoguerra. "Il fondatore del Partito popolare evidenziò la contraddizione tra il valore innovativo dell'apporto di tecnico, rispetto alla fiducia nei riguardi della dittatura. Serpieri fondò la politica agraria del Fascismo su idee precedenti e, nella strategia mussoliniana di conquista del potere, si propose come rappresentante dell'aspirazione dei contadini a divenire proprietari. Sfruttò le divisioni interne al fronte democratico tra riformisti e rivoluzionari, e riuscì a portare dentro il Fascismo i rappresentanti degli interessi dell'agricoltura più avanzata; inoltre offrì al filone nittiano la direzione della politica di risanamento economico e di riassorbimento della spinta emigratoria, in quanto Mussolini non aveva un chiaro disegno di politica economica. In particolare Serpieri elaborò una prima legge sulla bonifica integrale che assegnava alla mano pubblica il compito di condurre opere infrastrutturali e idrauliche come strumento di innovazione economica e sociale; il grande investimento previsto aveva infatti come scopo la creazione di una moderna infrastruttura sociale, resa possibile da una condizione di bassi consumi privati interni."

  I CURATORI – Piero Barucci, economista, storico del pensiero economico e uomo di banca, è stato Ministro del Tesoro e componente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Collabora con le più importanti riviste scientifiche italiane e internazionali.
  Piero Bini è professore ordinario di Storia del pensiero economico presso l'Università di Firenze e direttore della rivista internazionale «History of Economic Thought and Policy».
  Lucilla Conigliello è direttrice della Biblioteca di scienze sociali dell'Università di Firenze.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Lucilla Conigliello – Presentazione, di Piero Barucci – Alberto Bertolino attraverso il fascismo, di Marco Dardi - Austerità e crescita negli anni 1922-1925 del fascismo. Alberto de' Stefani e l'ultima controffensiva del liberismo prima della resa all'economia corporativa, di Piero Bini - Arrigo Serpieri e la trasformazione del territorio italiano, di Simone Misiani – Linee di ricerca della scuola paretiana tra le due guerre mondiali, di Mario Pomini – La Bocconi nel Ventennio fascista, di Marzio Achille Romani - Corporativismo e scienza del diritto: interpretazioni a confronto, di Irene Stolzi – L'Italia e il finanziamento delle due guerre mondiali, di Alessandro Roselli – L'esperienza teorica della Scuola di scienze corporative dell'Università di Pisa, di Fabrizio Amore Bianco – Bibliografia - Indice dei nomi