Julius Evola e la sua eredità culturale |
a cura di Gianfranco De Turris
IL LIBRO – Il convegno del 29 novembre 2014 è stato l'ultima delle diverse manifestazioni organizzate dalla Fondazione Julius Evola per ricordare il filosofo tradizionalista a quaranta anni dalla sua scomparsa puntando programmaticamente all'ambiente accademico, in teoria così refrattario alle sue idee, con lo scopo di chiedere ai suoi rappresentanti più anticonformisti di tracciare un bilancio del suo multiforme pensiero e così della sua influenza mai ammessa e anzi negata sulla cultura italiana. Si passa dunque dalle semplici soggettive "testimonianze" che si prepararono per i suoi settantacinque anni, quindi raddoppiate un decennio dopo (Edizioni Mediterranee, 1973 e 1985), a un oggettivo esame del suo peso culturale oggi, quattro decenni dopo, da parte di una decina di autorevoli specialisti universitari. Una specie di punto di arrivo dello stesso criterio utilizzato nella scelta dei prefatori dell'edizione critica delle sue opere, avviata nel 1993 per le Edizioni Mediterranee. DAL TESTO – "L'individuazione del nemico da combattere nel comunismo porta il Nostro a osservare e analizzare i sistemi sociali islamici nei quali si ravvisano perplessità verso idee comuniste. È chiaro che il comunismo sia identificato da Evola come un'espressione della cultura occidentale, quindi il rischio per una religione tradizionalista e radicale è che possa perdere la propria caratteristica, contaminandosi con le usanze, le forme politiche, e i costumi occidentali, snaturalizzando drammaticamente le origini culturali islamiche. La nascita del partito Ba'th, costituito negli anni Quaranta del Novecento dal siriano musulmano sunnita Salah al-Din al-Bitar e dal cristiano ortodosso Michel Aflaq, dà una risposta ai timori e alle perplessità evoliane. Di espressione decisamente non religiosa, il partito Ba'th sottolinea la disomogeneità di Fede dei due fondatori; di ispirazione "sociale" e non "socialista", si radica sia in Siria che in Iraq e assume la fisionomia di partito tendenzialmente unico. La difesa dal comunismo potrebbe, secondo Evola, essere rappresentata da una forza politica geneticamente araba, a fronte di un potenziale rischio di diffusione di un comunismo islamico geneeticamente non arabo. IL CURATORE – Gianfranco de Turris (Roma, 1944) è giornalista e scrittore. Ha lavorato in Rai dove, per la redazione cultura del Giornale Radio, ha ideato e condotto il programma "L'Argonauta" (Premio St. Vincent 2004). Ha pubblicato una ventina di opere sia sulla letteratura dell'Immaginario (narrativa e saggistica) sia sulla critica culturale e di costume. Tra i massimi studiosi italiani di Julius Evola, è curatore della riedizione critica dell'opera omnia del filosofo per le Edizioni Mediterranee, con cui ha pubblicato "Elogio e difesa di Julius Evola. Il Barone e i terroristi" (1997). INDICE DELL'OPERA – Premessa, di Gianfranco de Turris - L'eredità di Julius Evola – Presentazione, di Giancarlo Seri – Introduzione, di Pietro Mander – Evola e l'arte-poesia, di Vitaldo Conte – Evola e la filosofia, di Massimo Donà – Evola e la tradizione ermetica, di Davide Bigalli - Evola e la tradizione italico-mediterranea, di Claudio Bonvecchio – Evola e la Storia delle Religioni, di Giovanni Casadio - Evola e la sociologia islamica, di Fabio Marco Fabbri - Evola e la storiografia, di Mario Conetti - Evola e la politica nel secondo dopoguerra, di Giuseppe Parlato - Evola e la filosofia dell'eros, di Romano Gasparotti - Indice dei nomi propri di persona |