Nuova Storia Contemporanea
n.6 novembre/dicembre 2015
Casa Editrice Le Lettere, pagg.168, € 11,50
- Alberto Mingardi, L'invenzione del neoliberismo "Neoliberismo" è diventato una brutta parola al giorno d'oggi. Ma il suo significato è lungi dall'essere chiaro: se in origine gli esponenti del pensiero liberale si definivano "neoliberali" per distinguersi dal laissez-faire del XIX secolo, oggi molti uomini e partiti politici dalle posizioni assai differenti vengono definiti "neoliberali" dai loro stessi critici. Il "neoliberismo" è accusato di essere la causa della crisi del 2007/2008, dovuta alle nocive liberalizzazioni da esso promosse, e il fondamento intellettuale dell'"austerità", un'altra brutta parola che allude al contenimento della spesa pubblica. Ma la spesa pubblica è diminuita, nei Paesi sviluppati, negli ultimi anni? E c'è la prova che l'attuale aumento della "libertà economica" è legato alla turbolenza economica e finanziaria? Questo saggio spiega che il "dominio del neoliberismo" è in generale una teoria che la realtà non dimostra.
- Luciano Pellicani, Miseria del neoliberismo L'attuale "grande Recessione" ha chiaramente messo a tacere i teorici della "new economy", quelli che George Soros una volta definì i "fondamentalisti del mercato", con le loro stravaganti teorie relative alla liberalizzazione totale dei mercati. Al contrario, anche grazie alla cosiddetta bolla immobiliare, milioni di americani persero la casa e il lavoro mentre l'America, da economia di libero mercato, sembrava diventata una società di libero mercato dominata esclusivamente dal profitto.
- Roberto Chiarini, La memoria maledetta di Bettino Craxi La memoria di Bettino Craxi, sedici anni dopo la sua morte, è ancora legata a Tangentopoli. Come una dannazione permanente, la fine della sua carriera politica ha condizionato il giudizio su tutto il suo lavoro. Per quali motivi? L'opinione pubblica, incollerita con lui, ha ritardato il dovuto riconoscimento del grande politico e statista.
- Davide Borsani, Stati Uniti e Gran Bretagna durante la guerra delle Falkland Nel 1982, l'Argentina – un Paese alleato degli Stati Uniti mediante il Patto di Rio – invase le isole Falkland, da tempo facenti parte del territorio d'oltremare del Regno Unito, rivendicate da Buenos Aires fin dal XIX secolo. Margaret Thatcher, che allora era il Primo ministro inglese, rispose con forza e la Gran Bretagna – membro della Nato – alla fine riconquistò il dominio delle Isole. Il conflitto deve essere inserito nell'ambito della 'seconda Guerra fredda'. Lo scontro tra Usa e Urss era particolarmente duro all'inizio degli anni Ottanta e la logica bipolare influenzò fortemente il corso diplomatico della guerra del 1982. Da un lato, l'emisfero occidentale era il centro della rinnovata strategia anticomunista statunitense e l'Argentina era il pilastro principale nel Sud America. Dall'altro lato, il rafforzamento del legame speciale anglo-americano era la pietra angolare europea della grande strategia Usa. Su questo sfondo, il ruolo giocato dagli Usa fu determinante nella fine della guerra delle Falkland.
- Stefano Roncoroni, Il mistero irrisolto della scomparsa di Ettore Majorana. Riflessioni sulla supposta omosessualità del fisico Mentre la biografia scientifica e accademica di Ettore Majorana ha raggiunto un livello solido e condiviso, lo stesso non si può dire per quella umana su cui taluni continuano a fantasticare evitando di confrontarsi con quello che è stato scoperto fino a oggi. Alcuni documenti, che provengono da ricerche condotte al tempo della sua scomparsa, e pubblicate alcuni anno or sono, sono di grande interesse per dare anima e corpo alla reale figura, diafana e stereotipata, di Ettore Majorana, formulando l'ipotesi, tanto banale quanto sconvolgente, che Majorana potesse essere omosessuale.
- Gian Biagio Furiozzi, Socialismo, guerra e rivoluzione in Filippo Corridoni Il saggio analizza le reazioni suscitate in Italia dal celebre Manifesto pubblicato nell'ottobre 1914 da 93 docenti tedeschi, con il quale essi rigettavano le accuse mosse contro la Germania dalla Francia e dall'Inghilterra in ordine alle responsabilità e alla condotta della guerra da parte dell'esercito tedesco nelle prime settimane della Prima guerra mondiale. Molti intellettuali italiani criticarono la Germania, specialmente dopo l'entrata in guerra dell'Italia nel maggio del 1915. |