Imperialismo pagano |
Julius Evola
IL LIBRO – La genesi di "Imperialismo pagano" viene ricostruita con una certa esattezza dal suo stesso autore nell'autobiografia sprituale "Il Cammino del Cinabro" (1963): «Imperialismo pagano trasse origine da una mia relazione con Giuseppe Bottai (...) Egli teneva ad essere uno degli "intellettuali" del movimento e dirigeva la rivista Critica Fascista, la quale si permetteva una abbastanza vasta libertà di opinione. In alcune mie conversazioni con Bottai nacque l'idea di "muovere le acque" lanciando un programma rivoluzionario che investisse il piano della visione fascista della vita fino ad affrontare il problema della compatibilità fra fascismo e cristianesimo. Bottai trovò eccitante l'idea. Così io scrissi, per la rivista, articoli in tal senso. Ma non appena l'obiettivo ultimo della mossa si rese visibile e fu formulata l'idea di un "imperialismo pagano" come unico orientamento concepibile per un fascismo coerente e coraggioso, nacque un vero putiferio». Non solo su "Critica Fascista" di Bottai nel 1926-1927 Evola espose queste idee ma, come ricorda nella Appendice 2 Gian Franco Lami, anche su "Vita Nova" di Arpinati (altra «rivista ufficiosa») nel 1927. DAL TESTO – "La tradizione romana è la tradizione pagana, e non quella cristiana o cattolica che sia. Contestiamo di nuovo, recisamente, che la cattolicità possa considerarsi come l'erede della romanità, tanto è l'abisso che separa questi mondi di là da una continuità puramente geografica. E nell'atto di scagliarsi contro l'Occidente, noi, effettivamente, ci scagliamo soltanto contro l'oscuramento creato in esso dalla credenza galilea, sia come cattolicesimo che (e ancor più) come protestantesimo; perché già dicemmo, e fra breve dimostreremo, che appunto nello spirito del cristianesimo stanno i principi e le cause profonde delle principali forme della decadenza europea. Il fascismo veda chiaro tutto ciò: alla superstizione semitica dei nostri padri noi oggi, rievocando Roma, opponiamo in tutto e per tutto la tradizione vera ed antica dei nostri avi, la tradizione mediterranea. L'AUTORE – Julius Evola, filosofo e pittore italiano (Roma 1898 - ivi 1974), inizialmente dedito a studi tecnici e matematici (era iscritto alla facoltà di Ingegneria), seguì ben presto la sua vera vocazione, l'arte e la filosofia, aderendo, dopo la fine della Prima guerra mondiale (alla quale partecipò come ufficiale di artiglieria), al movimento futurista di Balla e Marinetti (nel 1919 era presente all'Esposizione nazionale futurista di Milano, nel 1921 all'Exposition internationale d'art moderne a Ginevra). Ma dal gennaio del 1921 i suoi interessi si erano già spostati verso il dadaismo, entrando in contatto con Tristan Tzara e diventando una figura di rilievo nella produzione pittorica italiana, come dimostra la sua presenza al Salon Dada di Parigi nel giugno del 1921. Il '21, tuttavia, fu anche l'anno di una drammatica crisi personale che sfociò in un tentato suicidio; il superamento di tale crisi segnò per E. l'inizio di un interesse via via sempre più esclusivo per la filosofia. In questo ambito, la formazione di E. rivela la costante presenza di temi nietzschiani e gentiliani, ai quali tuttavia egli volle imprimere una torsione nel senso di un «idealismo magico» ("Saggi sull'idealismo magico", 1925), nel quale confluirono varie esperienze mistiche e misteriche dell'Oriente e dell'Occidente (yoga, tantrismo, ermetismo, mitraismo, mistica 'ghibellina' del Graal, ecc.). La sua adesione al fascismo (che rimase tuttavia ideologica, perché non fu mai iscritto al PNF) e le sue simpatie per il nazismo derivano da una interpretazione degli stessi in chiave di rinnovamento del paganesimo ("Imperialismo pagano", 1928) e di rifiuto della modernità ("Rivolta contro il mondo moderno", 1934). Nella modernità E., sensibile al classico mito delle quattro epoche del mondo (oro, argento, bronzo e ferro), vedeva il ritorno della quarta età, la peggiore di tutte. A tale rifiuto è collegata in parte anche la sua analisi dell'ebraismo, considerato il principale 'volano' del liberalismo e dell'ideologia del profitto. Il razzismo di E. non era legato a fattori biologici, ma 'spirituali', quali il mito aristocratico vagamente 'nietzschiano' delle razze intellettualmente e culturalmente superiori. Ferito nell'aprile del 1945 a Vienna durante i bombardamenti, restò paralizzato agli arti inferiori. Nel '48 rientrò in Italia, dove nel '50 fu arrestato e coinvolto nel processo ai Fasci di azione rivoluzionaria (FAR). Prosciolto dalle accuse, passò il resto della sua vita dedicandosi agli studi filosofici, che comprendono riflessioni sulla "Metafisica del sesso" (1958), scritti su Ernst Jünger, sulla filosofia indiana e sul taoismo, e ancora riflessioni sul fascismo. I suoi numerosi scritti inediti sono in corso di pubblicazione a cura della Fondazione Julius Evola. (fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/julius-evola_(Dizionario-di-filosofia)) INDICE DELL'OPERA – Nota del Curatore - Evola e l'Impero interiore: una fine e un inizio, di Claudio Bonvecchio – I. Imperialismo pagano (Premessa dell'editore alla prima edizione (1928) - I. Noi, gli antieuropei – II. Le condizioni per l'Impero - III. L'errore democratico - IV. Le radici del male europeo - V. Valori pagani e valori cristiani - Appendice polemica sugli attacchi di parte guelfa all'Imperialismo pagano) – II. Heidnischer imperialismus (Nota alla edizione italiana - Premessa dell'editore tedesco (1933) - I. Noi, gli antieuropei - II. Le condizioni per l'Impero - III. L'errore democratico - IV. Le radici del male europeo - V. Il nostro simbolo europeo – Epilogo) - Appendice I. La polemica su «Imperialismo pagano» (Il dissidio Evola-Reghini, di Angelo Iacovella - Imperialismo pagano, di Arturo Reghini - Imperialismo pagano, di Rasena [Arturo Reghini] - Diffida contro Ignis, di La Direzione di Ur-Krur [Julius Evola]) - Appendice II. La polemica sul rapporto Fascismo-Cristianesimo (Un percorso critico-bibliografico, di Gian Franco Lami) - Indice dei nomi - Indice delle opere, degli articoli e dei periodici |