Nuova Storia Contemporanea, n.5/2014 Stampa E-mail

Nuova Storia Contemporanea, n.5 settembre/ottobre 2014

Le Lettere, pagg.168, € 11,50

 

nsc05 2014  - Ezio Raimondi, Fernand Braudel e la storia della cultura
In questo intervento, pronunciato nel corso di un convegno su Braudel e l'Italia, l'Autore sottolinea l'importanza dell'approccio storiografico dello studioso francese ai fini di una più generale e complessiva "storia della cultura" e analizza il significato del concetto di "lunga durata" parlando anche della ricezione di tale concetto fra gli storici italiani.

  - Andrea Masseroni, Dal "culto della patria" alla "religione fascista"
Questo contributo intende presentare le tappe principali del processo di auto-rappresentazione religiosa del fascismo che dal 1919 al 1945 ha impegnato molte energie del regime. Intellettuali, esponenti di regime, giornalisti e propagandisti hanno cercato di rappresentare il fascismo come una "religione" in modo sempre più insistente e strutturato. Analizzare questo processo può arricchire il dibattito storiografico sulla natura del fascismo e sui rapporti fra il regime fascista e la categoria religiosa.

  - Renzo Paternoster, Il tradimento di Ippocrate
Dal 1932 al 1945, il Giappone, nella più totale negazione di ogni morale umana e scientifica, divenne attivo nel produrre, testare sugli esseri umani e usare armi chimiche e biologiche. La creazione dello Stato del Manchukuo fu l'occasione per istituire segretamente unità scientifiche. Nei laboratori si studiarono batteri e virus per un'applicazione nelle operazioni di guerra non convenzionale, inoculandoli nei prigionieri-cavie. I soggetti infettati da questi virus erano poi sottoposti a vivisezione per non alterare le osservazioni degli organi interni e del sangue. Altri esperimenti riguardarono l'uso della corrente elettrica, dei gas letali e gli effetti del congelamento. Il 9 agosto del 1945, in seguito all'invasione sovietica della Manciuria, tutte le varie unità scientifiche furono distrutte.

  - Riccardo Maffei, Il «caso Helfand»
Sulla base della documentazione desecretata della Cia, dell'Fbi e del dipartimento di Stato, l'articolo ricostruisce la defezione di Lev Helfand, incaricato d'affari sovietico a Roma, avvenuta nell'Italia fascista nell'estate 1940.

  - Antonio Donno, I colloqui Kissinger-Dobrynin sul Medio Oriente, 1969-1972
Tra il febbraio 1969 e il maggio 1972, Henry Kissinger e Anatoli Dobrynin, ambasciatore sovietico a Washington, tennero una serie di incontri per discutere alcuni problemi nelle relazioni tra le superpotenze: Vietnam, SALT II, Medio Oriente. L'articolo studia, in particolare, l'andamento dei colloqui sulle questioni del Medio Oriente. Mentre Washington tendeva a conservare le posizioni di egemonia nell'area, grazie alla vittoria di Israele sui suoi nemici arabi, clienti di Mosca, quest'ultima sperava di riacquistare parte della perduta presenza nel Medio Oriente attraverso un accordo che costringesse Israele ad abbandonare i territori occupati nella guerra del 1967. I colloqui non portarono ad alcun risultato, poiché gli Stati Uniti non intendevano rinunciare alle proprie posizioni nella regione.

  - Michele Millozzi, Per una lettura della "Settimana Rossa"
Il presente breve saggio propone una lettura non convenzionale del "mito" della "Settimana Rossa" e alcune riflessioni su un editoriale di «Lucifero» - organo del repubblicanesimo marchigiano - coevo ai fatti di quel giugno 1914 scritto dal giovane, giovanissimo militante Piero Pergoli, nel tempo personaggio di spicco della democrazia laica italiana.

  - Alessandro Frigerio, Leoni d'agosto
Il saggio esamina, in un'ottica di storia comparata, le reazioni allo scoppio del primo conflitto mondiale di tre personalità - Charles De Gaulle, Adolf Hitler e Benito Mussolini - che, all'epoca giovani soldati, si sarebbero trovati, nel giro di pochi anni e di qualche decennio, ad occupare posizioni di rilievo e di leadership nei rispettivi paesi.

  - Paolo Buchignani, Rivoluzione e Nazione nel comunismo italiano
L'Autore presenta il "mito della rivoluzione" come elemento fondamentale di tutta la vicenda del comunismo italiano dal 1921 fino alla svolta della Bolognina nel 1989. In particolare si sofferma sulla genesi di tale mito e sulla sua declinazione gramsciano-togliattiana che, coniugando i concetti di rivoluzione e di nazione, si risolve nell'idea dell'"intellettuale organico" al partito comunista votato alla conquista dell'"intellettuale tradizionale".

  - Antonello Carvigiani, "Aprite le porte, salvate i perseguitati"
Le cronache dei monasteri di clausura romani dei Santi Quattro Coronati e di Santa Susanna relativi al periodo ottobre 1943-giugno 1944, se messe a confronto, rivelano molte consonanze, tanto da far pensare che quei brani derivino da una fonte comune. Una fonte autorevolissima che chiede di aprire la clausura e di nascondere tutti i ricercati dai nazisti, soprattutto gli ebrei. Analizzando i testi, si può supporre che questa disposizione venga impartita dal Papa e arrivi oralmente ai due monasteri così come - studiando altre testimonianze - si può ipotizzare che giunga a tutte le istituzioni religiose di Roma.

  - Luigi Vittorio Ferraris, Tra Hitler e Mussolini
L'intesa fra il Reich nazionalsocialista e l'Italia fascista per l'espatrio di cittadini italiani di lingua tedesca fu la conseguenza del fallimento dell'italianizzazione. In un primo tempo per Mussolini il problema dell'Alto Adige presupponeva un'Austria indipendente, mentre Hitler sin dal 1922 riteneva che il rapporto con l'Italia fosse più importante che non il "tedeschissimo" Sudtirolo. Poi Mussolini accettò l'Anschluss in cambio del riconoscimento del Brennero quale frontiera definitiva. Il 23 giugno 1939 a Berlino si concordarono ambigue modalità per il rimpatrio e il 21 ottobre 1939 intervennero accordi formali negoziati con scarsa preveggenza dalla diplomazia italiana: l'86% dei cittadini italiani di lingua tedesca optò a favore del Terzo Reich.