I cinque funerali della signora Göring Stampa E-mail

Pietrangelo Buttafuoco

I cinque funerali della signora Göring

Mondadori, pagg.178, € 18,00

 

buttafuoco cinque  IL LIBRO – Inverno 2012. Uno scrittore cammina tra le rovine di quella che, negli anni Trenta, è stata una delle più belle ville d'Europa, cuore di infinite serate mondane dell'aristocrazia: il Carinhall, la maestosa costruzione fatta erigere da Hermann Göring in memoria della sua prima moglie, la baronessa Carin von Fock. Hermann e Carin si erano conosciuti durante una tempestosa notte svedese del 1920. La neve che avvolgeva Stoccolma in un manto bianco impediva a Hermann di librarsi in volo. La famiglia von Fock era stata felice di offrire alloggio e ospitalità al giovane aviatore, l'erede del Barone Rosso. Uno sguardo, e tra la principessa delle nevi e l'acrobata dei cieli sbocciò l'amore. Poco importava che Carin fosse sposata, che fosse già madre. Hermann la portò via con sé, sfidando sul suo biplano la tormenta e lo scandalo. Arrivarono in Germania, Carin ottenne il divorzio e poterono sposarsi. Erano innamorati e splendidi come dèi della mitologia scandinava, il loro amore divenne "il romanzo del popolo". Fino all'incontro che avrebbe cambiato la loro vita: Hitler, al cui fianco tentare il colpo di Stato. Ma il Putsch di Monaco fallì e Hermann fu bandito dai patri confini. Cominciò così il loro esilio europeo, che li tenne lontani dalla Germania fino al 1927. Carin, già malata, si aggravò. Si spense nell'ottobre del 1931, quattro giorni prima del suo quarantunesimo compleanno. Hermann, grasso e morfinomane, l'ombra del giovane che l'aveva fatta innamorare, non era con lei, impegnato a Berlino per arrivare ai vertici del potere. Quella fu l'unica volta in cui non le fu accanto. E se ne pentì per il resto dei suoi giorni. Il corpo di Carin non trovò pace: cinque volte le sue spoglie furono sepolte, con una cerimonia solenne sotto le insegne della svastica, o di nascosto, dopo la guerra, per sfuggire alle mani dei vincitori russi o americani. Fino al ritorno in Svezia, per l'ultima sepoltura. Con una scrittura lirica e appassionata, Pietrangelo Buttafuoco ricostruisce la grande storia di amore e morte di due demoni. Due amanti che dalla sorte sembravano aver ricevuto tutto e tutto persero. Forse fu proprio questa facilità alla vita che li rese ciechi, incapaci di comprendere i tumulti della loro epoca, fino a che la luce che emanavano si spense per consegnare alla storia il ritratto impietoso dell'incoscienza del male.

  DAL TESTO – "Hermann fa di Carin la signora Göring. L'amore di una vita veste tutto un giorno. Lei, emozionata come una bimba, convoca accanto a sé la madre, le sorelle e l'imbronciato suo papà che non è contento. Anche nella foto il severo barone guarda ostentatamente verso chissà dove. Non di certo al centro della festa.
  "Il padrone della scena è però Thomas, il bambino. E il piccolo non sa cosa stia diventando zio Hermann perché capisce qualcosa ma non tutto. Ha lasciato il papà a Stoccolma. Il resto della famiglia è dentro il ritratto, e poi tutto un affollarsi di stivali e sciabole che lo fa ubriaco di allegria lo destina a un sogno senza sonno, come una vita singolare. Thomas associa quella novità di fantasticherie alla risata della mamma che è bella nel suo abito da sposa anche se, borbotta il nonno, «come può un figlio vedere la propria madre agghindata di veli presso un registro d'anagrafe per un uomo che non è il padre?». Hermann ha fatto di Carin la signora Göring e Thomas, vestito come un ometto cui la vita promette gioia e glorie, siede sulle ginocchia dell'autista e fa come per guidare lui la macchina che porta via, verso la felicità di Pan Pepato, mamma sua e zio Hermann suo. Casa Göring è composta di marito, moglie e bimbo chauffeur.
  "Carin, in una lettera a Marga, un'amica svedese, echeggia ciò che da sempre rimproverava a Nils, l'ex marito: "Dio mio, Dio mio, Dio mio: sì! È meraviglioso avere un marito che non ci mette due giorni per capire una battuta di spirito".
  "Improvvisamente, viene a mancare Franziska. Al funerale della madre di Hermann, Carin contrae un'infezione polmonare, si aggrava lo stato generale della sua salute, il cuore patisce più di un preoccupante disturbo; e la dea malata, d'accordo con il marito, decide di passare un periodo di cura a Stoccolma, presso la clinica Vita Kors a Brunkebergstorg."

  L'AUTORE – Pietrangelo Buttafuoco è nato a Catania. Scrittore e giornalista, attualmente lavora per 'Il Foglio', 'Il Sole-24 Ore' e 'la Repubblica'. Tra i suoi libri, di narrativa e saggistica, "Fogli consanguinei" (Ar, 2001), "Le Uova del Drago" (Mondadori, 2005), "L'Ultima del Diavolo" (Mondadori, 2008), "Cabaret Voltaire" (Bompiani, 2008), "Fimmini" (Mondadori, 2009), "Il Lupo e la Luna" (Bompiani, 2011), "Fuochi" (Vallecchi, 2012), "Il dolore pazzo dell'amore" (Bompiani, 2013) e "Buttanissima Sicilia" (Bompiani, 2014).