Il dolore pazzo dell'amore Stampa E-mail

Pietrangelo Buttafuoco

Il dolore pazzo dell'amore

Bompiani, pagg.189, € 15,00

 

buttafuoco_dolore  IL LIBRO – Questo libro offre canti di un unico canto, un “cunto” che è un tuffo nel passato dell’autore, imbevuto innanzi tutto delle tradizioni della sua terra, la Sicilia, restituite con abilità e passione di antico cantastorie, per cristallizzare quelle storie, quei canti, e farne la rappresentazione di un mito sopravvissuto ai tempi bui del mondo. Ecco leggende e personaggi che emergono da quei luoghi e da quel tempo: le preghiere che portano doni e dolcetti; i diavoli, gli angeli, i re, le ninfe, le regine e i vescovi di una mille e una notte che prima di essere un libro è il magico teatro della vita popolare, in cui passato e presente si mescolano in un rabbioso andirivieni. E allora la storia si fa prossima: irrompe l’anno della sovversione, il terremoto del Belice e l’altro terremoto, non meno distruttivo, delle rivolte studentesche e operaie e negli anni ottanta le storie parallele di mafiosi e di commissari di polizia, che lasciano il segno. Ma soprattutto c’è l’amore, e “all’amore bisogna credere, sempre. Anche quando ci fa pazzi di dolore”. Anche quando l’amore è una lettera d’addio che distilla malinconia. Così prendono vita il musicante che, a differenza del musicista, suona per passione e sa perdersi nella pazzia e trasformare il dolore in musica; la signorina Lia, la zia che non ritiene alcun pretendente degno di lei e amministra la memoria di famiglia curando album di fotografie; lo zio Angelino, elegante cappellano militare che viaggia e frequenta il bel mondo e che, grazie all’amore per Dio, diventa l’uomo del sorriso, l’uomo della gioia in una terra di lupi. Maestro dell’ironia e della metafora, Pietrangelo Buttafuoco ci accompagna nel suo mondo, scolpendo la fisionomia di un modo di essere uomini tra gli uomini che forse è anch’esso un “cunto”. Perché l’amore è una trappola di poesia.

  DAL TESTO – “Ai fiori selvatici bisogna credere, sempre. E per una costa di collina, a Leonforte, tutta piena di ginestre, Angelino Lo Gioco divenne sacerdote. Poco più che bambino, gli capitò di osservare quel groviglio di rami, di cielo e di colori. Era nella campagna lavorata da suo papà - non c'era caldo e non c'era freddo, era tutto bello - e fu così che Angelino sentì una sillaba sconosciuta eppure familiare: forse un soffio, un lampo o una voce. Qualcosa ascoltò, avvertì una corda smuoversi dentro - tra il petto e la gamba, vibrante di nervi e impazienza - e volle a tutti i costi fare la strada del seminario.
  “Per quel suo primo appuntamento coi libri, poi, volle accostare all'obbedienza per i reverendi padri anche quella verso i doveri militari e così, don Angelino divenne soldato, ebbe le mostrine e il suo colletto da sacerdote s'accompagnò al grigioverde dell'uniforme e si lasciò alle spalle una guerra per essere poi braccato, lui che fu purissimo eroe, con una condanna a morte emessa su verbale del Tribunale Alleato dagli invasori e controfirmata dai generali felloni e traditori.”

   L’AUTORE – Pietrangelo Buttafuoco è autore di Fogli consanguinei (Ar, 2001), Le Uova del Drago (Mondadori, 2005), L’Ultima del Diavolo (Mondadori, 2008), Cabaret Voltaire (Bompiani, 2008) e Fimmini (Mondadori, 2009).