Mussolini socialista rivoluzionario Stampa E-mail

Luciano Dalla Tana

Mussolini socialista rivoluzionario
Scritti, risse e invettive


Diabasis, pagg.176, € 16,00

 

dallatana mussolini  IL LIBRO – In questo libro viene rievocata la fase iniziale della vita del futuro Duce, quando era ancora un massimalista arrabbiato che stentava a legare il pranzo con la cena e scandalizzava i buoni borghesi col suo rivoluzionarismo dissacrante.
  Per decenni, gli storici hanno ridicolizzato il suo cesarismo, ma hanno evitato di spiegare come un uomo tal fatto sia riuscito, a soli trentott'anni, a farsi gioco dell'intera classe dirigente italiana, ad affascinare per vent'anni un popolo intero e a diventare, prima l'uomo più amato e poi il più rinnegato della nostra storia. Egli riunì infatti in unico "fascio" borghesi e proletari, cattolici e mangiapreti, ma soprattutto estremisti di destra e di sinistra. Dalle pagine di questo libro, peraltro ben documentate e anche di gradevole lettura, riaffiora quell'Italietta postrisorgimentale che negli anni a cavallo tra tardo Ottocento e primo Novecento, si dibatteva fra conati rivoluzionari e fallaci imprese coloniali di governi che si proponevano di portare civiltà in Africa, mentre nelle nostre regioni imperava la pellagra e l'analfabetismo. Fu in Romagna che Mussolini entrò prepotentemente nella vita politica fino a diventare, nel 1913, direttore dell'«Avanti!». La sua carriera è ampiamente raccontata in questo libro e anche variamente condita di gustosi aneddoti, nonché popolata di importanti personaggi di cui purtroppo si è perduta la memoria.
  Uscito nel giugno 1953, "Mussolini massimalista" raggiunse in pochi mesi un successo editoriale davvero notevole per quel tempo in Italia. Il suo taglio decisamente originale nel far capire le ragioni politiche e sociali che portarono Mussolini al potere, danno al saggio di Dalla Tana un valore storico che, analizzato oggi, mette in luce diversa anche la figura stessa del Duce.

  DAL TESTO – "La mente inquieta di Mussolini giovane, studente nella scuola normale di Forlimpopoli, ove ottenne il diploma di maestro elementare nel 1901, si abbarbicò ai primi rudimenti dell'estremismo barricadero e vi rimase, come i fatti successivi dimostreranno, per tutta la sua permanenza nel movimento socialista. Andrea Costa, viceversa, che aveva in un primo tempo contribuito a creare l'ambiente del rivoluzionarismo tipico della Romagna, seguirà una logica evoluzione e finirà, in perfetta aderenza alle sue idee e onorato dai lavoratori socialisti e da tutto il paese, vice presidente della Camera dei deputati. L'attività di Mussolini fra i socialisti durata dodici anni, dal 1902 al 1914, non risentirà minimamente del pensiero marxista e socialista, al quale egli resterà, pertanto, sempre estraneo. «Non è mai stato marxista», dirà Rino Alessi, nella sua prefazione al libro Anni giovanili di Mussolini. E dirà cosa vera, poiché al di fuori della sterile, vecchia polemica pseudorivoluzionaria, Mussolini non darà mai nulla di meditato e di originale alla vicenda socialista italiana. Egli si era limitato ad accettare una concezione, assorbita nell'ambiente dell'infanzia, senza viverne il processo evolutivo degli anni successivi.
  "«Non è un marxista, non è nemmeno un socialista - dirà di lui Anna Kuliscioff - è soltanto un poetastro che ha letto Nietzsche». Anche Guido Mazzali nella sua Espiazione socialista confermerà lo stesso giudizio. Al momento del tempestoso passaggio all'altra parte della barricata, quando abbandonando le posizioni neutraliste del 1914 alla vigilia dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, assumerà la direzione del «Popolo d'Italia», sarà ancora Blanqui a prestargli un suo motto per la testata del nuovo giornale: "Chi ha ferro ha pane", che si univa al motto napoleonico: "La rivoluzione è un'idea che ha trovato delle baionette". Turati lo degnerà soltanto di poche battute. Il vecchio navigato conoscitore di uomini e situazioni aveva ravvisato in lui, fin dal suo primo apparire, l'uomo che nulla aveva da spartire con l'ideologia, il costume, la morale socialista. L'ideologia socialista, che invano si è cercato più volte di restringere in limiti angusti e che ha sempre mantenuto confini piuttosto imprecisi, specie nei primi decenni di vita del partito, è sempre stata tuttavia sostanzialmente impenetrabile a siffatte deviazioni innaturali."

  L'AUTORE – Luciano Dalla Tana (1924-2012) rivestì un ruolo di primo piano nel panorama politico della Parma del dopoguerra. Originario di Collecchio (Parma), dove nacque da una famiglia di agricoltori, abbracciò giovanissimo l'idea socialista, alla quale rimase fedele tutta la vita, combattendo il settarismo massimalista e difendendo l'autonomia del Psi. Negli anni cinquanta divenne sindacalista alla Camera del lavoro di Parma e dal 1960 al 1964 fu presidente della Provincia. Successivamente, fu alla guida della Banca del Monte fino al 1969, quando entrò nel consiglio di amministrazione della Banca Commerciale Italiana, di cui divenne in seguito vicepresidente. All'attività politica e imprenditoriale accompagnò quella di scrittore e pubblicista: scrisse per l'«Avanti!» e per «L'Idea», giornale socialista sostenitore delle aspre lotte parmensi all'inizio del secolo. Pubblicò due saggi: "Quando le vacche erano magre", ritratto del mondo agricolo ai tempi della mezzadria e del bracciantato, e "Mussolini massimalista".

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Arrigo Petacco - Mussolini socialista rivoluzionario - Capitolo primo - Capitolo secondo - Capitolo terzo - Capitolo quarto - Capitolo quinto - Capitolo sesto - Capitolo settimo - Profilo del riformista Luciano Dalla Tana, di Fabio Fabbri - Nota bibliografica