Critica della notte Stampa E-mail

Giuseppe Raciti

Critica della notte
Saggio sul "Tramonto dell'Occidente" di Oswald Spengler


Edizioni C.U.E.C.M., pagg.124, € 10,00

 

raciti spengler  IL LIBRO – Spengler ha scritto che la fase di «civilizzazione» [Zivilisation] può trasformare «ancora una volta in tutta la sua sostanza [in seiner ganzen Substanz] un'umanità in via di estinzione». Sopra questa affermazione, invero precaria come l'isolotto di sabbia in mezzo al fiume in piena, l'Autore ha costruito il proprio punto di osservazione.
  Il tramonto dell'Occidente annuncia la notte dell'Occidente; la Kultur stinge sulla Zivilisation. 'Critica della notte', con l'ovvio riferimento a Kant, significa allora delimitazione e misurazione del territorio della Zivilisation, ricatastamento di questa 'proprietà' dopo le tante 'alienazioni' filosofiche (da Hegel fino a Heidegger) - e soprattutto: analisi del tasso di positività in essa attivamente circolante.

  DAL TESTO – "Spengler ha buon gioco quando osserva che una storia del futuro, non utopistica e possibile, bensì morfologicamente esatta dev'essere ancora scritta. Una storia morfologica d'intendimento goethiano, cioè una storiografia capace di indovinare il 'pezzo' a venire con la stessa Traumsicherheit che ha permesso a Goethe di indovinare l'os intermaxillare, non terrà in dispregio il calcolo statistico. Il numero statistico è il numero che non ritorna. La sua natura non è matematica, cioè logica e virtuale, ma cronologica. Il suo campo d'azione è lo scenario 'randomizzato' della tecnica da Zivilisation. La statistica, è la tesi di Spengler, riassorbe l'universo naturale e le sue leggi nella temporalità storica. Ciò che è 'probabile', infatti, proprio per questo non è reversibile. L'incertezza della probabilità non assicura la via sperimentale della ripetizione. La luce è insufficiente: nella notte della Zivilisation la causa non segnala la sua presenza all'effetto. La rotta diventa allora congetturale e irreversibile; all'esperimento subentra l'avventura. Il principio entropico e l'annesso concetto della «fine del mondo» [Weltende] ricostruiscono in limine l'unità storica di tutti i processi naturali. Nella prossimità entropica del Weltende tutta una Kultur è ricapitolata e direzionata. La direttrice entropica, sostenuta dai calcoli statistici, 'simula' un destino civilizzato. Caso e destino convergono su questa striscia luminescente. Il tempo diventa «una particella sagomata d'eternità»."

  L'AUTORE – Giuseppe Raciti insegna filosofia teoretica a Catania. Ha curato opere di Jünger, Hamann, Lukács e Bachofen. Tra i suoi scritti, "MECHANE. Hegel, Nietzsche e la costruzione dell'illusione" (Napoli, 2000), "Cinque scritti delfici" (Trento, 2004) e "Ho visto Jünger nel Caucaso" (Milano, 2013).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - 1. Tenochtitlan - 2. L'immagine del tempo - 3. Un 'incontro pericoloso' (Spengler e Jünger) - 4. Spengler o della familiarità - 5. Conclusione – Appendice - Le epoche dello spirito (J. W. Goethe) – Nota - Indice dei nomi