Beato Rolando Maria Rivi |
Andrea Zambrano
IL LIBRO – Nato a San Valentino, frazione di Castellarano (RE), Rolando Maria Rivi entrò in seminario nell'autunno del 1942 ma nel 1944, in seguito all'occupazione tedesca del paese, fu costretto a ritornare a casa. Continuò però a sentirsi seminarista e a indossare l'abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona. Il 10 aprile 1945 un gruppo di partigiani comunisti lo rapì. Quattro giorni dopo fu ritrovato il suo cadavere, il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e due ferite da arma da fuoco. Da allora la vicenda di Rolando Rivi è stata relegata in un ingiustificato oblio e la sua uccisione archiviata dalla vulgata come un delitto privato. Finché, dopo molti anni, la sua tomba è diventata meta di pellegrinaggi. Una guarigione miracolosa ne ha riportato in primo piano il martirio. Il 28 marzo 2013, ad appena sette anni dall'apertura della causa di beatificazione, papa Francesco ne ha riconosciuto il martirio in odium fidei. Il 5 ottobre 2013 Rolando Maria Rivi viene proclamato beato della Chiesa. Il suo sacrificio apre uno squarcio sui delitti del Triangolo della morte, che hanno avuto come vittime preti e religiosi in vista di un'imminente rivoluzione comunista. DAL TESTO – "Il martirio di Rolando Rivi va inquadrato storicamente all'interno delle complesse vicende che hanno animato la Resistenza nella Repubblica di Montefiorino, nel cui territorio gravavano le frazioni di Costrignano e Monchio, dove erano di stanza i partigiani che uccisero il futuro beato. È da quell'episodio che i protagonisti dell'uccisione di Rivi trassero le motivazioni di tanta ferocia. La Repubblica di Montefiorino - che prende il nome dal paese posto proprio di fronte a Monchio, nella valle del Dolo e del Dragone - fu il tentativo di creare una zona a sovranità partigiana. Un esperimento durato appena quarantacinque giorni, dal 17 giugno al 31 luglio 1944, che la retorica resistenziale celebra ancora, ma su cui la storiografia oggi può avanzare più di un dubbio, anche alla luce della violenza eccessiva che vi veniva esercitata. Nel suo lungo e completo studio di quei giorni, il giornalista Giovanni Fantozzi mostra il vero volto di quell'esperienza destinata a condizionare, anche dopo il suo fallimento, il resto della guerra di Liberazione nell'Appenino reggiano e modenese. San Valentino non era sotto la giurisdizione della Repubblica di Montefiorino, ma in quanto terra di confine, e successivamente terra di nessuno, ne subì gli influssi." L'AUTORE – Andrea Zambrano è nato nel 1977 a Reggio Emilia. Laureato in Lettere antiche, ha iniziato a fare il giornalista nel 1997 come collaboratore del «Resto del Carlino». Dopo un'esperienza nel settore della comunicazione ha lavorato come redattore e caposervizio cronaca al «Giornale di Reggio». Attualmente è caporedattore del quotidiano «Prima Pagina Reggio». Collabora con testate nazionali quali «Il Giornale» e telematici come «La Nuova Bussola Quotidiana». Si occupa principalmente di inchieste, attualità politica e cultura cattolica. INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Giovanni Fantozzi - Introduzione. A Monchio non cresce l'erba - I. «Oggi una spia, domani un prete in meno» - II. Un carnaio chiamato Montefiorino - III. Verminaio San Valentino - IV. Nel buio del dubbio - V. "Ostacolo alla penetrazione del comunismo". Un martirio sancito da tre processi - VI. L'odio fratello. La pista ambientale - VII. Compagno, non ricordi? - VIII. I simboli della passione - IX. Noi, Chiesa vittima - X. La gloria della beatificazione - Postfazione. Il cammino di un ideale, di Luigi Negri - Ringraziamenti |