La musa estranea. Gottfried Benn (1913-1945) Stampa E-mail

Nadia Centorbi

La musa estranea
Gottfried Benn (1913-1945)


Artemide Edizioni, pagg.160, € 20,00

 

centorbi benn  IL LIBRO – Gottfried Benn (Mansfeld, 1886 - Berlino, 1956) rappresenta il nodo gordiano per un'indagine sull'esperienza dell'esilio nella letteratura tedesca del Novecento.
Il fervore con il quale il poeta salutò l'avvento al potere del nazismo fu gravido di conseguenze. Nonostante il suo entusiasmo ebbe breve durata, meno di un anno, e il poeta si avvide presto dell'errore di valutazione politica, il tempo fu sufficiente per attirargli sia l'ostilità dei letterati emigrati, che nel suo tradimento spirituale riconobbero il favoreggiamento al regime, sia la diffidenza di chi era rimasto in patria, pur vivendo con sentimento di esecrazione l'esperienza del nazismo. Benn assurge, pertanto, ad esempio eclatante di letterato estraneo in patria, laddove si constaterà che l'amor patriae di cui fa sfoggio nel 1933 è frutto di vedute politiche assai compromesse dal credo estetico e, fatalmente, da esso abbagliate. Attraverso il filo rosso dell'estraneità, questa monografia ripercorre la produzione poetica benniana dagli esordi al dodicennio nero, mettendo in luce un Leitmotiv che si rivela componente idiopatica della personalità e della poesia di Gottfried Benn. L'estraneità fu la musa alla quale il poeta si appellò negli anni del suo esilio aristocratico per preservare il suo regno interiore dalla frana della storia.

  DAL TESTO – "L'assillo utopico di Benn si concentra nella velleità di saturare la ferita tra i due regni: quello dell'arte e quello del potere. In questo senso si comprende la libido prospettica della saggistica del 1933: ancora una volta, come già nella poetica degli anni '20, l'utopia regressiva guida le mosse del poeta, ne condiziona irrimediabilmente la sua condotta politica, lo abbaglia nell'utopia di una rigenerazione di valori ancestrali, di culti spartani in grado di rivivificare un oscuro rituale di omogenesi tra l'arte e il potere. Il saggio Dorische Welt (Mondo dorico) del 1934 è rappresentativo di questa patente estetizzazione della politica che decretò l'errore di valutazione di Benn. L'antica Sparta, la cui società «poggiava sulle ossa degli schiavi», viene riecheggiata come ideale di 'Stato di potere', uno Stato che "purifica l'individuo, filtra la sua sensibilità nervosa lo rende cubico, lo dota di superfici, lo fa capace di arte». In questo saggio, che rappresenta il culmine dell'ideale di saturazione della sfera politica con l'arte, Benn rievoca nuovamente il concetto eugenetico di Züchtung. In questa occasione, tuttavia, [...] risulta oltremodo chiaro quanto il concetto non sia affatto commutabile con l'ideologia razziale del nazismo, ma sia da correlare univocamente con il culto della «forma», al quale l'artista Benn è fermamente vincolato [...]"

  L'AUTRICE – Nadia Centorbi (Caltagirone, 1980) è dottoranda in letteratura tedesca all'Università di Palermo. Ha conseguito la laurea in lettere classiche all'Università di Catania (2005) con una tesi sull'epistolario di Heinrich von Kleist. Si è occupata di autori del Romanticismo tedesco, "L'epistolario di Heinrich von Kleist" (in «Studia Theodisca», Milano); "Schizofasia androginica nell'epistolografia romantica: Günderrode, Kleist, Brentano" (in «Le Forme e la Storia», Catania), e del Novecento (Klaus Mann, Gottfried Benn, Annemarie Schwarzenbach). Su Gottfried Benn ha scritto anche i saggi: "Gli esordi poetici di Gottfried Benn" («LC», Palermo), "«Mai Più solo che in agosto»: estate e autunno nelle poesie di Gottfried Benn" («LC», Palermo).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Sulle scogliere del nulla: Fremdheit vs Heimat - Berlino anni '20: nella patria dell'Io estraneo - Amor patriae: Amor fati - "Non cedere al potere, non placarti in ebbrezze..." - "Im Dunkel leben, im Dunkel tun, was wir können": la forma aristocratica dell'esilio - "Wer allein ist..." - Scheda biografica - Bibliografia