Jean Madiran
“L’accordo di Metz” Tra Cremlino e Vaticano
I libri del Borghese / Nuove Idee, pagg.105, Euro 13,00
Nel 1962 fu concluso, nella cittadina francese di Metz, un accordo segreto tra il Vaticano e il Cremlino, per evitare che il Concilio, che avrebbe da lì a pochi mesi aperto i suoi lavori, parlasse del comunismo. La mancata condanna del comunismo pesò a lungo sulla vita politica e culturale dei popoli di Occidente e di Oriente fino al crollo del Muro di Berlino, nel 1989. Jean Madiran - giornalista e saggista, già direttore della rivista Itinéraires e del quotidiano Présent, autore di numerosi libri di carattere politico, filosofico e religioso, è uno dei più noti scrittori cattolici francesi, da sempre in prima linea in difesa della Chiesa e della civiltà cristiana - fu il primo a portare alla luce questo patto segreto che costituisce una chiave per comprendere quanto accadde nel Concilio Vaticano Il e nell'epoca del post-Concilio. Scrive Roberto de Mattei nell’Introduzione: “In questo volume, che conserva una straordinaria attualità, Madiran denuncia l’”eresia dei vescovi", caratterizzata dal silenzio sulle principali verità religiose, in nome di una esperienza religiosa "interiore" che dissolve, di fatto, ogni oggettività dei dogmi. Trent'anni dopo la pubblicazione del suo volume, Madiran ha ribadito la sua tesi, definendo l'eresia episcopale come una "eresia per omissione", manifestata, ad esempio, dall'espunzione della parola "consustanziale" dal Credo che si recita in Francia da oltre quarant'anni”. “Nel 1962 – spiega Madiran - hanno luogo alcune negoziazioni segrete tra il cardinale Tisserant, rappresentante della Santa Sede, e mons. Nicodemo, rappresentante del patriarcato di Mosca e in realtà del Cremlino. Esse si svolgono nella diocesi di mons. Schmitt, vescovo di Metz. Non si poteva scegliere meglio: è un vescovo che professa che, poiché il mondo cambia, deve cambiare anche la concezione della salvezza apportata da Gesù Cristo. L'accordo di Metz proietterà la sua ombra, un'ombra potente, su tutto l'aspetto temporale del cambiamento conciliare.” In tale negoziazione, dichiara mons. Schmitt, mons. Nicodemo accetta l'invito a partecipare ai lavori del Concilio Vaticano II purché “vengano fornite garanzie relative all'atteggiamento apolitico del Concilio" stesso. “L'invito, per essere accettabile, assume allora la forma di un messaggio congiuntamente preparato, che mons. Willebrands andrà a portare a Mosca”. Dell’accordo di Metz “si conoscono due punti con certezza: 1) l'arrivo di ortodossi russi al Concilio; 2) l'impegno cattolico di non parlare più contro il comunismo. Come lo sappiamo? Il primo punto perché costituisce la ragione per cui la Santa Sede ha intrapreso la negoziazione segreta. Il secondo punto perché sono le garanzie che mons. Nicodemo aveva pubblicamente preteso affinché l'invito cattolico fosse accettato. Ma nulla prova che l'accordo di Metz non contenesse altro”. “L'accordo di Metz – aggiunge l’Autore - funziona bene. Persiste e si estende. Il disarmo della Chiesa cattolica non si limita agli atti del Concilio. Lo si vede già dall'enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII dell'11 aprile 1963. Nella sua enciclica precedente, Mater et Magistra (15 maggio 1961, anteriore all'accordo di Metz), il comunismo è ancora nominato per ricordare che "tra il comunismo e il Cristianesimo l'opposizione è radicale" (§ 34). Nella nuova enciclica il comunismo non è più menzionato. Pur senza nominarlo vi è però un’”apertura" implicita nei suoi confronti (§ 159 e 160): viene espressa una strana teoria secondo la quale bisogna distinguere tra le dottrine filosofiche, che sono fissate una volta per tutte e non cambiano più, e i movimenti storici che ad esse si ispirano: questi ultimi sono ampiamente influenzati dall'evoluzione della società ed evolvono essi stessi; cosicché dopo essere sembrati tali da non poter collaborare con essi, la loro evoluzione rende invece la collaborazione possibile”.
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