Pietro Cantoni
Riforma nella continuità Vaticano II e anticonciliarismo
Sugarco Edizioni, pagg.160, Euro 16,00
IL LIBRO – In un discorso ormai divenuto famoso, del 22 dicembre 2005, Benedetto XVI ha visto nell’interpretazione del Concilio ecumenico Vaticano II e nella lotta tra due ermeneutiche contrapposte – quella «della discontinuità e della rottura» e quella «della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato» – uno dei principali problemi del nostro tempo. Secondo l’ermeneutica della rottura – che ha goduto spesso «della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna» – con il Concilio ha avuto inizio una nuova Chiesa, relegando quella del passato tra i rottami della storia. In realtà quello che il Concilio ha inteso fare è una riforma, in cui il passato continua ad essere rispettato ed amato, e l’immutabile deposito della fede, cioè il Vangelo, viene riproposto in modo rinnovato, purificato, ed arricchito nella sua comprensione e formulazione. Alcuni però, in gran parte scandalizzati dall’arbitrario predominio dell’ermeneutica della discontinuità, spesso accompagnato da una retorica altisonante, prepotente e vuota, hanno reagito interpretando ogni novità conciliare come una rottura con la Tradizione della Chiesa, giungendo così ad un aperto «anticonciliarismo», come lo stesso papa ha definito questa reazione speculare e sbagliata (Auronzo di Cadore, 24 luglio 2007). Pietro Cantoni affronta questo argomento, spesso accostato in modo solo passionale e sentimentale, con il distacco e l’oggettività di una teologia che vuole essere fedele alla Parola di Dio, al Magistero della Chiesa e alla metafisica classica. Che un Concilio ecumenico non chiuda ma apra delle discussioni, che ci voglia tempo, fatica e sacrificio perché il senso vero ed autentico dei suoi documenti venga recepito e tradotto in pratica non stupisce chi conosce la lunga, tormentata ma sempre affascinante storia della Chiesa.
DAL TESTO – “Se il concilio ecumenico Vaticano II appare a qualcuno problematico, erroneo, perlomeno confuso, è proprio perché è letto in un'ottica sbagliata. Si tratta di quella «teologia manualistica» che - a contatto con il concilio - non ha retto, ma è andata in frantumi. Non è il concilio che è confuso e poco chiaro, è la teologia con cui è interpretato che è tale. Se io guardo un paesaggio luminoso e nitido con un paio di occhiali sporchi esso non può apparirmi che in modo indistinto e caotico. “Intendiamoci, non voglio dire che nel concilio tutto è perfetto (ma tutto perfetto non è neppure il concilio di Trento), dico solo che in questo caso ad essere imperfetta è l'ermeneutica adottata a causa delle categorie teologiche assunte. Più che «neoscolastica» direi «neoscolasticismo». La Neoscolastica ha conosciuto figure teologiche di tutto rispetto, di cui l’auspicato rinnovamento deve assolutamente tenere conto e che abbiamo già in parte evocato: Johann Baptist Franzelin, Matthias Joseph Scheeben, Louis Billot, Reginald Garrigou Lagrange (1877-1964). “Sulla natura del Vaticano II credo di aver già detto abbastanza. Certamente se ne è fatto un «super dogma», ho però qualcosa da dire sulla corretta strategia per risolvere il problema. Non è - a mio modesto avviso - quella di incrinarne l'autorità. L'operazione avrebbe la stessa logica del boscaiolo che sega il ramo su cui è seduto. Il percorso più difficile ma efficace è quello di ricondurre il Vaticano II al suo ruolo proprio. In tutta e semplice verità: l'ultimo concilio ecumenico di una lunga serie. Non un concilio diverso e «strano», perché questo non fa che portare argomenti all'assunto di quelli che ne fanno l'evento spartiacque della storia della Chiesa e del mondo.”
L’AUTORE – Pietro Cantoni, nato a Piacenza il 19 aprile 1950, si è laureato in filosofia nel 1975 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e licenziato in teologia dogmatica nel 1984 alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Ordinato sacerdote nel 1978, è attualmente docente di filosofia e teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore (LU). Autore di diverse pubblicazioni, collabora abitualmente con Cristianità e il Timone. Dal 1976 guida corsi di esercizi ignaziani.
INDICE DELL’OPERA - Introduzione – I. Un discorso ininterrotto – III. L'intervento di mons. Brunero Gherardini – III. Una molteplice rottura – IV. Il «caso serio» della libertà religiosa e lo sviluppo della dottrina cristiana – V. Che valore hanno i documenti del concilio Vaticano II? – VI. Che cosa è successo? – Conclusione – Appendici – 1. La giusta ermeneutica del concilio ecumenico Vaticano II secondo Benedetto XVI – 2. L'assenso al magistero ordinario nei documenti precedenti il concilio ecumenico Vaticano II – 3. Il beato John Henry Newman e il ruolo del Magistero come organo della Tradizione anche nei tempi di grave crisi nella Chiesa
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