Il decisionismo di Carl Schmitt Stampa E-mail

Alessandro Biasini

Il decisionismo di Carl Schmitt

Cleup, pagg.156, Euro 13,00

 

biasini_schmitt  IL LIBRO – Quale futuro ha il parlamentarismo? «Nessun futuro», dice Schmitt nel 1982, a quasi cinquant´anni dal tracollo della Repubblica di Weimar. Partiti politici, sindacati, gruppi di pressione, lobby e potentati economici, in guerra gli uni contro gli altri, forti dell´arma della legalità statale con la quale esercitare il dominio sugli uomini senza assumersi alcuna responsabilità connessa al proprio operare, sono i nuovi dèi dell´epoca nostra, che della pace fanno il loro baluardo e la esportano con la guerra. Il decisionismo schmittiano è l´ultimo, grande tentativo della modernità politica di «produrre ordine» in un mondo in dissoluzione.

  DAL TESTO – “Se mai ve ne fossero, Schmitt non è certo uno di quegli studiosi chiusi nelle loro biblioteche. La gran parte della produzione scientifica del nostro Autore è dettata da esigenze urgentemente attuali, scaturite nel seno di un dibattito sulle istituzioni weimariane, che allora vedeva impegnate le migliori menti dell'Università tedesca. Diciamo ciò perché pensiamo non sia intelligibile il decisionismo schmittiano senza tenere sullo sfondo questa domanda, alla quale contiamo di rispondere nel secondo capitolo: "Che cosa significa per Schmitt lo Stato di Weimar?". Tale interrogativo riceve, nell'opera schmittiana, una risposta assai elaborata. In estrema sintesi, possiamo accennare che Weimar costituisce la resa dei conti della modernità politica, è il luogo in cui la modernità è chiamata a fare i conti con se stessa.
  “Lungi dall'essere alcunché di omogeneo e unitario, la modernità si scopre divisa al suo interno in due opposte tradizioni: l'una, facente capo a Hobbes, è quella percorsa da Schmitt e consiste nel decisionismo e nel primato dell'esteriorità sovrana sull'interiorità della legge; l'altra, invece, intende pervenire alla pacificazione dell'umanità per via di progressiva "neutralizzazione" del conflitto, trovando cioè di volta in volta dei contenuti sempre più attenuati, che mettano d'accordo tutte le parti in causa. Weimar è per Schmitt il trionfo di questa seconda corrente ed è, nel contempo, il momento in cui questa corrente mostra la sua intima inconsistenza. Schmitt nel periodo weimariano ritiene di dover rimanere ancora all'interno della modernità politica dichiarando la sua fedeltà a Hobbes. Ecco, quindi, che il discorso che condurremo nel nostro lavoro vedrà confrontarsi tra loro queste due opposte e inconciliabili tendenze all'interno della modernità politica. In ciò risiede, a nostro avviso, il grande interesse culturale dello Schmitt weimariano.”

  L’AUTORE – Alessandro Biasini è dottorando di ricerca in Filosofia all´Università Ca´ Foscari di Venezia. Si occupa di filosofia del diritto e della politica.

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Paolo Pagani – Introduzione - Il decisionismo di contro al normativismo e al pensiero dell'ordinamento concreto (Il pensiero normativista e la decisione - Il pensiero dell'ordinamento concreto e la decisione - Hobbes, la decisione e la Sovranità - La decisione e il 'politico': l'esistenzialismo politico di Carl Schmitt) - L'occultamento della decisione: «L'epoca delle neutralizzazioni e delle spoliticizzazioni» (La decisione, il potere e «l'eterno nesso 'protectio-oboedientia'» - Poteri diretti e indiretti - «L'epoca delle neutralizzazioni e spoliticizzazioni») - Tra decisione e neutralizzazione: Hobbes e il problema della coscienza – Conclusioni – Bibliografia (Testi di Carl Schmitt - Altri testi)