Gli orfani di Salò. Il Sessantotto nero dei giovani neofascisti nel dopoguerra 1945-1951 Stampa E-mail

Antonio Carioti

Gli orfani di Salò. Il Sessantotto nero dei giovani neofascisti nel dopoguerra 1945-1951

Mursia, pagg.300, Euro 17,00

 

carioti_orfani.jpg  IL LIBRO - Tra cronaca e storia si snoda il saggio Gli orfani di Salò di Antonio Carioti, in libreria per Mursia, che indaga sulla storia del neofascismo all'indomani delle fine della Seconda guerra mondiale.

  Tra il 1946 e il 1951, il periodo analizzato da Carioti, i giovani neofascisti sono protagonisti di un vero e proprio movimento ideale e di piazza per il quale l'autore conia l'espressione di "Sessantotto nero" evidenziando alcune delle analogie con quello che sarebbe avvenuto dopo.

  Egemoni nelle Università - i neofascisti nel 1950 all'Università di Roma conquistano il primo posto nelle elezioni studentesche -, interpreti di un sentimento patriottico che allora nessuno sembrava cogliere, raccolgono numerosi consensi tra i giovani e non solo con le azioni per il ritorno all'Italia di Trieste, ma soprattutto difesero per l'MSI il diritto a manifestare nelle piazze.

  Il movimento neofascista ha con i comunisti un rapporto contraddittorio: violenza fisica nelle piazze seguita anche da code "eversive" (Carioti ha raccolto testimonianze sul progetto di eliminare fisicamente Renato Mieli, allora direttore de «l'Unità»), ma allo stesso tempo inaspettate aperture al dialogo con il nemico comunista: «Pattuglia», giornale comunista ospita articoli di Pino Rauti.

  I giovani neofascisti hanno rapporti complessi anche con l'MSI al quale non perdonano l'adesione al Patto Atlantico arrivando a contestazioni nei confronti della dirigenza del partito che sfociano in occupazioni delle sedi missine e a critiche durissime ad Almirante.

  Ma non si limitano a lottare nelle piazze: gli orfani di Salò studiano, discutono, pubblicano riviste, trovano maestri come il filosofo tradizionalista Julius Evola.

  Prima che i giovani di sinistra aprano il conflitto con il sistema, sono loro, i giovani di destra, ad animare un movimento composto di "spiritualismo" e di contestazione alla società e alle istituzioni emerse dalla Guerra.

 

  DAL TESTO - "Poco dopo le 11 di sera del 30 aprile 1946, nelle orecchie degli ascoltatori radiofonici di Roma risuonano le note inconfondibili di Giovinezza. Hanno messo in onda il disco alcuni giovani dalla stazione radio di Monte Mario, di cui hanno preso possesso armi alla mano, dopo aver legato e imbavagliato i due tecnici presenti. La polizia arriva in fretta, ma i responsabili sono spariti e la battuta organizzata per rintracciarli resta «infruttuosa». L'idea, riferisce Finaldi, è stata di Luciano Lucci Chiarissi. Nato ad Ancona nel 1924, ex della RSI scampato per un pelo all'eccidio subito dai suoi camerati della scuola allievi ufficiali di Oderzo, in Veneto, è uno spirito indipendente di acuta intelligenza, che anni dopo animerà la rivista «L'Orologio». Magro e piccolo di statura, nell'ambiente è chiamato «Lucianino» per distinguerlo dall'amico Luciano De Perini, detto invece «Lucianone» per la sua corporatura imponente. Accanto a Lucci Chiarissi troviamo il coetaneo Enrico de Boccard, che Finaldi descrive così: «Era un uomo geniale, conversatore brillantissimo e dotato di una formidabile cultura letteraria. Nobile di origine savoiarda, aveva il titolo di barone ereditato dal padre: abitava insieme alla madre, con la quale parlava francese». Sono loro due, con Roberto Pandolfini e altri neofascisti, gli autori del colpo di Monte Mario, che solleva anch'esso un notevole scalpore".

 

  L'AUTORE - Antonio Carioti, nato a Reggio Emilia nel 1961, ha esordito come giornalista alla «Voce Repubblicana» e dal 2004 lavora alle pagine culturali del «Corriere della Sera». È stato caporedattore della rivista «Ventunesimo Secolo» e ha firmato diverse pubblicazioni, tra cui Cinquant'anni di nostalgia (1995), un libro intervista con Marco Tarchi sulla destra nell'Italia repubblicana. È autore del saggio Di Vittorio (2004) sulla figura del leader storico della CGIL, di una Breve storia del presidenzialismo in Italia (1997) e del pamphlet Maledetti azionisti (2001). Ha curato la riedizione di scritti di Eugenio Reale, Dante Corneli, Giovanni Amendola e Mario Vinciguerra.

 

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Nota dell'Autore - Capitolo Primo. Il popolo dell'abisso - Capitolo Secondo. Il battesimo del fuoco - Capitolo Terzo. Italia svegliati! - Capitolo Quarto. Il «Sessantotto nero» - Capitolo Quinto. Crisi di crescita - Capitolo Sesto. Sul filo del rasoio - Capitolo Settimo. Alla sbarra - Note - Ringraziamenti - Indice dei nomi