La marcia su Roma Stampa E-mail

Ernesto Brunetta

La marcia su Roma

Editoriale Programma, pagg.96, € 8,90

 

brunetta marcia  Il 28 ottobre 1922, un evento che sembrava impossibile pochi anni prima, culminò con l'arrivo di migliaia di camicie nere nella capitale italiana. La Marcia su Roma ha rappresentato il momento culminante dell'ascesa del Fascismo in Italia. Tuttavia, l'interpretazione storica della marcia è stata oggetto di un ampio dibattito. Inizialmente, la marcia è stata percepita come un'imposizione violenta e diretta di Mussolini sul governo italiano, con l'utilizzo di forze paramilitari e l'obiettivo di rovesciare il regime liberale. Con il passare degli anni, però, numerosi studiosi hanno rivalutato questo evento, evidenziando la sua natura più complessa di quanto inizialmente si pensasse.

  Anche la marcia su Roma che oggi vediamo nella memoria collettiva come un'azione di forza e determinazione, è stata il risultato di un intricato gioco di alleanze, trattative politiche e approvazioni tacite da parte delle élite. Contrariamente all'immagine di una marcia di forza che travolge un sistema politico inetto e debole, è stato lo "spirito pubblico" del 1922 che ha portato il governo liberale e la monarchia a cedere alle richieste del Fascismo, accettando di dare a Mussolini il mandato di formare un nuovo governo. Le forze armate, i gruppi dirigenti e la popolazione, in effetti, erano in molti casi favorevoli alla "risoluzione" autoritaria della crisi politica che l'Italia viveva da anni, spingendo per l'adozione di un ordine forte che potesse mettere fine alla violenza delle fazioni politiche e riportare la stabilità nel Paese.

  Il volume di Ernesto Brunetta, *La marcia su Roma*, propone una lettura originale e approfondita di quegli eventi cruciali che portarono alla nascita del Regime fascista in Italia.

  Brunetta offre una lettura che si distacca dalla tradizionale interpretazione dell'evento come un'impresa di forza violenta da parte di un movimento armato, presentando una visione in cui la marcia, lungi dall'essere una semplice eclatante conquista, si risolve in un processo politico complesso che si conclude con l'affidamento a Mussolini di un incarico da parte del re Vittorio Emanuele III.

  L'Autore, partendo dall'analisi delle radici del Fascismo e delle dinamiche sociali e politiche dell'epoca, sostiene una tesi che sovverte la narrazione più consolidata. Secondo l'Autore, la marcia non fu l'espressione di una rivoluzione popolare o militare, ma il frutto di un compromesso che coinvolse vari attori: dalla monarchia al governo liberale, fino agli stessi interessi della società civile e della borghesia, che si erano stancati della crisi politica e delle lotte interne del primo dopoguerra.

  L'opera si apre con un'analisi storica che esplora il contesto pre-marcia, sottolineando la crescente instabilità politica e sociale che aveva caratterizzato l'Italia negli anni successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale. L'Autore descrive come il Paese fosse attraversato da tensioni tra le varie fazioni politiche, con la classe operaia, i contadini e la borghesia che lottavano per il controllo del potere. In questo scenario di disordine e insoddisfazione, il Fascismo rappresentava un'ancora di salvezza per molti, che vedevano in Mussolini e nel suo movimento la figura capace di restituire ordine e stabilità, anche a costo della soppressione delle libertà politiche e civili.

  Uno degli aspetti più interessanti del libro è l'analisi dello "spirito pubblico" dell'epoca, che diventa il fulcro della riflessione di Brunetta. Il concetto di "spirito pubblico" – termine ripreso dalle relazioni di polizia – riflette l'orientamento favorevole della società italiana nei confronti di un governo autoritario. Brunetta dimostra come, nonostante le tensioni sociali e politiche, ampie sezioni della popolazione e delle élite fossero disposte ad accettare l'idea di un uomo forte che avrebbe riportato la calma, sopprimendo il conflitto tra classi e partiti. Questa disposizione psicologica e politica dell'epoca, secondo Brunetta, fu fondamentale per il successo del Fascismo.

  A differenza di altri storici che vedono nella marcia un momento di risoluto "complotto" o di "forzatura", Brunetta sottolinea la dimensione negoziale del processo, in cui Mussolini ottenne l'incarico di formare un governo non grazie alla violenza diretta, ma come risultato di una sorta di trattativa che ebbe come punto di arrivo l'accettazione della sua leadership da parte della monarchia e della borghesia. Il libro mette in luce le difficoltà politiche di quel periodo e l'incapacità delle forze liberali di contrastare l'avanzata fascista, che, al contrario, riuscì a trovare consenso tra settori ampi e influenti della società italiana.

  L'analisi di Brunetta si estende anche all'atteggiamento del re Vittorio Emanuele III, che giocò un ruolo determinante nella decisione di affidare a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo. A differenza di altri protagonisti della storia dell'epoca, il re non si oppose decisamente alla marcia, ma si piegò alla realtà politica e al mutato clima sociale che caratterizzava l'Italia di quegli anni.

  L'approccio di Brunetta è quello di uno storico che non si limita a ricostruire i fatti, ma che esplora le motivazioni profonde che li hanno generati. La sua capacità di intrecciare eventi storici, dinamiche politiche e fenomeni sociali consente di comprendere meglio le motivazioni che portarono al Fascismo. La figura di Mussolini, nel libro, non è vista come un semplice tiranno, ma come un abile uomo politico che ha saputo sfruttare le debolezze del sistema per costruire un nuovo ordine politico e sociale.

  Il linguaggio del libro è accessibile e chiaro, ma non rinuncia alla profondità analitica, rendendolo adatto sia a chi è già esperto di storia contemporanea, sia a chi si avvicina per la prima volta al tema del Fascismo. La narrazione storica è arricchita da una bibliografia aggiornata e da un confronto costante con altri studiosi, che contribuisce a una visione più complessa e sfumata dei fatti.