Il fascino di Sigfrido Stampa E-mail

Giovanni Ansaldo

Il fascino di Sigfrido

Nino Aragno Editore, pagg.249, € 15,00

 

ansaldo sigfrido  IL LIBRO – Quando giunse a Berlino nel gennaio 1921, Giovanni Ansaldo aveva poco più di venticinque anni, essendo nato a Genova il 28 novembre 1895. Nipote del fondatore di una delle più importanti industrie italiane che portava il nome di famiglia, era stato al fronte come capitano e aveva già cominciato a scrivere su alcuni giornali, da «Energie Nove» di Piero Gobetti a «L'Unità» di Gaetano Salvemini, e sul quotidiano socialista «Il Lavoro». Non aveva, probabilmente, ancora deciso di rinunciare alla carriera accademica per dedicarsi, preda del demone della scrittura, al giornalismo. Pensava, infatti, di raccogliere materiale, durante i mesi che avrebbe trascorso in Germania, per fare qualche pubblicazione al fine di conseguire la libera docenza e di scrivere un libro di attualità o di politica. Si era impegnato per ben sette mesi, messa da parte la sua «svogliatezza di anni lontani», nello studio della lingua tedesca, proprio in vista di questo viaggio che considerava importante per il suo futuro.
  Questo libro raccoglie gli articoli e gli scritti di Giovanni Ansaldo allora dedicati alla Repubblica di Weimar, e, in particolare, all'occupazione della Saar. Ed è anche l'ultima fatica di Giovanni Battista Ansaldo, che ha selezionato i testi paterni raccogliendoli e ricopiandoli con cura certosina e devozione filiale.
  "Gli articoli scritti da Ansaldo durante questo soggiorno tedesco – scrive, nella Prefazione, Francesco Perfetti - sono, certo, pezzi di ottimo giornalismo ma costituiscono, anche, un'eccezionale documentazione di prima mano su un momento delicato della storia della Repubblica di Weimar, troppo spesso ricostruita soltanto con un approccio di tipo politologico ovvero di tipo culturale. Ansaldo si rese subito conto del fatto che, dietro la cosiddetta «politica di esecuzione» della Francia e dietro l'occupazione della Ruhr c'erano motivazioni più profonde del contenzioso sulle riparazioni".

  DAL TESTO – "È, in fondo, più giusto dire che il nazismo, immane gorgo, lungi dall'impressionare la maggioranza della gente tedesca e dal renderla pensosa, la attrae; ed attrae perciò anche la maggioranza della gente della Sarre, che è tedesca di sangue e di cultura. Non c'è bisogno di terrore; essa è trascinata dall'istinto.
  "No: tutte le migliaia e migliaia di tedeschi del Deutsche Front che questa mattina protendevano braccio, viso ed anima verso la Germania di Hitler, non erano andati inquadrati dal terrore, vi erano stati condotti dal loro sangue, dalla loro volontà di diventare sempre più tedeschi. Il terrore può esistere, ed esiste, in certi casi; ma il segreto vero è quello che i fatti palesi rivelano: là dov'è gente di lingua e cultura tedesca, ivi il nazismo fa presa nel profondo; e non c'è nient'altro da fare – da parte nostra - che stare bene in guardia, e uniti, per fare fronte alla nuova ondata che viene, e che non potrà non venire...
  "Nessun popolo come questo riesce a unire la calma metodica e il furore, le abitudini comode con la libidine di «marciare insieme» verso qualche impresa di conquista e di preda; e questa sua capacità lo rende più di ogni altro minaccioso e terribile. È un popolo di «Amici Fritz» che ogni tanto diventano dei «Sigfridi» o hanno dei veri accessi di sigfridismo acuto."

  L'AUTORE – Giovanni Ansaldo (Genova, 1895-Napoli, 1969), tra i maggiori giornalisti del Novecento, collaborò con vari quotidiani e periodici, tra cui «L'Unità» salveminiana, «La Stampa» e «L'Italiano» di Leo Longanesi. Fu direttore del quotidiano livornese «Il Telegrafo» e portavoce ufficioso di Galeazzo Ciano. Con Longanesi pubblicò, nel 1947, "Il vero signore" e "Latinorum" e, nel 1950, la biografia di Giolitti, "Il ministro della buona vita". Dal 1950 diresse il «Mattino» di Napoli, continuando a collaborare al «Borghese» e al «Tempo illustrato».

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Francesco Perfetti - Il fascino di Sigfrido - I. Morta e sepolta - II. Ricordo di una levantina - III. Aspetti e figure della Ruhr - IV. Il generale delle espulsioni - V. Il duomo di Colonia e le sentinelle britanniche - VI. I conquistatori della Ruhr - VII. Una notte a Weimar - VIII. Ad Aquisgrana con Carlo Magno - IX. Frusta e zuccherini nel Palatinato - X. Il rimpianto degli americani - XI. Borgomastri e principi dinanzi ai consigli di guerra - XII. I mangiatori di prussiani - XIII. Le idee di un "traditore" - XIV. La casa dell'eroe Beethoven - XV. Pasqua di sangue - XVI. Il figlio unico della Società delle Nazioni - XVII. Il museo dei cuochi - XVIII. Birra e sangue - XIX. Come vive, come giudica il mondo l'ultima regina di Napoli Maria Sofia - XX. I lanzichenecchi del separatismo - XXI. Un uomo di buon senso - XXII. Uno statista europeo - XXIII. Lo sgombero - XXIV. La vendetta di Loreley - XXV. Il fascino di Sigfrido - XXVI. Deutsche Treue und welsche Listigkeit - Indice dei nomi