Memorie 1920-1930 |
![]() |
![]() |
Giovanni Ansaldo
DAL TESTO – "I giornali danno come fatto il ministero Salandra, con Sonnino. Ciò mi riempie di nervoso perché la crisi così si trascinerebbe e sarebbe disastrosa (guerra). Dopo mezzogiorno leggo la dichiarazione di Mussolini: essa semplifica. O il re chiama entro oggi Mussolini o domani è la repubblica. Difatti alle 23 si sa che il Re ha chiamato Mussolini. Secondo me il Re avrebbe dovuto fare: 1) Circondarsi di un gruppo di generali ancora fedeli. 2) Attraverso il Ministero della Guerra procedere ad opportune dislocazioni di reggimenti a Roma, per assicurarsi nella capitale truppe sicure. 3) Quando scoppiò la crisi, chiamare Giolitti, e farlo fermare per la strada dai Fasci (agenti provocatori). 4) Constatata l'impossibilità di risolvere la crisi con sua piena libertà, assumere direttamente il comando dell'esercito, dimettere il ministero, indirizzare un proclama al Paese, ritirarsi a Napoli e sciogliere le Camere. Cioè fare lui la rivoluzione di destra. Oppure abdicare. Con l'abdicazione il Re: 1) scioglie sé stesso da ogni taccia di debolezza verso la piazza o di ingratitudine verso Giolitti, tanto più grave quanto è recidiva; 2) scioglie sé stesso da ogni accusa di mutar casacca, da re socialistoide in re fascista; 3) solo il figlio, libero da impegni di gratitudine per Giolitti, libero da tutte le politiche del passato, giovane e quindi tendenzialmente fascista, avrebbe potuto chiamare Mussolini. Conseguenze. La pavidità del Re è grave. Ha piantato in asso per la seconda volta Giolitti. Sceglie i ministri sotto la pressione della piazza. Si rifiuta di firmare lo stato di assedio e contemporaneamente non fa il suo pronunciamento. Oggi due uomini non gli devono perdonare. Uno è vecchio, non vivrà tanto da pigliarsi le sue vendette: Giolitti. L'altro è giovane e colpito in pieno: Amendola. Questi si vendicherà, Vittorio Emanuele è liquidato nella considerazione di ogni uomo serio. Come svolgimento logico, meglio Mussolini I che Vittorio Emanuele III. Cela se faira. Conseguenza logica possibile: Mussolini presidente, Mussolini dittatore, Mussolini che fa la guerra per distrarre l'attenzione dalle questioni interne, sconfitta, straniero, vendette, pace, ristabilimento Umberto II. Ecco la parabola. Oppure: Mussolini prepara il colpo di stato per sé. Il Re e l'esercito fanno pronunciamento e liquidano Mussolini. Alta Corte di Giustizia, quod est votis." L'AUTORE – Giovanni Ansaldo (Genova, 1895-Napoli, 1969), tra i maggiori giornalisti del Novecento, collaborò con vari quotidiani e periodici, tra cui «L'Unità» salveminiana,«La Stampa» e «L'Italiano» di Leo Longanesi. Fu direttore del quotidiano livornese «Il Telegrafo» e portavoce ufficioso di Galeazzo Ciano. Con Longanesi pubblicò, nel 1947, "Il vero signore" e "Latinorum" e, nel 1950, la biografia di Giolitti, "Il ministro della buona vita". Dal 1950 diresse il «Mattino» di Napoli, continuando a collaborare al «Borghese» e al «Tempo illustrato». INDICE DELL'OPERA – Volume I: Storia di Stella Nera, di Giuseppe Marcenaro – 1920 – 1921 – 1922 – 1923 – 1924 – 1925. Volume II: 1926 – 1927 – 1928 – 1929 – 1930 - Indice dei nomi |