Stile piemontese |
Giovanni Ansaldo Stile piemontese Nino Aragno Editore, pagg.117, € 12,00
IL LIBRO – Stile piemontese è un insieme di atmosfere dalle quali affiora il rimpianto per un mondo perduto. Giovanni Ansaldo, conservatore romantico, con l’attenzione e l’ammirazione per la vita privata e il corso politico di «due presidenti», di due «personaggi», tali Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi, in epoche diverse emblematici della ‘Provincia Granda’, fa intravedere in trama un contesto umano e sociale, il gioco delle idee e dei comportamenti di un appartato e discreto lembo d’Italia. Attraverso Giolitti e Einaudi, Ansaldo rende omaggio alla più subalpina fra le province subalpine. Un territorio del Paese dove, nel costituirsi lo spirito di un popolo che ambiva a diventare nazione, vissero uomini con il sogno di contribuire a instaurare uno Stato liberale coniugato all’amor proprio regionale. Con il convinto orgoglio di partecipare al grande disegno con l’apporto di cose concrete. Presaghi tuttavia della possibile decadenza degli ideali: distaccato rigore dei ‘galantomm’ e prudente ottimismo che connatura il carattere di una terra e dei suoi abitanti. DAL TESTO – “Al Quirinale, Einaudi mi ricevette nella piccola costruzione che è dietro la Manica Lunga, assai riparata dai rumori, con una veduta calma e riposata sugli alberi del giardino. Qui aveva lo studio in una stanza circolare, con un busto di bronzo di Adamo Smith, le pareti tappezzate di libri e da un grande Quadro Sinottico dell'Economia, fatto stampare nel Settecento da Dupont de Nemours. Egli entrò da una porticina tra due scaffali. Si appoggiava su un bastoncello di ebano nero. Pareva un mago. «Con questo bastoncello - egli mi disse - sono entrato al Quirinale, dove Vittorio Emanuele II entrò, dopo il 20 settembre, da quel bravo soldato che era, con la spada al fianco. E speriamo che il mio ingresso così modesto porti fortuna alla repubblica, più di quanto la spada non ne portò alla monarchia». L’AUTORE – Giovanni Ansaldo (Genova, 1895-Napoli, 1969), tra i maggiori giornalisti del Novecento, collaborò con vari quotidiani e periodici, tra cui «L’Unità» salveminiana,«La Stampa» e «L’Italiano» di Leo Longanesi. Fu direttore del quotidiano livornese «Il Telegrafo» e portavoce ufficioso di Galeazzo Ciano. Con Longanesi pubblicò, nel 1947, Il vero signore e Latinorum e, nel 1950, la biografia di Giolitti, Il ministro della buona vita. Dal 1950 diresse il «Mattino» di Napoli, continuando a collaborare al «Borghese» e al «Tempo illustrato». INDICE DELL’OPERA – Un giornalista e due presidenti, di Giuseppe Marcenaro - Stile piemontese - Due ministri - L'uomo Giolitti - La vana attesa di Giolitti morente - Ricordi di un parlamentare - I conti di Giolitti - Come si è arrivati ad Einaudi - L'ultimo subalpino - Einaudi bibliofilo - Einaudi a Caprarola - Il latino di Luigi Einaudi – Ricordo - Indice dei nomi
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