Stile piemontese Stampa E-mail

Giovanni Ansaldo

Stile piemontese

Nino Aragno Editore, pagg.117, € 12,00

 

ansaldo_stile  IL LIBRO – Stile piemontese è un insieme di atmosfere dalle quali affiora il rimpianto per un mondo perduto. Giovanni Ansaldo, conservatore romantico, con l’attenzione e l’ammirazione per la vita privata e il corso politico di «due presidenti», di due «personaggi», tali Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi, in epoche diverse emblematici della ‘Provincia Granda’, fa intravedere in trama un contesto umano e sociale, il gioco delle idee e dei comportamenti di un appartato e discreto lembo d’Italia. Attraverso Giolitti e Einaudi, Ansaldo rende omaggio alla più subalpina fra le province subalpine. Un territorio del Paese dove, nel costituirsi lo spirito di un popolo che ambiva a diventare nazione, vissero uomini con il sogno di contribuire a instaurare uno Stato liberale coniugato all’amor proprio regionale. Con il convinto orgoglio di partecipare al grande disegno con l’apporto di cose concrete. Presaghi tuttavia della possibile decadenza degli ideali: distaccato rigore dei ‘galantomm’ e prudente ottimismo che connatura il carattere di una terra e dei suoi abitanti.

  DAL TESTO – “Al Quirinale, Einaudi mi ricevette nella piccola costruzione che è dietro la Manica Lunga, assai riparata dai rumori, con una veduta calma e riposata sugli alberi del giardino. Qui aveva lo studio in una stanza circolare, con un busto di bronzo di Adamo Smith, le pareti tappezzate di libri e da un grande Quadro Sinottico dell'Economia, fatto stampare nel Settecento da Dupont de Nemours. Egli entrò da una porticina tra due scaffali. Si appoggiava su un bastoncello di ebano nero. Pareva un mago. «Con questo bastoncello - egli mi disse - sono entrato al Quirinale, dove Vittorio Emanuele II entrò, dopo il 20 settembre, da quel bravo soldato che era, con la spada al fianco. E speriamo che il mio ingresso così modesto porti fortuna alla repubblica, più di quanto la spada non ne portò alla monarchia».
  “Il discorso girò poi sul Quirinale. Si parlò di un certo deputato, Cicerone, il quale aveva fatto osservazioni critiche sul suo insediamento nel palazzo degli antichi re. «L'on. Cicerone ha torto. Sono stato monarchico anch'io; ma so di avere tutti i diritti di insediarmi qui, e anche il dovere. In quanto a stare bene, si capisce, starei meglio a Dogliani. Il solo posto in cui mi trovo a mio agio è questa stanza, dove mi sono portato quel busto, quella stampa e un po' di libri. Ma i libri, c'è il fastidio di tenerli in scaffali non miei. Questo non mi è mai capitato. Del resto, qui, il solo libro importante è questo». E trasse dal sottopiano di un tavolino che era vicino alla sua poltrona una copia della Costituzione stampata apposta - esemplare unico – per lui, su carta greve, a grossi caratteri, e molto bene rilegata; l'omaggio di un famoso editore. «Questo, per sette anni, sarà il mio libro. Lo tengo apposta sempre sotto mano». E i piccoli occhi celesti avevano un riflesso malizioso.”

  L’AUTORE – Giovanni Ansaldo (Genova, 1895-Napoli, 1969), tra i maggiori giornalisti del Novecento, collaborò con vari quotidiani e periodici, tra cui «L’Unità» salveminiana,«La Stampa» e «L’Italiano» di Leo Longanesi. Fu direttore del quotidiano livornese «Il Telegrafo» e portavoce ufficioso di Galeazzo Ciano. Con Longanesi pubblicò, nel 1947, Il vero signore e Latinorum e, nel 1950, la biografia di Giolitti, Il ministro della buona vita. Dal 1950 diresse il «Mattino» di Napoli, continuando a collaborare al «Borghese» e al «Tempo illustrato».

   INDICE DELL’OPERA – Un giornalista e due presidenti, di Giuseppe Marcenaro - Stile piemontese - Due ministri - L'uomo Giolitti - La vana attesa di Giolitti morente - Ricordi di un parlamentare - I conti di Giolitti - Come si è arrivati ad Einaudi - L'ultimo subalpino - Einaudi bibliofilo - Einaudi a Caprarola - Il latino di Luigi Einaudi – Ricordo - Indice dei nomi