Quaderni di storia n.86 luglio/dicembre 2017
Edizioni Dedalo, pagg.278, € 16,00
- Tullio Gregory, L'ambigua dignità dell'uomo moderno Discorso tenuto a Piacenza il 23 settembre 2016, in apertura del Festival del Diritto dedicato al tema «Dignità». - Aldo Schiavone, Le travail des anciens et des modernes Intervento alla «Giornata di studio Passé et futur du travail» (ottobre 2014, Paris, EHESS), organizzata da Cecilia D'Ercole. Gli altri interventi appariranno nei prossimi fascicoli. - Egidia Occhipinti, Plutarch's Lives of Agesilaus and Lysander, and Theopompus: moralism and characterization - Livia Capponi, Reflections on the author, context and audience of the so-called Apotheosis of Poppaea (P.Oxy. LXXVII 5105) - Valerio Meattini, «Il sogno di Platone» e l'intimo e l'intiero della natura nello Zibaldone di Leopardi L'intervento è un'indagine nel laboratorio di Leopardi, lo Zibaldone, sulla presenza di Platone e degli esiti filosofici che quel confronto ha prodotto. Ne restano fuori le pur importanti annotazioni filologiche, l'indagine sulla presenza puntuale di Platone in tutti gli scritti di Leopardi e alcune notazioni varie (come, per fare un esempio, il rapporto tra Greci e stranieri in Platone e nel mondo antico in genere) pur presenti nello Zibaldone, così come il rintraccio di influenze platoniche diffuse nei testi del Recanatese. La tesi che vi si difende è che nell'agosto del 1823, anno della lettura diretta di Platone nell'edizione dell'Ast, Leopardi ha riconosciuto a Platone valore filosofico in ragione di una concezione della conoscenza che lui stesso andava cercando, pur non modificando il precedente giudizio negativo sulla teoria delle idee e dunque di ogni possibilità di cogliere conoscitivamente l'assoluto. L'Autore illustra le ragioni di quell'apprezzamento, temperando la tesi di Sebastiano Timpanaro, ormai diffusa e condivisa, che la lettura diretta di Platone non abbia avuto su Leopardi influenza filosofica significativa, segnando soltanto un interesse filologico e ispirando «una più elevata fusione di ironia e fantasia», che per stile e tono caratterizzerà le Operette. - Tommaso Braccini, La Descriptio orbis Romani attribuita a Giorgio Ciprio: una messa a punto e qualche nuova proposta Tra le non moltissime testimonianze che potrebbero gettare qualche luce sui decenni successivi all'invasione longobarda dell'Italia, e in particolare sull'assetto dei territori rimasti in mano ai Bizantini, l'opera tradizionalmente intitolata Descriptio orbis Romani e attribuita, altrettanto convenzionalmente, a un enigmatico Giorgio Ciprio si rivela molto simile a un miraggio nel deserto. Se a uno sguardo dalla distanza, infatti, pare fornire una serie di risposte e di dati topografici estremamente precisi e allettanti, a un'ispezione più accurata si rivela invece frustrante e scarsamente utilizzabile per lo stato caotico e corrotto in cui si trova il testo, che per giunta avrebbe urgentemente bisogno di nuove cure ecdotiche. - Emilie Van Opstall, Guerra, antisemitismo e filologia classica. Intervista a Stefan Radt In questa intervista, Stefan Radt, professore emerito di filologia greca all'Università di Groningen, parla delle sue esperienze come immigrato dalla Germania nazionalsocialista ai Paesi Bassi. Il suo racconto di come è sopravvissuto alla Seconda guerra mondiale e si è adattato alla vita in un nuovo Paese è semplice e avvincente. Discute il ruolo della lingua e dell'istruzione nella sua vita, così come l'importanza dei classici nella società contemporanea. - Gianluca Mandatori, «But the calamity was complete and total». Mommsen, Giordane e i dotti inglesi - Domenico Accorinti, Tra filologia e medicina: una lettera inedita di Sir Denys Page ad Adam Patrick sulla descrizione di Tucidide della peste di Atene - Chiara Telesca, Marginalia autografi di Erwin Rohde in un articolo coriciano |