Luciano Canfora
La schiavitù del capitale
il Mulino, pagg.112, € 12,00
IL LIBRO – Campeggiano sulla scena del mondo due diverse utopie, tra loro molto distanti ma entrambe in difficoltà: l'utopia della fratellanza e l'utopia dell'egoismo. Proprio come l'Idra, il mostro mitologico le cui teste, mozzate da Ercole, avevano il potere di rinascere raddoppiandosi, il capitalismo, un tempo solo occidentale oggi planetario, ricompare sulla scena del mondo riproponendo nuove e più sofisticate forme di schiavitù. Ma se è vero che dai grandi conflitti del '900 il capitalismo è uscito vincitore trionfando su ogni rivoluzione, è altrettanto vero che «l'uguaglianza è una necessità che si ripresenta continuamente, come la fame». Nella trama della storia qual è il posto di questo anelito, proprio delle religioni di salvezza e del comunismo moderno?
DAL TESTO – "La scomparsa dei vari socialismi ha contribuito potentemente allo scatenamento di forze incontrollabili, in primis alla ripresa del fanatismo religioso – oggi essenzialmente islamico – come presunto veicolo del riscatto. E ciò persino nelle aree (e forse non è un caso) dove, nella seconda metà del Novecento, sussistevano ancora forme o embrioni di "socialismo arabo". Tutto ciò è finito ed è con la nuova imbarbarita realtà che si debbon fare i conti. "Orbene è proprio questa nuova situazione che sta mettendo alla prova le due utopie: quella della fratellanza e quella dell'egoismo. "L'Ue rappresenta bene l'utopia dell'egoismo nel momento della prova. Cadono in questi mesi le bardature retorich che ammantavano il progetto, che ora appare in tutta la sua pochezza, consistente essenzialmente nella difesa di una moneta inutilmente competitiva e nello smantellamento delle conquiste sociali novecentesche. Per difendere questo fortilizio monetario si chiudono le frontiere manu militari e si regalano miliardi di euro alla dittatura turca, guardiano e buttafuori dell'Occidente. "Sul versante dell'altra utopia, quella della fratellanza, le forze per attuarla si rivelano poche e disperse. Paradossalmente sono le aree povere che la Ue considera peso morto del fortilizio monetario (la Grecia, lembi di Italia e poco altro), a tentare di tradurre in opere tale utopia antichissima, e forse difficile da spegnere."
L'AUTORE – Luciano Canfora, professore emerito dell'Università di Bari, dirige la rivista «Quaderni di storia» e collabora al «Corriere della Sera». Fra i suoi libri più recenti: «Augusto figlio di Dio» (2015), «La crisi dell'utopia. Aristofane contro Platone» (2016), «Tucidide. La menzogna, la colpa, l'esilio» (2016), tutti pubblicati con Laterza; per il Mulino «Disegnare il futuro con intelligenza antica» (curato con U. Cardinale, 2013) e «Gli antichi ci riguardano» (2014).
INDICE DELL'OPERA - Prologo. «Viva chi sa tener l'orecchie tese» - I. Europa, Occidente, Occidente "estremo" - II. Dov'è l'Occidente - III. La guerra fredda e i suoi effetti - IV. La schiavitù che ritorna - V. Un pianeta in forma di piramide: il capitalismo non può essere globale - VI. Cosa resta dell'utopia - Appendici. Schiavitù e indipendenza nazionale (1. «Non rinuncerò» - 2. «Amici greci») |