Il paradiso in terra. Il progresso e la sua critica Stampa E-mail

Christopher Lasch

Il paradiso in terra
Il progresso e la sua critica


Neri Pozza, pagg.670, € 22,00

 

lasch progresso  IL LIBRO – «Come può accadere che delle persone serie continuino a credere nel progresso, malgrado le importanti confutazioni che parevano aver liquidato una volta per tutte la validità di questa idea?»
  Muovendo da questo interrogativo, Christopher Lasch dà avvio in questo libro – vera e propria pietra miliare di ogni pensiero critico della modernità – a un'affascinante ricostruzione storica, filosofica, sociologica dell'idea di progresso, ultima fede, autentica religione secolarizzata dell'occidente. Il libro parte dall'interpretazione largamente accettata secondo la quale l'idea di progresso rappresenterebbe la versione secolarizzata della fede cristiana nella provvidenza. Opponendosi, infatti, al mondo antico e alla sua visione ciclica della storia, e rivendicando all'opposto una direzione di quest'ultima – dalla caduta dell'uomo alla sua definitiva redenzione –, la cristianità avrebbe permesso all'occidente di concepire la storia come un «processo generalmente in moto verso l'alto».
  Per Lasch, tuttavia, nel ventesimo secolo quest'idea del progresso basata sul pensiero di una «finalità» della storia, sulla speranza in un qualche stato finale di perfezione terrena, diventa «la più morta delle idee morte», spazzata via dal fallimento dei totalitarismi e di ogni considerazione utopistica del futuro. Nel secolo scorso si mostra, infatti, in ambito soprattutto anglosassone, l'estrema secolarizzazione della fede nel progresso. La sua idea viene separata dalla città celeste e riportata sulla terra, e la fede nel progresso diventa fede nel «progresso tecnologico» e nell'estensione del benessere materiale, dell'abbondanza e del consumo. È allora anche che ogni critica del progresso viene bollata come una faccenda di oscurantisti, chiacchiera di tutti coloro che «si rifugiano nella devozione, nell'estetica e nel mito».
  Il risultato è che questa cieca fede nel progresso appartiene oggi in egual misura tanto alla destra che propone di mantenere il nostro standard di vita smodato a spese del resto del mondo e delle nostre stesse minoranze, quanto alla sinistra che pensa, invece, di estendere gli standard di vita occidentali al resto del mondo. Un programma suicida, per Lasch, perché nel primo caso approfondirà il solco che separa le nazioni povere da quelle ricche e genererà moti di ribellione e terrorismo sempre più violenti contro l'occidente; e, nel secondo, porterà ancora più rapidamente all'esaurimento di risorse non rinnovabili, all'inquinamento irreversibile dell'atmosfera terrestre e alla distruzione del sistema ecologico da cui dipende la vita dell'uomo.
  Tutto ciò rende urgente, per Lasch, la costruzione di un punto di vista radicalmente nuovo che tagli corto sia con la convinzione che il nostro standard di vita sia destinato a un costante miglioramento, sia con l'altra faccia dell'ideologia del progresso: quella struggente nostalgia che essa produce per la semplicità passata, per le comunità del «mondo che abbiamo perduto».

  DAL TESTO – "L'idea di progresso e il contrappunto comunitario che l'accompagna incoraggiano un tipo di speculazione che cerca di equilibrare i vantaggi del progresso con i suoi svantaggi e rimane comprensibilmente ambivalente riguardo all'intera faccenda. È necessario un punto di vista che tagli corto con questo dibattito inconcludente, ponendo in discussione le categorie dominanti e mettendoci in grado di capire la differenza fra nostalgia e memoria, ottimismo e speranza. La crescente insoddisfazione nei confronti del punto di vista predominante ha indotto storici e critici sociali a studiare la tradizione americana di repubblicanesimo o di umanesimo civico, che, storicamente, è stata un'importante concorrente della tradizione liberale. Gli studiosi hanno dimostrato che l'economia politica del liberalismo si affermò solo dopo aver combattuto contro un'opposizione vigorosa, che il suo trionfo non fu affatto una conclusione scontata, e che la tradizione repubblicana continuò, ben avanti nel diciannovesimo secolo, a sostenere un ideale di società buona radicalmente diverso da quello propugnato dal liberalesimo."

  L'AUTORE – Christopher Lasch (1932-1994) è stato uno dei maggiori storici delle idee del Novecento. Tra le sue numerose opere ricordiamo: "La cultura del narcisismo" (Bompiani, 1981), "L'io minimo" (Feltrinelli, 1985), "La ribellione delle élite" (Feltrinelli, 1995, 2001).

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione - 1. L'obsolescenza dei concetti di destra e sinistra (Lo stato d'animo attuale - L'argomento proibito: i limiti - La formazione del malcontento - Il paese delle opportunità: l'opinione di un genitore - Il partito del futuro e il suo dissidio con la - «Middle America» - La terra promessa della nuova destra) - 2. Una riconsiderazione dell'idea di progresso (Una religione secolare? - Fede nel progresso come antidoto alla disperazione - Contro la «tesi della secolarizzazione» - Cosa significa realmente l'idea di progresso - Provvidenza e fortuna, grazia e virtù - Adam Smith e la riabilitazione del desiderio - I timori di Smith circa la «generale sicurezza e felicità» - Il desiderio addomesticato - Henry George: progresso e povertà - Il consumo «non cospicuo», la «macchina superlativa» - La critica keynesiana del risparmio - Ottimismo o speranza?) - 3. Nostalgia: l'abdicazione della memoria (Nostalgia o memoria? - Storicizzazioni e divulgazioni della sensibilità pastorale - Immagini dell'infanzia: dalla gratitudine al pathos - L'Ovest americano: infanzia della nazione - Dal cacciatore solitario al vero uomo - L'idillio del villaggio: il mondo visto da «Pittsburgh» - La nostalgia in quanto tale: gli anni venti - La storia come successione di stili culturali - La politicizzazione della nostalgia - Il passato congelato) - 4. La tradizione sociologica e l'idea di comunità (Cosmopolitismo e Illuminismo - La critica illuministica del particolarismo - La reazione contro l'Illuminismo: l'apologia del pregiudizio di Burke - L'azione, il comportamento e la scoperta della «società» - La cultura contro la civiltà – Gemeinschaftsschmerz - L'ambivalenza morale della tradizione sociologica - Il marxismo: il partito del futuro - La struttura della necessità storica - La «modernizzazione» come risposta al marxismo L'ultimo rifugio della teoria della modernizzazione) - 5. La campagna populista contro lo «sviluppo» (La prospettiva corrente: progresso o catastrofe? - La scoperta dell'umanesimo civico - La tradizione civica nella storiografia recente - Tom Paine: liberale o repubblicano? - William Cobbett e il «sistema cartaceo» - Orestes Brownson e il divorzio tra politica e religione - L'attacco di Brownson alla filantropia – Il liberalismo di Locke: un'ideologia «borghese»? - I primi movimenti d'opposizione al lavoro salariato - L'accettazione del lavoro salariato e le sue implicazioni - La nuova storia del movimento operaio e la riscoperta dell'artigiano - Gli artigiani contro l'innovazione - Il populismo agrario: l'ultimo baluardo dei produttori - L'essenza del populismo del diciannovesimo secolo) - 6. «Per tutta risposta, un'eco»: il mondo senza meraviglia (La filosofia dei vestiti di Thomas Carlyle - Il calvinismo come critica sociale - Virtù puritana - «I sani non sanno di essere sani» - Carlyle e la tradizione profetica - Fraintendimenti politici e letterari di Carlyle - R.W. Emerson agli occhi dei contemporanei: stoico e «veggente» - I presupposti puritani del pensiero di Emerson: Jonathan Edwards e la teologia del «consenso» - La «vera virtù» secondo Edwards - L'«argomento morale» contro il calvinismo - Emerson e il Fato - «Compensation»: la teologia del produzionismo - Il populismo di Emerson - La virtù, il «fuoco vero» - La virtù in cerca d'occupazione - L'eclissi dell'idealismo nell'Età dell'Oro - William James: l'ultimo puritano? - La filosofia della meraviglia - Arte e scienza, religioni nuove - La strenua vita della santità - Superstizione o aridità?) - 7. L'età del sindacalismo: lotta di classe e controllo operaio come equivalente morale della proprietà e della guerra (Il culto della «pura eccitazione» - L'«equivalente morale» di William James - La polemica di Sorel contro il progresso - L'accusa di «pessimismo» - La guerra come disciplina contro il risentimento - Il dilemma settario - La schiavitù del salario e lo «stato servile»: G.D.H. Cole e il socialismo delle gilde - Il tentativo di riconciliare sindacalismo e collettivismo - Dal controllo operaio alla «comunità»: l'assorbimento del socialismo delle gilde nella socialdemocrazia) - 8. Lavoro e lealtà nel pensiero sociale dell'era «progressista» (La critica progressista e socialdemocratica del sindacalismo americano - Il socialismo rivoluzionario contro il sindacalismo: il caso di William English Walling - L'IWW e gli intellettuali: amore a prima vista - Herbert Croly sull'«autogoverno industriale» - Il progressismo ortodosso di Walter Weyl: la democrazia dei consumatori - Prospettive diverse sulla democratizzazione della cultura - Van Wyck Brooks e la ricerca di un «terreno d'incontro congeniale» - La controversia sull'immigrazione: assimilazione o pluralismo culturale? - La filosofia della lealtà di Josiah Royce - La reazione antiprogressista nel dopoguerra - Walter Lippmann: addio alla virtù - La risposta di Dewey: troppo poco e troppo tardi) - 9. La disciplina spirituale contro il risentimento (La mitologia cristiana di Reinhold Niebuhr - La virtù del particolarismo - Il «circolo vizioso del conflitto sociale» e come spezzarlo - Equivoci e fraintendimenti sulla sfida di Niebhur al liberalismo - Il realismo liberale dopo Niebuhr: la critica del tribalismo - Niebuhr e Martin Luther King - Speranza senza ottimismo - Origini indigene del movimento per i diritti civili - Il collasso del movimento nel Nord - Dai diritti civili alla socialdemocrazia - La politica del risentimento e della riparazione) - 10. Le politiche della minoranza civile (La percezione liberale del pubblico dopo la prima guerra mondiale - La brutta America - Critica sociale «distaccata» e critica sociale «impegnata» - La sociologia come critica sociale: l'apoteosi dell'esperto - Esperti e oratori: la satira «antropologica» di Thurman Arnold - Il «Machiavelli» della rivoluzione manageriale - Dalla satira alla patologia sociale: Gunnar Myrdal e il «dilemma americano» - La scoperta della personalità autoritaria - La politica come terapia - La critica liberale del populismo - Il populismo come autoritarismo operaio - L'insularità acculturata - Camelot dopo Kennedy: Oswald come Nessuno) - 11. Il populismo di destra e la rivolta contro il liberalismo (Il «contraccolpo bianco» - Una classe media in crescita? - Verso una convergenza della classe operaia e della classe medio-bassa - L'etica dei limiti e il dibattito sull'aborto - Lotta di classe culturale - La politica della razza: le agitazioni contro il busing a Boston - «Populismo» e nuova destra - La teoria della nuova classe e i suoi precedenti storici - I neoconservatori e la nuova classe - «Permissivismo» della nuova classe o consumismo capitalista? - La nuova classe vista da sinistra - Una classe universale?) - Saggio bibliografico - Indice dei nomi