Cioran e l'Occidente. Utopia, esilio, caduta |
a cura di Fabrizio Meroi, Mattia Luigi Pozzi, Paolo Vanini
IL LIBRO – Oggi si continua a interrogarsi - incessantemente e con un'urgenza sempre maggiore - sul passato, sul presente e sul futuro della civiltà occidentale, indagandone e mettendone in discussione i fondamenti culturali e politici, i singoli momenti di un processo storico tutt'altro che lineare e caratterizzato anche da passi falsi e clamorose incertezze, la capacità – o l'incapacità - di reggere l'urto di sfide sempre più pressanti e impegnative. In uno scenario come questo, più che mai attuali appaiono la figura e l'opera di un pensatore come Cioran, che ha saputo riflettere in maniera lucida e radicale sull'Occidente e sulle sue numerose contraddizioni, nella scia di una tradizione di pensiero ricca e consolidata ma con punte di grande originalità e - dato non irrilevante - con il supporto di una scrittura sempre efficace e coinvolgente. DAL TESTO – "Ecco, in Cioran assistiamo, per utilizzare un'immagine simbolica, ad un percorso circolare chiuso, ad una spirale che si riavvolge su se stessa. Dopo aver esaltato la funzione salvifica e redentrice della storia, dopo aver creduto ottimisticamente e ingenuamente che il processo storico fosse o potesse essere orientato in una determinata direzione (quella dei nazionalismi e delle dittature che hanno caratterizzato e funestato il ventesimo secolo, parafrasando Hannah Arendt, al 'collasso spirituale dell'Europa'), Cioran, a tu per tu con i momenti più bui della storia del Novecento, in una Parigi occupata dalle truppe nazifasciste e spettatore (oramai pienamente consapevole) dei danni che un totalitarismo può produrre, conosce il lato luciferino della storia e ritorna sui suoi passi, rivede la propria imprudente, avventata teoria e quindi riconosce i propri errori giovanili (soprattutto nei testi di natura privata: i diari intimi e la corrisponza) Cioran, in altre parole, ammette a se stesso di aver creduto in un sogno che si sarebbe poi rivelato il peggiore degli incubi." I CURATORI – Fabrizio Meroi è professore associato di Storia della filosofia presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento. A Cioran ha recentemente dedicato il saggio "Reazione e scetticismo: Gómez Dávila e Cioran" (2014). INDICE DELL'OPERA – Premessa - Parte prima. La storia come fatalità - Le mal de l'histoire et le temps de la fin selon Cioran, di Aurélien Demars - Cioran entre l'Orient et l'Occident. L'exil du moi et du mot, di Mihaela-Genţiana Stănişor - Caduta e destino: l'antropologia filosofica di Emil Cioran, di Amelia Natalia Bulboaca - La svolta della disperazione: Emil Cioran e la storia, di Antonio Di Gennaro - L'irriducibile antagonismo tra Cioran e Gherasim Luca in Romania, nel cono d'ombra delle ideologie totalitarie, di Giovanni Rotiroti - Un giro di valzer tra le belve: storia e rivolta in Stirner e Cioran, di Mattia Luigi Pozzi - Cioran e l'Occidente. Letture e confronti, di Fabrizio Meroi - Parte seconda. Un equivoco metafisico - Une autre Roumanie. Dialogue avec Cioran, di Bruno Pinchard - La nascita maledetta e la 'gnosi atea' di Cioran, di Silvano Zucal - La domanda metafisica secondo Emil Croran, di Ionut Marius Chelariu - Cioran, Saturno e la Repubblica dei futili, di Paolo Vanini - Les anges «mineurs» de l'histoire: utopie et post-utopie chez Cioran et Volodine, di Sara Danièle Bélanger-Michaud - Il riso liberatore di Cioran, di Massimo Carloni – Appendice - Cioran e la musica. Variazioni sull'Occidente, di Paolo Vanini |