Massimo d'Azeglio. Un artista in politica |
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Maria Teresa Pichetto - Giorgio Martellini
DAL TESTO – "Il giovane artista D'Azeglio ha amato Roma, e più la sua campagna, d'un amore intenso e sensuale, da avventuroso bohémien; il politico adulto la teme e la detesta, come simbolo di tirannide e di corruzione. Ma non vuol essere tacciato di provincialismo, non vuole si sospetti una sua difesa ad oltranza del prestigio di Torino. Fin dal momento di varcare il Ticino, i Piemontesi sapevano di dover sacrificare l'antica patria alla nuova, la piccola alla grande: accetteranno dunque che in un'Italia unita e pacificata, consolidata nelle istituzioni, la sede del Governo sia altrove. Quell'altrove, per Massimo, è Firenze: per tradizioni di civiltà, di lingua, per posizione geografica e per clima la più opportuna e degna. E la questione romana potrà essere risolta con l'allontanamento delle truppe straniere, ed un Papa principe «onorifico» e inviolabile d'una città libera, retta da un Senato eletto da cittadini investiti dei diritti d'ogni altro cittadino italiano." L'AUTRICE – Maria Teresa Pichetto, professore ordinario di Storia del pensiero politico, ha dedicato i suoi studi alla storia dell'Utopia, al pensiero politico francese e inglese, al dibattito sull'antisemitismo in Italia e a momenti e figure del Risorgimento italiano. Autrice di numerosi saggi e interventi in convegni in Italia e all'estero, ha curato per la Utet l'edizione critica delle opere di Saint-Simon. Tra le sue pubblicazioni si segnalano particolarmente "Alle radici dell'odio", Milano, Angeli, 1983; "John Stuart Mill", Milano, Angeli, 1985; "Verso un nuovo liberalismo", Milano, Angeli, 1996. |