Un mosaico di silenzi Stampa E-mail

Giovanni Coco

Un mosaico di silenzi
Pio XII e la questione ebraica


Mondadori, pagg.396, € 25,00

 

coco mosaico  Nel panorama storiografico contemporaneo dedicato alla figura di Papa Pio XII e al suo ruolo durante la Seconda Guerra mondiale, "Un mosaico di silenzi" di Giovanni Coco offre un contributo rigoroso, innovativo e profondamente documentato. Frutto di un lungo lavoro di scavo archivistico condotto all'interno dell'Archivio Apostolico Vaticano, il libro si inserisce in un dibattito che da decenni divide storici, teologi e opinione pubblica: fu silenzio complice, calcolata neutralità diplomatica o prudente riserbo pastorale quello mantenuto da Papa Pacelli davanti al dramma degli ebrei europei?

  Coco affronta il nodo centrale del suo studio con la cautela dello storico e la sensibilità dell'archivista: piuttosto che forzare conclusioni univoche, sceglie di restituire al lettore la complessità del contesto e la stratificazione delle fonti. Il titolo del volume è già, in sé, un'indicazione metodologica: il "mosaico di silenzi" allude a una realtà frammentata e apparentemente contraddittoria che può acquisire senso solo attraverso una visione d'insieme, distante dalle polemiche ideologiche che spesso hanno caratterizzato la questione.

  La ricostruzione storica si sviluppa a partire da un materiale in gran parte inedito, reso accessibile dopo la recente apertura degli archivi vaticani relativi al pontificato di Pio XII. Di particolare rilievo è il recupero della corrispondenza tra padre Robert Leiber, gesuita e consigliere fidato del Papa, e Lothar König, membro della resistenza antinazista. Queste lettere, in cui si fa menzione diretta di Auschwitz, mostrano che la Santa Sede era informata in tempo reale sull'evoluzione delle deportazioni e sulle atrocità commesse nei lager. Tuttavia, come Coco dimostra con minuzia, la consapevolezza informativa non si tradusse mai in una denuncia esplicita e pubblica da parte del Pontefice.

  Il lavoro di Coco è particolarmente pregevole nella capacità di correlare documentazione eterogenea: lettere private, verbali della Segreteria di Stato, bozze di discorsi papali – spesso annotate e corrette a mano da Papa Pacelli stesso – e articoli dell'"Osservatore Romano" sono analizzati in rapporto dialettico tra loro, offrendo una narrazione che rifiuta semplificazioni e linee interpretative preconfezionate. Questo approccio consente di comprendere come le decisioni del Pontefice non siano state frutto di indifferenza morale, ma dell'adesione a una precisa strategia diplomatica: quella della "perfetta imparzialità" della Santa Sede, una linea di continuità con la tradizione vaticana volta a proteggere la Chiesa universale e i suoi fedeli – in particolare quelli nei territori sotto occupazione tedesca – da possibili ritorsioni.

  La prudenza di Pio XII, come emerge in modo convincente dal volume, fu dunque una scelta tattica, dettata tanto dal calcolo politico quanto da una visione teologica del ruolo del Papato. Tuttavia, Coco non elude gli interrogativi morali e storici che tale scelta comporta. Particolarmente significativi sono i capitoli in cui l'autore analizza le reticenze specifiche verso il popolo ebraico, facendo emergere una matrice culturale e religiosa radicata nella lunga e problematica relazione tra Chiesa e mondo ebraico. Non si tratta, in questa sede, di attribuire colpe, ma di comprendere dinamiche di lungo periodo che solo di recente hanno iniziato a essere rielaborate nel solco del dialogo ebraico-cristiano inaugurato dal Concilio Vaticano II.

  L'elemento forse più originale del libro risiede nella sua capacità di restituire la dimensione "processuale" delle scelte del Pontefice. Pio XII non fu immobile, ma oscillò costantemente tra pressioni interne ed esterne, tra la propria coscienza e il peso della responsabilità istituzionale. La figura che ne risulta è quella di un uomo profondamente consapevole del dramma in corso, ma convinto che la salvezza della Chiesa e dei suoi valori passasse attraverso la riservatezza e non la denuncia. Coco non assolve né condanna, ma accompagna il lettore all'interno di un complesso dispositivo decisionale che si svolgeva tra scrivanie, confessionali e stanze segrete.

  Lo stile del volume è sobrio e chiaro, mai accademico in senso deteriore, ma sempre sostenuto da una solida competenza filologica e archivistica. L'autore evita ogni tono apologetico o accusatorio, offrendo una lezione di metodo a chiunque voglia affrontare in modo serio la storia del Novecento religioso e politico. In questo senso, "Un mosaico di silenzi" non è soltanto un libro su Pio XII, ma una riflessione più ampia sul rapporto tra potere, coscienza e comunicazione nei momenti di crisi estrema.

  L'opera offre non solo nuove fonti e inediti spunti interpretativi, ma anche una proposta metodologica fondata sulla complessità e sul rifiuto della dicotomia tra silenzio e parola come categorie etiche assolute. Un libro che interroga tanto la storia quanto il nostro modo di raccontarla.