Pinocchio |
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Poli, Papini, Pancrazi, Montanelli
DAL TESTO – "Perché Pinocchio, si sa, è una storia morale. Insegna com'è che da burattini di legno si può diventare uomini; attraverso quali esperienze bisogna passare, quali insegnamenti, quali avventure. Come tutti i poveri, Pinocchio è un autodidatta. Ma la sua morale non è eroica com'è spesso la morale di coloro che imparan da sé; non insegna grandi virtù, non addita conquiste impossibili. Pinocchio mostra cuor buono e generoso: è pronto al sacrificio ogni volta che può salvare o aiutare qualcuno. E questo è importante. Per il resto, la sua è una morale bonaria, affidata quasi sempre, invece che all'inutile esperienza degli uomini, alla saggezza mitica delle bestie... Anche in ciò è una morale classica. È il Grillo parlante che consiglia a Pinocchio l'amore figliale; il Granchio lo persuade dell'utilità della scuola; il Merlo gli insegna a esser furbo (e finisce subito in bocca al Gatto); la Lumaca che lo fa aspettare tutta una notte al diaccio, per terra, col piede infilato nella porta della Fata, per portargli poi un pollastro di cartone e quattro albicocche di alabastro - non si sa se lo prenda in giro, o lo persuada alla pazienza. Geppetto gli insegna la frugalità, attraverso l'apologo dell'appetito: metti via le bucce ("I casi sono tanti"); e quando le pere l'ha mangiate, Pinocchio s'accorge che riescono bone anche le bucce..." INDICE DELL'OPERA – Intorno a Pinocchio. Conversazione di Paolo Poli con Idalberto Fei - Le fonti di Pinocchio, di Giovanni Papini - Elogio di Pinocchio, di Pietro Pancrazi - Pinocchio è nato in giardino, di Indro Montanelli |