I Catari Stampa E-mail

Paolo Lopane

I Catari
Dai roghi di Colonia all'eccidio di Montségur


Edizioni Controluce, pagg.288, € 20,00

 

lopane catari  IL LIBRO – Alla metà del XII secolo, una Chiesa dilaniata dallo scisma d'Oriente vide profilarsi una nuova e minacciosa insidia alla propria coesione interna: il catarismo, la grande eresia venuta dall'Est. Eredi di una prospettiva gnostica ferocemente avversata già dai primi imperatori cristiani, i Catari, combattuti "con il ferro e con il fuoco", professavano dottrine eterodosse che minavano alle fondamenta il potere di Roma. "Bugri" furono definiti con disprezzo nelle Gallie; "Bulgari" per le loro tenaci radici balcaniche. Ma la parola "Catari" significava "puri", e non vi sarebbe stata, forse, denominazione più adatta a caratterizzare un movimento spirituale che dell'assoluto rigore morale aveva fatto un'inconfondibile bandiera. Il presente saggio ricompone in un grande, suggestivo affresco, luci e ombre dell'appassionante epopea di questo movimento.

  DAL TESTO – "Il movimento cataro fu, di fatto, tutt'altro che omogeneo, assai meno monolitico di quanto comunemente si creda: interessò gli strati sociali più diversi, vide ridursi il suo sostrato sapienziale alla rigida contrapposizione fra spirito e materia ma altresì innalzarsi a livelli speculativi tali da farne espressione di alta spiritualità, corpus di insegnamenti iniziatici da trasmettere, in quanto tali, con cautela e gradualità. «Confortatevi e gioite», dirà Pietro Autier, «perché oggi è un giorno felice: se infatti sapeste quanti e quali beni (bona) Dio ci ha promesso - beni che non dobbiamo però rivelare a nessuno (que tamen dicere non debemus homini) se non è diventato "buon Cristiano" - a stento potremmo rimanere in terra!»
  "Non va poi dimenticato che taluni aspetti delle dottrine catare presentavano varianti che dipendevano non solo dalle posizioni assunte dalle diverse scuole di pensiero o dalle speculazioni dei singoli dottori, ma anche dalla convinzione, tipicamente gnostica, che la conoscenza acquisita senza intermediari - attinta, cioè, alla polla dell'esperienza mistica - precedesse qualunque credo o dogma di fede; e si può pertanto immaginare lo sconcerto di Enrico di Marcy, quando, recatosi in Linguadoca nel 1178, scoprì che gli eretici da lui incontrati traevano la loro lectio scritturale «de corde suo nequam» («dal loro cuore malvagio»).
  "Va infine considerato che il vero trait d'union delle scuole catare non fu tanto il loro dualismo (quindi, il più o meno enfatizzato anticosmismo), quanto la pratica dell'unico sacramento da esse accolto: il «battesimo di Cristo», ossia quel «consolamento» o «battesimo di fuoco» che, assommando in sé le valenze del battesimo cattolico e dell'ordinazione, avrebbe completato il «battesimo d'acqua» con l'effusione dello Spirito. Il resto, sostenevano, non trovava radici nelle Scritture. Lo stesso sacramento eucaristico, con la transustanziazione compiuta in virtù della rituale formula di consacrazione sacerdotale, nulla avrebbe avuto da spartire con la benedictio et fractio panis operata dal Cristo. Finanche il Pater Noster, prerogativa dei «buoni Cristiani», presentava talune varianti che, lungi dal costituire un'alterazione (o, peggio, una falsificazione, come sostenne Moneta da Cremona) dell'orazione trasmessa dal Redentore, la rendevano pienamente conforme alla tradizione cristiana delle origini: innanzi tutto la recitazione di una dossologia finale che, adottata dalla Chiesa ortodossa, figurava in tutte le traduzioni slave (per cui non sbagliava Runciman a ritenere che i Catari derivassero la loro versione del Pater direttamente da fonti greche o con la mediazione di testi slavi); quindi l'uso della formula «pane sovrastanziale» in luogo di «pane quotidiano», in linea con la traduzione geronimiana dell'«epioúsion» (alla lettera, «del domani») del Vangelo di Matteo."

  L'AUTORE – Paolo Lopane è nato a Bari, dove insegna. Membro della Società di Storia Patria per la Puglia e dell'Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi dell'Università di Bari, ha pubblicato nel 2000 un documentato saggio sul catarismo occitano – "Il risveglio della gnosi nella Francia albigese" (Besa Editrice) – cui ha fatto seguito nel 2004 un saggio sull'Ordine dei Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, dal titolo "I Templari. Storia e leggenda" (Besa Editrice). Nello stesso anno ha contribuito con uno studio sugli insediamenti cavallereschi nel Meridione d'Italia ("La presenza templare nella Valle dell'Ofanto") alla stesura del volume "Ofanto", a cura di A. Ruggiero. Nel 2012 ha poi curato un saggio miscellaneo sul poeta armeno Hrand Nazariantz – "Hrand Nazariantz, Fedele d'Amore" – vincitore della XXIX edizione (2013, sez. XIV) del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura "Nuove Lettere", indetto dall'Istituto Italiano di Cultura di Napoli e dalla rivista letteraria internazionale "Nuove Lettere". Collabora con riviste specializzate.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione, di Leo Lestingi – Premessa - Parte I. L'eresia - Capitolo I. «Catari o Paterini» - Capitolo II. Dal «secolo oscuro» alla Patarìa - Capitolo III. I «profeti dell'Apocalisse» - Capitolo IV. Il «battesimo di Cristo» - Capitolo V. L'endura - Capitolo VI. «Liberas nos a malo» - Capitolo VII. Fuochi a Occidente - Capitolo VIII. La «cancrena» dei Balcani - Capitolo IX. L'«Apostolo della Luce» - Capitolo X - All'ombra del Rodope - Capitolo XI. Il Paese d'oc - Capitolo XII. I «bon ome» - Capitolo XIII. «Bene stage Madona Horiente» - Parte II. La reazione - Capitolo I. «Par le commant de l'Apostole» - Capitolo II. «Una fede, una legge, un re» - Capitolo III. La Crozada - Capitolo IV. Pax Christi, Pax romana - Capitolo V. «Eia igitur, Christi milites!» - Capitolo VI. «Montfort! Montfort!» - Capitolo VII. I «Cani del Signore» - Capitolo VIII. Montségur - Bibliografia - Indice dei nomi