Il diritto del duce Stampa E-mail

a cura di Luigi Lacchè

Il diritto del duce
Giustizia e repressione nell'Italia fascista


Donzelli Editore, pagg.XXXVIII-313, € 30,00

 

lacchè diritto  IL LIBRO – Giustizia e repressione: quali rapporti hanno intrattenuto nel processo di sviluppo, consolidamento e crisi del regime fascista? Questo binomio rappresenta un'importante prospettiva a partire dalla quale ricostruire la storia di qualsiasi regime totalitario, e del fascismo in particolare, visto che in questo caso la storiografia ha insistito soprattutto sulla repressione, trascurando il fatto che il regime fascista ha coltivato un'idea e una cultura istituzionale della «giustizia» in parte nuove, in parte collegate alle fragili radici del principio di legalità dello Stato liberale.
  Attraverso l'analisi dei protagonisti istituzionali, dei codici, degli organismi giudiziari, delle logiche e delle pratiche politico-giuridiche, nei saggi che compongono questo volume si delinea il processo di torsione in chiave repressiva che gli organi di giustizia hanno subito durante il ventennio all'interno di un quadro di asserita legalità, evidenziando altresì l'influsso che i «discorsi della giustizia» hanno avuto sulle forme giuridiche, politiche, istituzionali del fascismo.
  Dall'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato al ruolo della magistratura, dai codici Rocco alla giustizia della razza, dall'utilizzo dei manicomi giudiziari per la repressione del dissenso all'erosione dello Stato di diritto: il regime usa, aggiorna, strumentalizza i linguaggi e le rappresentazioni della giustizia ricorrendo a forme e procedure che valorizzano la logica del «processo» e della «giustizia».
  Ne emerge il quadro di una giustizia intesa come «sistema integrato» che ricomprende ideologie, dottrine e pratiche di prevenzione e di repressione e che ebbe, sotto il fascismo, un'indubbia «valenza costituzionale», secondo un modello che serviva a «reprimere» ma anche a istituzionalizzare il regime e a governare il «nuovo» Stato.

  DAL TESTO – "Il fascismo si trovò di fronte a un dilemma: o trasformarsi o perire. Per questo l'ideologia fascista si realizzò attraverso lo Stato che affermava il proprio dominio «su tutte le forze esistenti nel paese, tutte coordinandole, tutte inquadrandole e tutte indirizzandole ai fini superiori della vita nazionale». Le basi dello Stato divenivano il potere esecutivo e l'organo della rivoluzione fascista «costituzionalizzata», il Gran Consiglio del fascismo, organo permanente e garante della continuità.
  "La giustizia «non era solo repressione; aveva un senso anche come tecnica di costruzione di consenso intorno alla nuova immagine del potere» (Colao). Per il guardasigilli la giustizia penale «era infatti specchio dei principi fondamentali fissati dalla Rivoluzione spirituale, che creò il presente Regime politico», «"tutti gli istituti processuali" parevano poter offrire un grande contributo all'edificazione dello Stato e anche dell'uomo nuovo del fascismo». Mussolini su «Gerarchia» spiegava bene il senso del diritto penale politico, inaugurato dalla legge sui fuorusciti del gennaio del 1926: «Cambiare la faccia fisica all'Italia e i connotati morali agli Italiani». La giustizia e il diritto penale politico sono chiamati a operare nello spazio strategico che unisce repressione e consenso. La giustizia è il campo nel quale la violenza del fascismo e la legittimità dello Stato nazionale trovano forme di combinazione e di conciliazione capaci di generare repressione ma anche consenso."

  IL CURATORE – Luigi Lacchè è professore ordinario di storia del Diritto medievale e moderno nel Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Macerata. Si è occupato di storia costiruzionale e di storia del diritto e della giustizia penale. Tra gli ultimi lavori: "Justices militaires et guerres mondiales. Military Justices and World Wars. Europe 1914-1950" (Ucl, 2013, con J. M. Berlière, J. Campion, X. Rousseaux); "Questione criminale e identità nazionale in Italia tra Otto e Novecento" (Eum, 2015, con M. Stronati); "Giustizia penale e politica in Italia tra Otto e Novecento. Modelli ed esperienze tra integrazione e conflitto" (Giuffrè, 2015, con F. Colao e C. Storti).

  INDICE DELL'OPERA – Tra giustizia e repressione: i volti del regime fascista. Introduzione, di Luigi Lacchè (1. Delimitazione del tema - 2. Alfredo Rocco e la dimensione costituzionale della giustizia nel fascismo - 3. La giustizia penale tra la crisi dello Stato liberale e gli inizi del fascismo - 4. Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato: nuove linee di ricerca - 5. La razza e i traditori - 6. Fiat iustitia ne pereat mundus? L'architettura della giustizia) - I. Lavoratori ribelli e giudici eversivi. Sciopero e licenziamento collettivo nella giurisprudenza di Cassazione tra 1900 e 1922, di Claudia Storti (1. La magistratura sul fronte della crisi sociale: ragioni della giustizia e ragioni della legge - 2. Il doppio volto della legge: minacce e violenze come unico limite alla liceità penale dello sciopero nell'industria e nel commercio - 3. Il doppio volto della legge: il licenziamento collettivo nella giurisprudenza della Cassazione civile - 4. Lavoratori ribelli e giudici eversivi dei «principi fondamentali di diritto» - 5. Il punto di non ritorno) - II. I processi ai «maggiori esponenti di idee contrarie al governo nazionale» prima dell'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, di Floriana Colao (1. Repressione e consenso. Una premessa tra diritto e letteratura - 2. Il processo ai comunisti italiani del 1923 - 3. Il processo Salvemini, il processo De Gasperi, il processo di Savona - 4. Una conclusione tra diritto e letteratura) - III. I reati contro lo Stato e l'intreccio tra fascismo e democrazia negli anni venti e trenta del Novecento: vilipendio, libello sedizioso e la sospensione della legalità, di Stephen Skinner (1. Posizionando l'analisi - 2. Vilipendio dello Stato nel codice Rocco - 3. Libello sedizioso e diritto britannico: «Hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère?» - 4. Reati contro lo Stato, potere dello Stato e sospensione del principio di legalità - 5. Conclusioni) - IV. La magistratura e la politica della giustizia durante il fascismo attraverso le strutture del ministero della Giustizia, di Antonella Meniconi (1. Una magistratura fascista? - 2. L'apparato del ministero della Giustizia sotto la guida di Alfredo Rocco (1925-32) - 3. L'apparato della giustizia al culmine della dittatura - 4. L'Ufficio del personale e il legislativo - 5. Una considerazione finale) - V. Il confino di polizia, la «Schutzhaft» e la progressiva erosione dello Stato di diritto, di Camilla Poesio (1. L'adozione di misure liberticide - 2. L'indebolimento dell'apparato giudiziario e la sua subordinazione alla polizia - 3. L'assottigliamento del limite tra pubblico e privato - 4. La negazione del nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali - 5. Condizioni di detenzione fuori dal diritto) - VI. Il diritto penale totale. «Sistema di valori» o mera repressione?, di Barbara Bushart (1. Le ideologie: la Germania - 2. Le ideologie: l'Italia - 3. Legge e diritto in Germania - 4. Il diritto penale tra «materiale» e «formale» - 5. Delitti, pene, misure preventive) - VII. La grazia e la giustizia durante il fascismo, di Monica Stronati (1. Grazia e giustizia nello Stato liberale - 2. La grazia in età liberale tra teoria e prassi - 3. Lo Stato fascista e la pena di morte - 4. Il regime e la divisione dei poteri - 5. La grazia e il sistema penale - 6. Il codice di rito del 1931 - 7. L'opinione pubblica e l'abolizione della giuria nel 1931 - 8. Il duce, la grazia e le sentenze «suicide») - VIII. Per una storia del Tribunale speciale: linee di ricerca tra vecchie e nuove acquisizioni, di Leonardo Pompeo D'Alessandro (1. Una premessa - 2. «Uno speciale organo di giurisdizione a salvaguardia della Rivoluzione» - 3. Le norme e la prassi - 4. I magistrati al servizio del Tribunale speciale) - IX. Il segreto politico nella giurisprudenza del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, di Alessandra Bassani e Ambra Cantoni (1. Introduzione - 2. La ricerca - 3. La procedura «militare» di un tribunale «politico» - 4. Il codice penale di Alfredo Rocco - 5. Il segreto «politico»: gli affari interni - 6. Il segreto «politico»: gli affari internazionali - 7. Il segreto economico - 8. Conclusioni) - X. La follia nei processi del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, di Matteo Petracci (1. L'accertamento della responsabilità penale - 2. Smascherare i simulatori - 3. Le perizie psichiatriche - 4. Antifascismo e follia - 5. L'origine delle psicosi: una possibile spiegazione - 6. Le misure di sicurezza e l'internamento in manicomio giudiziario) - XI. Il Tribunale del popolo durante il dominio nazista (1934-45), di Thomas Vormbaum (1. Il preludio - 2. Competenza del Tribunale del popolo - 3. Competenza sostanziale e giurisprudenza - 4. Lo stile delle sentenze - 5. Un confronto con il Tribunale del popolo dopo il 1945) - XII. La giustizia della razza. I tribunali e l'art. 26 del r.d. 1728 del 17 novembre 1938, di Giuseppe Speciale (1. Le norme (1938-43) - 2. L'irrompere del concetto di razza nell'ordinamento - 3. L'art. 26 del r.d. 1728 del 17 novembre 1938 nei tribunali - 4. Voci fuori dal coro) - XIII. I tribunali speciali della Repubblica sociale italiana, di Toni Rovatti (1. I Tribunali straordinari provinciali e il Tribunale speciale straordinario - 2. Il Tribunale speciale repubblicano per la difesa dello Stato - 3. I Tribunali militari regionali e i Tribunali militari straordinari) - Indice dei nomi - Gli autori