L'uomo nuovo. Tre racconti |
Aleksandr Solženicyn
IL LIBRO – Dopo l'esordio nel 1962 con "Una giornata di Ivan Denisovic" e altri racconti che l'avrebbero reso famoso nel mondo, il premio Nobel Aleksandr Solženicyn si dedica a romanzi e cicli narrativi sempre più imponenti. Negli anni Novanta, tornato in Russia dopo la permanenza americana, Solženicyn si dedica con estrema efficacia alla forma breve dei racconti. I protagonisti dei tre racconti sull'Uomo nuovo, inediti in italiano, ci riportano agli anni Venti del Novecento. Sono personaggi sul cui entusiasmo e dedizione dovrebbero edificarsi il Mondo nuovo e l'Uomo nuovo preconizzati dalla Dottrina e dalla Propaganda sovietica. Il primo racconto narra la vicenda del professore severo e dell'allievo negato per gli studi ma che ha fatto strada nel nuovo assetto politico-poliziesco. L'allievo che riuscirà a indurre il docente a venire meno al suo dovere educativo, fino a farsi delatore di colleghi e amici. Il secondo racconto riguarda due giovani donne e narra, per l'una come sia distruttiva la cieca violenza a cui si adatta per poter sopravvivere e ottenere vantaggi materiali; per l'altra, descrive l'eroismo e l'abnegazione di un'insegnante di lettere che cerca di trasmettere ai propri allievi contenuti morali ed eterni, nonostante i programmi scolastici sovietici: lei continuerà su questa strada pur sapendo di essere votata alla sconfitta. Il terzo racconto, infine, dipinge uno sconfitto senza speranza. E il ragazzo contadino, figlio di kulaki deportati, che dal campo di lavoro forzato, dove sta morendo di fame, si rivolge a un "grande scrittore" con una richiesta di aiuto concreto. Lo scrittore di regime, "ingegnere di anime2, si limita ad apprezzare la freschezza della lettera con la sua parlata popolare e si ripromette di utilizzarne qualche spunto nel suo prossimo romanzo. Qui l'abisso dell'umano e raggiunto. DAL TESTO – "La vita diventava sempre più dura. Ora le tessere alimentari davano diritto un giorno a duecento e il giorno dopo a trecento grammi, alternativamente. Era la fame per tutti. E nei villaggi della provincia, a quel che si diceva, di fame si moriva. Nelle vie della città si trovavano persone venute dalla campagna morte di inedia sui marciapiedi. Nasten'ka non si era mai imbattuta in un cadavere, ma un giorno aveva bussato alla loro porta una contadina del Kuban, emaciata all'estremo, che si reggeva a malapena in piedi. Le diedero da mangiare della loro minestra e lei raccontò senza una lacrima di aver seppellito i suoi tre bambini piccoli e poi di aver vagato senza una meta per la steppa, nel tentativo di salvarsi. L'intero Kuban era circondato dalle truppe, davano la caccia ai fuggiaschi e li costringevano a tornare alle loro case. Lei era riuscita a infilarsi di notte attraverso l'accerchiamento, ma anche salire su un treno passeggeri era pericoloso: individuavano i campagnoli attorno alle stazioni e nei vagoni per rispedirli verso morte certa, o in prigione. L'AUTORE – Aleksandr Solženicyn (1918-2008), premio Nobel per la letteratura nel 1970, è il più importante e noto scrittore russo della seconda metà del Novecento. Celebrato narratore dopo il 1962 ("Una giornata di Ivan Denisovič" e altri racconti), viene espulso dall'URSS nel 1974 per le opere proscritte e pubblicate solo all'estero, tra cui "Arcipelago Gulag" e altri saggi dirompenti, oltre al ciclo storico-narrativo "La Ruota Rossa". Dopo un esilio di vent'anni rientra in Russia e si dedica a correggere e ultimare le proprie opere. Jaca Book nel 1968, per prima in Occidente, pubblicò una raccolta di articoli di Solženicyn dal titolo "Tra autoritarismo e sfruttamento" che conteneva anche la famosa lettera del 16 maggio 1967 al Comitato degli scrittori. Dal 2012 Jaca Book ha ripreso a pubblicare scritti di Solženicyn, iniziando con il romanzo giovanile "Ama la Rivoluzione!" e proseguendo con i racconti dell'"Uomo nuovo". INDICE DELL'OPERA – Giovani e forti - Nasten'ka - La confettura di albicocche - Note al testo - Bibliografia. Qualche testo di riferimento in italiano |