Storia dell’Iri. Vol. 2 Stampa E-mail

a cura di Franco Amatori

Storia dell’Iri
Vol. 2: Il «miracolo» economico e il ruolo dell'IRI. 1949-1972

Laterza, pagg.707, € 38,00

 

amatori_iri2  IL LIBRO – L’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) nasce nel 1933, per volere di Mussolini e su progetto di Alberto Beneduce, con l’intento di evitare il fallimento delle principali banche e imprese italiane e con esso il crollo dell’economia, già provata dalla crisi mondiale esplosa nel 1929. Dal dopoguerra l’Istituto è protagonista prima della ricostruzione e poi del miracolo economico. Dopo le difficoltà emerse negli anni ’70 e il programma di ristrutturazione e rilancio degli anni ’80, l’IRI conclude la sua attività nel 2002 dopo le operazioni di privatizzazione che contribuiscono in misura significativa al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e all’adesione italiana all’euro.
  In questo volume sono trattati gli anni 1950-1970, quelli del boom economico e delle maggiori trasformazioni della società italiana, con una crescita annua del reddito del 6% e l’eccezionale affermazione dell’industria, che diventa un fenomeno irreversibile. Di questa grande stagione l’IRI è protagonista. Soprattutto nel settore siderurgico, dove con il Piano Sinigaglia la produzione aumenta di tre volte, consentendo all’Italia di passare dal nono al sesto posto nel mondo. La presenza del Gruppo si estende a molti e significativi comparti produttivi: le infrastrutture di trasporto, le telecomunicazioni, la gestione di un mezzo nuovo come la televisione, la progettazione e la fabbricazione di prodotti di successo come la ‘Giulietta’. Innovazione e creatività che producono nella dirigenza dell’IRI aspettative positive per il futuro delle rispettive imprese, mentre un impegno straordinario viene dedicato ai programmi di industrializzazione del Mezzogiorno. «IRI una formula per il progresso», recita un fortunato slogan di quegli anni. La proprietà pubblica unita a un management competente e alla diffusa presenza di azionisti privati rappresenta la ‘virtuosa’ miscela di elementi socio-politici ed economici, così che l’Istituto viene ammirato e studiato in tutto il mondo. Ma il successo ha i suoi rischi. L’IRI è caricato di troppi compiti e inizia a essere messo in discussione il complesso equilibrio insito nel suo duplice ruolo di holding di imprese competitive e di strumento per la politica economica.

  DAL TESTO – “Fra quanti vedevano nelle partecipazioni statali uno strumento importante nell'agone politico ed economico, non giocano, almeno in quegli anni, un ruolo importante le sinistre: il Partito socialista e il Partito comunista. Le aziende pubbliche che si raggruppavano attorno all'IRI potevano rappresentare un elemento decisivo in una strategia riformista, come avveniva in diversi paesi europei. Ma nella sinistra italiana, legata a posizioni terzinternazionaliste, l’IRI rappresentava un escamotage del grande capitale per mantenersi in ogni caso in vita. Con maggiore benevolenza veniva visto l'Eni, per la sua azione palesemente avversa ai grandi gruppi privati, come la Montecatini e la Edison, e alle «Sette sorelle» e per i suoi accordi con l'Unione Sovietica e i paesi del Terzo Mondo in anni di rigide contrapposizioni internazionali. La via maestra rimaneva però, per comunisti e socialisti, quella della nazionalizzazione, che si contrapponeva drasticamente alla «formula IRI», ovvero al suo connubio di proprietà pubblica e stile gestionale orientato al mercato e all'intervento di investitori privati.
  “La «formula» raggiunge il suo apogeo negli anni della lunga presidenza Petrilli; in quel periodo si poteva sostenere che la grande impresa pubblica sapeva stare sul mercato meglio di quella privata, nell'interesse del paese. Nelle sue riflessioni sullo Stato imprenditore, Petrilli, prolifico conferenziere e scrittore, si riallaccia alla concezione di Beneduce quando proclama l'IRI strumento al servizio del governo, con l'importante differenza, però, che allora si trattava di un rapporto personale, fiduciario, fra Beneduce e Mussolini.”

  IL CURATORE – Franco Amatori è ordinario di Storia economica all’Università Bocconi. Si è occupato soprattutto di Storia d’impresa, un settore nel quale si è specializzato ad Harvard sotto la guida di Alfred Chandler e David Landes. È stato presidente dell’European Business History Association nel 2000 e nel 2001 ed è membro onorario dell’American Historical Association. Fra le sue più recenti pubblicazioni: La storia d’impresa come professione (Marsilio 2008); Business History. Complexities and Comparisons (con Andrea Colli, Routledge 2011); Entrepreneurial Typologies in the History of Industrial Italy: Reconsiderations in “Business History Review”.

  INDICE DELL’OPERA – Un profilo d’insieme: l’età dell’IRI, di Franco Amatori (1. L’IRI nella grande trasformazione - 2. L’evoluzione dell’assetto istituzionale - 3. Continuità e cambiamento nel modello IRI - 4. Il panorama internazionale - 5. Progresso tecnico e impegno nel Mezzogiorno – 6. Una conglomerata troppo vasta - 7. Economicità, oneri impropri, fondo di dotazione - 8. Punti di forza e di debolezza della formula IRI) - 1. La grande stagione dell’IRI , di Andrea Colli (1. Il «miracolo economico» - 1.1. I dati della «grande trasformazione» - 1.2. Le determinanti della crescita - 2. L’impresa pubblica negli anni dello sviluppo accelerato - 2.1. Le partecipazioni statali: il contributo alla crescita - 2.2. Una presenza pervasiva - 2.3. L’IRI dalla ricostruzione al miracolo - 3. L’IRI del miracolo economico - 3.1. 1949-1955: dismettere (poco), ristrutturare (molto), progettare - 3.2. I grandi programmi: consolidamento ed espansione (1956-1963) - 3.3. L’IRI tra nuovi slanci e segnali di crisi (1964-1972) - 4. L’IRI nell’economia italiana: una valutazione d’insieme - 4.1. L’IRI al cuore dell’economia italiana - 4.2. La «componente estera»: l’IRI nell’economia internazionale - 4.3. Il prezzo della leadership - 5. «Governance» e potere nell’IRI - 5.1. Controllo pubblico e azionisti di minoranza - 5.2. Nuove geometrie nel governo dell’IRI - 6. Conclusioni. Un IRI, molti IRI - 6.1. L’IRI gruppo industriale - 6.2. L’IRI strumento di politica industriale - 6.3. L’IRI e la «governance» di un gruppo pubblico) - 2. Biografie di un gruppo dirigente (1945-1970), di Daniela Felisini (1. Introduzione - 1.1. Le radici culturali - 1.2. Nodi e scansioni - 2. «Rifare l’Italia!». Il consolidamento del gruppo dirigente - 3. Per un vertice forte: Aldo Fascetti e Salvino Sernesi - 4. La lunga presidenza di Giuseppe Petrilli - 5. Manager o imprenditori? - 6. Pasquale Saraceno, l’ideologo dell’IRI - 7. Da arcipelago a gruppo: gli uomini del controllo finanziario - 8. Gestire ma anche formare - 9. Innovazione e modernizzazione: gli ingegneri - 10. Una riflessione conclusiva) - 3. Il rinnovamento delle relazioni industriali e la nascita dell’Intersind: un esperimento di regolazione sociale (1954-1969), di Ferruccio Ricciardi (1. 1954-1958: le premesse politiche del distacco dalla  Confindustria - 1.1. Laburismo cristiano e intervento pubblico nell’economia - 1.2. Lavoro e impresa pubblica: dalla mozione Pastore al ministero delle Partecipazioni statali - 2. 1958-1961: lo «sganciamento» tra questioni organizzative e volontarismo manageriale - 2.1. La missione istituzionale dell’Associazione: il nodo dell’autonomia e i rapporti con l’IRI - 2.2. Pensare le politiche del lavoro: l’IRI e il Servizio problemi del lavoro - 2.3. Le relazioni sociali nello stabilimento siderurgico Cornigliano-Italsider: razionalizzazione della manodopera e regolazione del conflitto - 3. 1962-1969: contrattazione articolata e regolazione sociale - 3.1. Il primo «strappo»: il protocollo Intersind del 1962 e il contratto separato dei metalmeccanici - 3.2. Alla ricerca di un nuovo patto sociale: programmazione economica e relazioni industriali - 3.3. La proposta di accordo-quadro della Cisl: troppo presto? - 3.4. La «sfida che spacca le aziende»: gli effetti dell’autunno caldo sulla contrattazione collettiva - 4. Conclusioni) - 4. Le nuove funzioni d’impresa: formazione, comunicazione, ricerca e sviluppo, di Fabio Lavista e Ferruccio Ricciardi (1. Introduzione - 2. Mestiere e formazione operaia: dalle scuole aziendali ai centri Ifap - 3. Tecnici o dirigenti? L’Ifap e la costruzione di un nuovo profilo manageriale - 3.1. L’antefatto: i corsi per la preparazione alle carriere industriali negli anni di Beneduce - 3.2. I bisogni di formazione del «middle management»: un’inchiesta del 1959 - 3.3. Il centro di formazione per dirigenti: la proposta «generalista» di Felice Balbo - 3.4. Circolazione dei saperi manageriali: dall’Ipsoa alla Pietro Gennaro & Associati - 4. La comunicazione d’impresa: tra stampa aziendale e «public relations» - 5. La ricerca e sviluppo dalla ricostruzione al «miracolo» - 6. Gli anni Sessanta: in cerca dell’indipendenza tecnologica - 7. Conclusioni) - 5. L’IRI, la nazionalizzazione dell’industria elettrica e le scelte di investimento degli indennizzi, di Marina Comei (1. Prima di Finelettrica: l’espansione «involontaria» dell’IRI «semplice azionista» delle società elettriche - 2. Gli anni di Finelettrica: il riassetto delle partecipazioni IRI e l’azione di Finelettrica in un quadro economico e politico in trasformazione - 3. IRI vs Eni: il nucleare e il dibattito sull’ente unico per l’energia - 4. Verso la nazionalizzazione: il tramonto dell’ipotesi di irizzazione dell’industria elettrica e le ragioni di una sconfitta - 5. Gli indennizzi: il decennio 1963-1973, nuovi investimenti e diversificazione) - 6. Il finanziamento dell’IRI e i rapporti con il sistema bancario (1948-1972), di Leandro Conte e Giandomenico Piluso (1. Introduzione - 2. L’IRI e le banche controllate - 3. Le banche IRI: imprese strategiche «sui generis» - 4. Il ridimensionamento delle banche di interesse nazionale - 5. Il finanziamento dell’IRI: i caratteri generali - 6. Le modalità della gestione finanziaria - 7. I risultati della gestione finanziaria - 8. Imprese private, imprese pubbliche e gruppo IRI - 9. Conclusioni) - 7. Dallo statuto del 1948 alla programmazione economica nazionale, di Fabio Lavista (1. Introduzione - 2. Il nuovo statuto dell’IRI del 1948 - 3. L’istituzione del ministero delle Partecipazioni statali: un nuovo modello di «governance» - 4. La programmazione economica nazionale - 5. Conclusioni) - 8. L’IRI e il Mezzogiorno. Una interpretazione, di Augusto De Benedetti (1. Gli ultimi fuochi - 2. Sotto il segno dell’incertezza - 3. Il tempo delle riforme. L’avvio delle politiche meridionalistiche - 3.1. La Svimez delle origini - 3.2. Come nasce la Cassa - 3.3. Le risorse e i vincoli della crescita - 4. L’ordinamento delle partecipazioni statali e le politiche di industrializzazione - 4.1. Un dilemma insoluto: il ministero delle Partecipazioni statali - 4.2. Il sistema degli incentivi e l’industrialismo a senso unico - 4.3. Primi bilanci: la latitanza del capitale privato - 4.4. Una prospettiva diversa - 5. Apogeo e crisi dell’industrialismo meridionalista - 5.1. Taranto al quadrato - 5.2. Sforzi di sviluppo concentrato. Quadro d’assieme - 5.3. Un’altra via. L’Alfa e la meccanica di massa - 5.4. Il legno storto dell’Alfasud - 5.5. Il cerchio si chiude - 6. Epilogo. La forza dei conti) - Gli Autori - Indice dei nomi - Indice degli istituti bancari, delle società e degli enti