Critica marxista n.4, luglio/agosto 2012
Edizioni Dedalo, pagg.80, € 8,00
Sul n.4/2012 di Critica marxista, Michele Pistillo prende spunto dal recente volume del prof. Canfora, Gramsci in carcere e il fascismo, per esaminare il significato del noto Appello ai fratelli in camicia nera dell’agosto 1936. “Si tratta – spiega l’Autore - di un testo molto lungo, con un tono fortemente propagandistico, dettagliatissimo. A parte il modo, certamente non appropriato, con il quale è stato realizzato, esso esprimeva l'esigenza di una linea politica più aderente alla realtà del paese. Grieco, in una dichiarazione ampia e non reticente, si diceva «responsabile» di aver scritto l'Appello e degli errori che ne erano seguiti […]. Questa autocritica esprime da un lato il segno dei tempi (tra l'incudine delle persecuzioni poliziesche e i giudizi nei confronti del Pci dati del Comintern con l'accetta), dall'altro lato la grande onestà di Grieco, che non era […] l'unico responsabile di quella iniziativa, la quale avrà, negli anni successivi, sviluppi importanti, fino alla tanto discussa amnistia voluta da Togliatti (giugno 1946), nei confronti dei fascisti che non si erano macchiati di gravi colpe e delitti”. Fu lo stesso Togliatti, peraltro, il primo esponente comunista a sollevare “l’esigenza di un richiamo al programma fascista del 1919”. “Già nel 1935, nell'Appello del Comitato centrale del Pci, scritto da Togliatti, contro la guerra all'Abissinia, è delineata la linea della «riconciliazione nazionale» (l'Appello ha per titolo Salviamo il nostro paese dalla catastrofe). Si tratta di una politica ardita, che solleva dubbi e discussioni (Di Vittorio è contro l'entrata nei sindacati fascisti, ma poi converrà con gli altri sulla politica della "riconciliazione"). L'estensore dell'Appello non è il solo Grieco, anche se egli si assume tutte le responsabilità. L'Appello è scritto da Grieco, da Sereni, da Di Vittorio. Togliatti, che pure si era fatto promotore di questa linea, non partecipa alla sua stesura, ma la sua firma apre il lungo elenco dei firmatari, con proprio nome e cognome”. Anche Fabio Frosini si occupa del citato volume di Canfora, concentrando l’attenzione sulle tre lettere che Ruggiero Grieco scrisse il 10 febbraio 1928 ad Antonio Gramsci, Mauro Scoccimarro e Umberto Terracini, detenuti a San Vittore in attesa di giudizio. L’articolo è anche l’occasione per esaminare il rapporto tra i Quaderni gramsciani e il pensiero di Croce. Angelo Rossi recensisce il recente volume di Giuseppe Vacca, Vita e pensieri di Antonio Gramsci. Secondo l’Autore, questo libro “segna un reale progresso nello studio del pensatore sardo, grazie anche all'utilizzazione, tra l'altro, di importanti documenti inediti tratti dalle carte delle sorelle Schucht e dell'economista Piero Sraffa. Perdurando la difficoltà di accedere agli archivi ex-sovietici, per quel che riguarda le fonti, il lavoro di Vacca si colloca sul piano più avanzato della ricerca storica riguardante Gramsci e merita pertanto uno studio che non solo ne apprezzi gli incontestabili risultati, ma anche segnali gli "appuntamenti critici" che la lettura del saggio prefigura per lo stesso autore e per coloro che sono impegnati nell'odierna Gramsci Renaissance, riguardante l'italiano del Novecento più studiato nel mondo”. “Tra i risultati acquisiti da Vacca – aggiunge Rossi - vi è l'accertamento dell'appartenenza della moglie Giulia sin dal dicembre 1924 all'Ogpu, cioè l'organizzazione preposta alla sicurezza dello Stato sovietico, ma viene registrato che in diversi modi il rapporto con l'attività di informazione di Giulia risaliva al 1922, l'anno in cui conobbe Gramsci. Al rivoluzionario italiano Julca si legò non solo sentimentalmente, ma stabilì con lui un rapporto anche di impegno ideale e politico che si alimentava di studio e di lavoro in comune. Anche in seguito, fino a quando lo permise il decorso della sua malattia, la compagna di Gramsci svolse un ruolo non puramente esecutivo ma di collegamento tra il Pci e l'organizzazione statale sovietica, in cui prevalente era l'esigenza del controllo e della sicurezza. Affermare quindi che Julca era una funzionaria dell'Ogpu non è una forzatura, ma la constatazione di un dato di realtà - che nulla toglie, beninteso, alla veridicità della loro storia d'amore”.
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