Limonov |
Emmanuel Carrère Limonov Adelphi Edizioni, pagg.356, € 19,00
IL LIBRO – Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: «è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio» si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato «che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale». La vita di Eduard Limonov, però, è innanzitutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante – a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il «duro metallo di cui è fatta la sua anima», Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo, senza mai chiudere gli occhi, con una temerarietà e una pervicacia che suscitano rispetto. Ed è senza mai chiudere gli occhi che Emmanuel Carrère attraversa questa esistenza oltraggiosa, e vi si immerge e vi si rispecchia come solo può fare chi, come lui, ha vissuto una vita che ha qualcosa di un «romanzo russo». DAL TESTO – “Il pensiero politico di Eduard era confuso, approssimativo. Sotto l'influenza di Dugin diventa ancora più confuso, ma un po' meno approssimativo. Si arricchisce di riferimenti. Ben lungi dal contrapporre fascismo e comunismo, Dugin venera entrambi in egual misura, e accoglie alla rinfusa nel suo pantheon Lenin, Mussolini, Hitler, Leni Riefensthal, Majakovskij, Juhus Evola, Jung, Mishima, Groddeck, Jünger, Meister Eckhart, Andreas Baader, Wagner, Lao-tzu, Che Guevara, Srī Aurobindo, Rosa Luxemburg, Georges Dumézil e Guy Debord. Se, tanto per vedere fin dove può spingersi, Eduard propone di accogliere anche Charles Manson, nessun problema, c'è posto anche per lui. I tuoi amici sono miei amici. Rossi, bianchi, neri, non fa differenza: quel che conta – ha ragione Nietzsche - è lo slancio vitale. Eduard e Dugin si trovano presto d'accordo sul fatto che i loro colleghi dell'opposizione volano basso. Certo, Alksnis gli piace, ma gli altri... E soprattutto, Eduard e Dugin scoprono di essere complementari. L'uomo di pensiero e l'uomo d'azione. Il brahmano e il guerriero. Il mago Merlino e re Artù. Insieme faranno grandi cose.” L’AUTORE – Emmanuel Carrère è nato a Parigi nel 1957. Nel 2011 ha pubblicato D'autres vies que la mienne, che in Francia ha conquistato classifiche e premi. INDICE DELL’OPERA – Prologo. Mosca, ottobre 2006-settembre 2007 - I. Ucraina, 1943-1967 - II. Mosca, 1967-1974 - III. New York, 1975-1980 - IV. Parigi,1980-1989 - V. Mosca, Char'kov, dicembre 1989 - VI. Vukovar, Sarajevo, 1991-1992 - VII. Mosca, Parigi, Repubblica serba di Krajina, 1990-1993 - VIII. Mosca, Altaj, 1994-2001 - IX. Lefortovo, Saratov, Engel's, 2001-2003 - Epilogo. Mosca, dicembre 2009
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