Curzio Malaparte. Una sofferta scrittura dentro la storia Stampa E-mail

Aa. Vv.

Curzio Malaparte (1898-1957)
Una sofferta scrittura dentro la storia
Atti del seminario (Panzano, ottobre 2007)

Edizioni Feeria / Comunità di San Leolino, pagg.250, € 13,00

 

aavv_malaparte  IL LIBRO – La vita e l'opera in Malaparte sono così strettamente legate da rendere problematico un approccio semplicistico al suo percorso umano e artistico. Nato a Prato il 9 giugno 1898 da padre tedesco, Curzio Malaparte (pseudonimo di Kurt Erich von Suckert) fu una figura poliedrica: fondatore di numerose riviste, collaboratore di vari giornali, soggettista, sceneggiatore, regista cinematografico e teatrale, oltre che fecondo scrittore. Un'attività intensa e variegata, che ha reso sempre difficile la sistemazione critica di uno dei testimoni più attendibili di quella generazione di intellettuali che, nata durante il fascismo, conobbe tutte le esperienze letterarie tra le due guerre.
  Recuperando anche la lezione contenuta ne Il Cristo proibito, unico film diretto da Malaparte, il presente volume ruota intorno alla salutare provocazione costituita dalla nuova edizione delle Opere scelte di Curzio Malaparte a cura di Luigi Martellini, profondo conoscitore e acuto indagatore della personalità e dell'opera dello scrittore pratese, proponendo un ventaglio di originali letture di alcune delle sue opere più significative, con una particolare attenzione alla sua genuina inquietudine religiosa.

  DAL TESTO – “Malaparte, nel suo romanzo La pelle, ha forse più di tutto il coraggio di confrontarsi, in mezzo a tutte le miserie umane, con la figura di Cristo, in un faccia a faccia autentico, libero, anche se sofferto e sfiduciato forse fino alla disperazione. Tutto il libro, infatti, e in questo Cecchi aveva visto giusto, ha un ininterrotto dialogo, sullo sfondo, con la figura di Cristo. Dalle prime pagine, in cui, quasi di sfuggita, Malaparte descrive gli americani (quelli rosei e sorridenti in mezzo agli appestati) come dei bravi cristiani: «Voglio bene agli americani perché sono buoni cristiani. Perché credono che Cristo sia sempre dalla parte di coloro che hanno ragione. Perché credono che è una colpa aver torto, che è cosa immorale aver torto. Perché credono che essi soli san galantuomini, e che tutti i popoli di Europa son, più o meno, disonesti. Perché credono che un popolo vinto è un popolo di colpevoli, che la sconfitta è una condanna morale, è un atto di giustizia divina».
  “Anche poche pagine dopo, a proposito dello splendido panorama del golfo di Napoli, scrive: «Io volevo bene a Jack perché era il solo, fra tutti i miei amici americani, che si sentisse colpevole, pieno di vergogna e miserabile, di fronte alla crudele, inumana bellezza di quel cielo, di quel mare, di quelle isole remote all'orizzonte. Era il solo a capire che quella natura non è cristiana, è fuori delle frontiere del cristianesimo, che quel paesaggio non è la faccia di Cristo, ma l'immagine di un mondo senza Dio, dove gli uomini san lasciati soli a soffrire senza speranza».
  “Così, lungo tutto il romanzo, riaffiora questa presenza in un silenzioso confronto invisibile che non viene mai meno. Come non vergognarsi d'essere uomini, nell'inferno descritto da Malaparte? E a questo interrogativo sembra cercare di rispondere nel colloquio con un altro amico americano, Jimmy, alla fine del romanzo, quando di fronte alle migliaia di morti che ne hanno riempito le pagine, Malaparte afferma la necessità della presenza di Cristo tra loro: «"Che bisogno c'è di un altro Cristo?" disse Jimmy. "Cristo ha già salvato il mondo, una volta per sempre". "Oh, Jimmy, perché non vuoi capire che tutti quei morti sarebbero inutili, se non ci fosse un Cristo fra loro? Perché non vuoi capire che vi son certamente migliaia e migliaia di Cristi, fra tutti quei morti? Lo sai anche tu che non è vero che Cristo ha salvato il mondo una volta per sempre. Cristo è morto per insegnarci che ognuno di noi può diventar Cristo, che ogni uomo può salvare il mondo col proprio sacrificio. Anche Cristo sarebbe morto inutilmente, se ogni uomo non potesse diventar Cristo e salvare il mondo”».”

  GLI AUTORI – Alessandro Andreini, docente alla Gonzaga University di Firenze; Lorenzo Artusi, docente di materie letterarie all'Istituto "Marsilio Ficino" di Figline Valdarno; Carlo Fiaschi, critico letterario; Luigi Martellini, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università della Tuscia (Viterbo); Carmelo Mezzasalma, superiore della Comunità di San Leolino, scrittore e critico letterario; Enrico Maria Vannoni, preside e docente di filosofia e storia all'Istituto "Marsilio Ficino" di Figline Valdarno.

  INDICE DELL’OPERA – Lettere per la Toscana. Un'introduzione, di Carmelo Mezzasalma – Premessa - Gli autori - Il Cristo "proibito" di Malaparte. La croce, alcuni segni, la morte, di Luigi Martellini - Generare lo scrittore dall'opera: Luigi Martellini e la sua lettura di Malaparte, di Carmelo Mezzasalma - Rifondare la società. Il progetto politico di Malaparte nelle sue riviste, di Carlo Fiaschi - Paragrafi di letture malapartiane tra cultura e religiosità. Una lettura di Tecnica del colpo di Stato (1931), di Enrico Maria Vannoni - Curzio Malaparte tra provocazione e ricerca della fede. Una lettura di La pelle (1949), di Lorenzo Artusi - Toscana tra la terra e il cielo. Una lettura di Maledetti toscani (1956), di Alessandro Andreini - Indice dei nomi