La filosofia di Indiana Jones Stampa E-mail

a cura di Claudio Bonvecchio

La filosofia di Indiana Jones

Mimesis Edizioni, pagg.267, Euro 18,00

 

bonvecchio_indianajones  IL LIBRO – Dall’Arca dell’Allenza al segreto dei teschi di cristallo, dall’America all’India passando per il Vecchio Continente, sfidando predatori, spie e militari, ora nazisti, ora sovietici: attraverso l’immaginario storico, geografico, ma soprattutto mitico a cui attinge la saga di Indiana Jones – quattro film di immenso successo, ma anche telefilm, fumetti, videogiochi – il genio di Lucas e Spielberg si cimenta in una sfida creativa che ha pochi analoghi nella cosiddetta cultura di massa. Una cultura rivolta all’entertainment, certo, ma non per questo ingenua o superficiale. Non stupisce dunque che nelle avventure di Indiana Jones sia presente una vera e propria visione del mondo, articolata e complessa. Un’immagine dell’uomo, un senso della vita, delle vicende terrene, del potere e della forza, che trovano espressione nella formazione e nelle avventure di questo personaggio che affonda le sue radici sia nel mondo del mito e del simbolo che in quello della cultura di una epoca: di quel “secolo breve” in cui le società sono mutate radicalmente. Ecco perché, se un grande filosofo come Heidegger sosteneva che bisognava trovare le radici del pensiero genuino nel linguaggio poetico, altrettanto si potrebbe dire per quello filmico, perché non diversamente dal primo quest’ultimo trae ispirazione da quel mondo immediato e inconscio da cui emergono le immagini primordiali, la trama subliminale che ispira ogni grande pensiero e ogni grande cultura.

  DAL TESTO – “L'Eroe è colui che si trova a sua insaputa, e con ragionevole riluttanza, a dover intraprendere una certa azione, come se in un preciso momento la sua linearità quotidiana venisse investita da una chiamata. È il Daimon che guida l'Eroe, non la razionalità contrattuale né l'istinto dell'avventura per sfuggire - come nel caso di Indy - alla routine accademica o alla mancanza di un trofeo. È suo malgrado che uno riesce in una operazione definibile a posteriori eroica, non certo per una spregiudicatezza di intenti e neppure per una casuale impudenza. Il destino stabilisce di rimettere in discussione la tranquillità consolidata attraverso la percezione di un movimento interiore, di un sentimento di inadeguatezza, di disagio, di estraneità a se stesso e all'ambiente circostante. Non mi pare che emerga nei comportamenti e nelle scelte del nostro personaggio quella "sensibilità mitica” di cui parla James Hillman. L'oggetto del suo momentaneo interesse è un reperto, non un simbolo che porta all'apertura di una porta di verità, alla percezione di una diversa Forma. Ogni decisione di viaggio, per Indy, è legata ad un fine, motorizzata da un risultato preciso. Essa segue una ragione circoscritta, ma manca di un presupposto irrinunciabile: quello di trasformare la persona e il suo agire esistenziale. Anche il fattore "urgenza", che caratterizza la chiamata del destino personale, in questo personaggio lo percepisco più come una emergenza di studio, o economica, o di prestigio, che non un'energia teleologica che assegna una virtù ai fatti che gli accadono. Lui li subisce, se la cava attraverso improbabili stratagemmi e inverosimili acrobazie, ma non fanno parte di una "crisi", dove il pericolo è direttamente proporzionale all'opportunità di trasformazione di sé, o almeno quest'ultima non viene colta. Quello di Indy mi pare più un darsi da fare che un agire con uno scopo definibile genericamente come superiore. È vitalistico, questo è vero. Ma essere vitalistici non significa avere consapevolezza del senso della propria vitalità, o quanto meno disinteressarsi e trascurare il lato più spirituale di questa istanza.”

  IL CURATORE – Claudio Bonvecchio, è Professore Ordinario di Filosofia delle Scienze Sociali, Presidente del Consiglio di Corso di Studi in Scienze della Comunicazione nell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese) e Coordinatore del Dottorato in Filosofia delle Scienze Sociali e Comunicazione Simbolica. È membro del Comitato Scientifico del Centro di Studi Internazionale sul Simbolico dell’Università degli Studi di Messina. Con Mimesis ha già pubblicato: Il sacro e la cavalleria (2005), Esoterismo e massoneria (2007), I viaggi dei filosofi (2008), La magia e il sacro (2010). Ha inoltre curato La filosofia del Signore degli Anelli (2008) e Le eresie di Agostino (2010).

  INDICE DELL’OPERA - Premessa, di Claudio Bonvecchio - Indiana Jones: un uomo, un mito, di Claudio Bonvecchio - Indiana Jones: le diverse prospettive dell'avventura, di Paola Bonvecchio Yachaya - Indiana Jones e l'Egitto, di Luca Daris - Indiana Jones e il cinema di animazione, di Giorgio E. S. Ghisolfi - L'Englishness linguistica e culturale di Indiana Jones, di Kim Grego e Alessandra Vicentini - L'Arca dell'Alleanza, di Elio Jucci - L'avventura esoterica di Indy, dal Graal al nazismo magico, di Errico Passaro - Un compito per l'archeologia. Immagini del sacro in Indiana Jones, di Roberto Revello - La verità ama nascondersi. Metafore del doppio in Indiana Jones, di Fabrizio Sciacca - Le avventure di Indiana Jones: una pericolosa contraffazione, di Adriano Segatori - Indiana Jones fra archeologia, arte e architettura, di Andrea Spiriti - Il mondo immaginato di Indiana Jones: il mito dell'eroe e della sua anima, di Teresa Tonchia - Gli Autori