Il nuovo volto di Ares Stampa E-mail

a cura di Claudio Bonvecchio

Il nuovo volto di Ares o il simbolico nella guerra post moderna

Cedam, pagg.X-386, Euro 24,79

 

bonvecchio_ares  IL LIBRO – La società occidentale vive per lo più nella quotidiana, beata, illusione che riduce la guerra al vago ricordo di remoti avvenimenti. Ne fa un episodio storico da rimuovere dalla memoria e di cui rifiuta la possibilità che si ripresenti. Almeno sul proprio territorio. Laddove è presente - quasi tutto il mondo extraeuropeo è dilaniato da conflitti - è vista non altrimenti che un incidente di percorso sulla strada del progresso: un che di doloroso e di deprecabile. Qualcosa che merita una distratta attenzione o una appassionata partecipazione emotiva, ma che comunque è sempre e solo rappresentata: dalle corrispondenze di guerra, dai servizi televisivi, dalle fotografie e dai racconti dei protagonisti. Una partecipazione che, per lo più, si presenta come una nobile e futile esercitazione di retorica, a secondo dei casi pacifista, sociale, religiosa o politica. La guerra viene, così, vissuta - da lontano e al sicuro - come il piccante condimento di una quotidianità anonima e tranquilla, fatta di piccole, banali, consuete, ripetitività borghesi. È l'inconsueto che suscita un brivido di orrore o un sadico segreto compiacimento che subito svanisce nella rassicurante certezza che, comunque, riguarda altri. È, in pari tempo, l'illusione e la speranza di rimanere estranei alla guerra, anche quando il fuoco del conflitto divampa in prossimità dei confini dell'Occidente: quelli in cui il paesaggio intellettuale si confonde con quello umano e la ragione mostra la sua impotenza dinnanzi al mistero della forza.

  DAL TESTO – “Questa condizione di spirito, per chi 1'abbia sperimentata in reali discrimine, cioè in guerra e, possibilmente, in reparti d'assalto, si rivela come una versione attenuata di quello stato di «furia sciamanica», di Wut o Grimm – per usare i termini germanici - che esaltano il guerriero sì da renderlo insensibile alla fatica, alle ferite, al dolore ed al terrore, alla fame ed alla sete. Dalla storia delle trasmigrazioni dei popoli, in particolare dalle saghe nordiche, conosciamo l'esistenza dei berserkir, «gli uomini dalla camicia d'orso», che in stato di estasi bellica precedevano urlando gli assalti delle schiere normanne e spesso ne determinavano la vittoria, compiendo degli autentici tour de force. La stessa tradizione, in campo celtico, vigeva circa gli Uladh (i velites nella traduzione latina) irlandesi pervasi di calore magico, che diffondevano il terrore al loro apparire, come Cu chulainn, possessore di vari geasa, fra cui, oltre al calore magico, la capacità di rigirarsi nella propria pelle, denotante l'autonomia dell'anima dal corpo fisico. Qui non parliamo di pure astrazioni storico-letterarie poiché le capacità più o meno sovrumane attribuite ai mitici eroi celtici ed ai berserkir scandinavi sono concretamente poteri, che nell'ambito sciamanico, come in quello dello Yoga tantrico, specialmente nelle sétte tibetane del genere degli gñin-ma-pa, vengono diligentemente apprese ed esercitate come ingresso ai gradi superiori della ascesi e della conoscenza.”

  IL CURATORE – Claudio Bonvecchio è Professore Ordinario di Filosofia delle Scienze Sociali, Presidente del Consiglio di Corso di Studi in Scienze della Comunicazione nell’Università degli Studi dell’Insubria (Varese), Coordinatore del Dottorato in Filosofia delle Scienze Sociali e Comunicazione Simbolica e Vice Direttore del Dipartimento di Informatica e Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria. È membro del Comitato Scientifico del Centro di Studi Internazionale sul Simbolico dell’Università degli Studi di Messina.

  INDICE DELL’OPERA - Premessa, di Claudio Bonvecchio - Psicologia e Metafisica della guerra d'ogni tempo, di Pio Filippani-Ronconi - Storia, Identità e Conflitti. Idee per una ridefinizione post-metafisica del concetto di storicità, di Fabio Merlini - La comunità degli Stati e la guerra. Dalla libertà di muovere guerra alla guerra come illecito internazionale: alcune considerazioni in margine alla guerra del Golfo, di Marco Frigessi di Rattalma - La guerra impossibile: dalla deterrenza alla pace?, di Luigi Alfieri - Bellum omnium contra omnes. Il simbolico e la guerra post moderna, di Claudio Bonvecchio – Il mito del buon soldato di pace, di Carlo Jean - Il soldato «simbolico» nelle operazioni di pace, di Fabio Mini – L’invenzione di miti per gli odierni conflitti fra popoli europei, di Luigi Vittorio Ferraris - La guerra sottile, di Graziano Martignoni - La storia mitica delle nazioni oggettive nei conflitti identitari post-moderni, di Claudio Risè - Violenza mimetica e violenza strutturale nella dinamica storico-politica dell'Islam. Il caso Algeria, di Khaled Fouad Allam - La figura del soldato in Ernst Jünger, di Giulio Maria Chiodi - La grande guerra nella lirica tedesca: motivi e metafore, di Paola Schulze Belli - Stanotte si è sentito passare il «Pippo», di Cesare Bermani – Da Robespierre a Napoleone: la «guerra nuova» e la nuova ideologia. Alcune considerazioni, di Luca Daris – Il soldato fantasma, di Teresa Tonchia - Il Polemos nella modernità: mobilitazione tecnologica e guerra virtuale, di Paolo Bellini