La Germania tedesca nella crisi dell’Euro (Limes n.4/2011) Stampa E-mail

La Germania tedesca nella crisi dell’Euro (Limes n.4/2011)

Gruppo Editoriale L’Espresso, pagg.288, Euro 14,00

 

limes4_2011  Nell’Editoriale del n.4/2011 di Limes, bimestrale di Geopolitica, si legge che “non siamo più al bivio fra Europa germanica e Germania europea, perché la Germania è tedesca”. Questa Germania tedesca, “colosso dell’economia continentale”, “è più fiera e sicura di sé, meno disposta a vincolarsi in alleanze internazionali, diffidente verso l’integrazione comunitaria”. Essa “non accetta di immolarsi sull’altare dell’atlantismo o dell’europeismo, contro i propri interessi nazionali. Come qualsiasi altro paese cosciente di sé, normale e potente.  Insomma sovrano, o quasi. La Repubblica di Berlino non è la Repubblica di Bonn”.
  Alexander Rahr, esperto di questioni eurasiatiche, ha scritto l’articolo intitolato L’asse Berlino-Mosca è più solido che mai. La Germania – spiega l’Autore – “resta il partner di riferimento di Mosca fuori dalla Comunità degli Stati Indipendenti. Berlino potrebbe persino diventare un partner strategico della Russia a livello globale, per le questioni cioè non strettamente attinenti allo spazio europeo. A sua volta l’establishment economico tedesco ha finalmente scoperto nella Russia un mercato lucrativo, la cui penetrazione è stata ulteriormente incentivata dal miglioramento del merito di credito di Mosca da parte delle agenzie di rating”.
  Alla santa alleanza dell’energia è dedicato l’intervento di Ivan Rubanov (inviato speciale della rivista Ekspert). L’Autore scrive che il gasdotto Nord Stream non è solo un cordone ombelicale che lega Germania e Russia, aggirando l’Europa orientale, ma anche il volano di un’intesa industriale e geopolitica a tutto campo, su cui poggia il nuovo asse Mosca-Berlino. “Più che l’effetto economico diretto – aggiunge Rubanov -, man mano si è evidenziata l’influenza indiretta del progetto sul potenziamento dell’asse Mosca-Berlino e sul rafforzamento delle posizioni russe nel mercato energetico occidentale. Dalla metà dello scorso decennio il principale obiettivo di Gazprom è stato l’accesso diretto ai consumatori dell’Europa occidentale”.
  Sulla decisione tedesca di “pensionare gli impianti elettronucleari entro il 2022” si sofferma Stefano Agnoli, giornalista del Corriere della sera, nell’articolo intitolato Nucleare: sarà vero addio?.  Agnoli osserva che “la marcia in avanti progettata dalla Merkel non pare a senso unico e senza ritorno, come anche la storia energetica del paese ha dimostrato e come l’indole politica assai prudente della cancelliera lascerebbe intendere. Già appare qualche crepa, se c’è chi prova a mettere in collegamento la deludente performance dell’economia tedesca nel secondo trimestre del 2011 con l’incremento dei prezzi dell’energia pagati dal sistema industriale (che in effetti sembra esserci stato)”.
  Come vedono gli italiani, i tedeschi? È il tema dell’articolo (Siamo tedeschi perché non siamo italiani) di Birgit Schönau, giornalista di Die Zeit. “Gli esseri umani che popolano l’Arcadia stereotipata della letteratura tedesca sull’Italia – vi si legge – sono magari amabili, ma da non prendere troppo sul serio. Vivono come in un’eterna estate, senza lavori faticosi, senza veri problemi, non portati alla tragedia. Non sono né capitani d’industria né immigranti illegali, né professori universitari né infermieri. Non hanno un lavoro normale né una normale quotidianità. Non hanno un governo, non un’opposizione – perché l’Italia di cuccagna dei tedeschi è naturalmente un paese senza Berlusconi”.
  Roman Maruhn, Project Manager presso il Goethe-Institut di Palermo, scrive che Germania e Italia sono più lontane che mai. La più totale afasia caratterizza l’attuale legame tra la Repubblica Federale e l’Italia di Berlusconi, considerata da Berlino uno Stato fallito all’interno dell’Ue. Nella Repubblica Federale, Berlusconi “è ritenuto privo di professionalità, imprevedibile, inaffidabile. Con Berlusconi la politica estera dell’Italia è divenuta passiva e attendista, quando non chiaramente ostruzionista, e questa è nel frattempo anche l’implicita essenza delle relazioni bilaterali italo-tedesche”.