Il Codice penale per il Regno d’Italia (1930) |
a cura di Sergio Vinciguerra Il Codice penale per il Regno d’Italia (1930) – Codice Rocco Cedam, pagg.338, Euro 35,00
IL LIBRO – Ottant’anni del codice Rocco. Si completa così la trilogia commemorativa del cammino che l’ordinamento penale italiano ha percorso dall’Unità nazionale al 1930, iniziata con il codice del 1859, artefice Urbano Rattazzi, e proseguita con il codice del 1889, che resta legato al nome di Giuseppe Zanardelli. Due codici penali profondamente diversi, quello di Zanardelli e di Rocco, come non potevano non esserlo data la profonda diversità del quadro politico in cui vennero emanati, ma entrambi espressivi di una cultura giuridica che, affrancata dai segni del tempo, ha molto da insegnare ancora oggi. DAL TESTO – “Le premesse filosofiche, invero, non lasciavano supporre la scoperta dell'impronta viva e vera, data l'inconciliabilità tra l'idealismo fascista e il positivismo filosofico; e tuttavia il «miracolo» si spiega considerando che il fascismo si accorda con il positivismo «in quanto metodo di osservazione e di studio - e quindi di ripatica sistemazione - della realtà sociale». Del resto - come sappiamo - «la scuola criminale positiva, per questa parte sociologica e politica del suo programma, si affermò [...] come reazione all'eccessivo individualismo della scuola classica e come riaffermazione dei diritti della società, e per essa dello Stato, nella preservazione sociale della criminalità, sia coi provvedimenti preventivi sia coi mezzi repressivi»: sicché, sotto questo profilo, l'unità di vedute con il pensiero fascista è totale. IL CURATORE – Sergio Vinciguerra è nato a Torino il 10 aprile 1938. Laureato in giurisprudenza all’Università di Torino con lode e dignità di stampa nel 1960; libero docente in questa materia nel 1964. Vincitore del concorso per la cattedra di diritto penale nel 1975. Ha insegnato il diritto penale nelle Università di Trieste e di Genova ed è attualmente professore ordinario di questa materia nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, città nella quale risiede, e dove insegna anche criminologia. È stato preside di tale Facoltà per il triennio 2006-2009. Dal 2003 al 2005 ha diretto il Master in criminologia e politica criminale internazionale, che la Facoltà torinese ha gestito in collaborazione con l’UNICRI (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute). Attualmente è Direttore del Master in Giustizia penale europea, che ha istituito presso la Facoltà torinese di Giurisprudenza. Ha diretto ricerche giuridiche su incarico del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Ministero dell'Università. Dirige una Collana di studi giuridici: «Casi, Fonti e Studi per il diritto penale» (edizioni Cedam, Padova). Dirige anche la rivista «Diritto Penale XXI Secolo (Europeo, Storico, Comparato)», sempre per le edizioni Cedam di Padova, da lui fondata nel 2002. È redattore della sezione «diritto penale» della rivista «Giurisprudenza Italiana», edizioni UTET Giuridica, Torino. È stato responsabile della rubrica «Diritto penale comparato» nella rivista «Diritto Penale e Processo» fino a quando fu diretta da Giovanni Conso. Oltre che del diritto penale italiano vigente e del diritto penale straniero e comparato, è specialista anche della storia del diritto penale nell’età delle codificazioni, sulla quale ha ridestato l’interesse nella nostra cultura giuridica. È socio effettivo dell'Accademia ligure di scienze e lettere, con sede in Genova, e fa parte del Comitato Scientifico di riviste giuridiche. Dal maggio 2002 al dicembre 2003, è stato vice Presidente della Commissione di studio per la redazione del nuovo codice penale istituita dal Ministro della Giustizia nel novembre 2001. Ha esercitato la professione forense per trentanove anni, dal 1964 al 2003, con specializzazione, oltre che nel diritto penale, anche in diritto amministrativo e nel diritto del lavoro. Prima di passare all’Università ed al libero foro ha diretto il Servizio Legale dell’ENEL - Ente Nazionale per l’Energia Elettrica nell’area del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Ha rivestito cariche pubbliche nella Città di Torino, quale Consigliere Comunale dal 1964 al 1975; vice Presidente dell’Ente Autonomo Teatro Regio dal 1968 al 1971; Assessore dal 1970 al 1973 e Presidente della Commissione Regionale di controllo sugli atti degli enti locali, Sezione di Torino fino al 1980. Per tali incarichi è stato nominato Amministratore onorario della Città di Torino. In seno alla Regione Piemonte ha presieduto la «Commissione consultiva regionale per i procedimenti di iniziativa legislativa popolare e degli enti locali e di referendum» dal 2000 al 2005. In gioventù ha svolto attività di volontariato in seno alle Conferenze di San Vincenzo ed alla Federazione Italiana Ex-allievi di Don Bosco, della quale è stato Consigliere Nazionale, e successivamente in seno al Rotary International, dove ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di Governatore del Distretto 2030 (Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) nell’anno rotariano 1999-2000, di Vice Presidente della Fondazione Premio Internazionale Galileo Galilei dei Rotary Club Italiani con sede in Pisa nell’anno 1998-1999 e Presidente della stessa dal 1999 al 2005. È Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Commendatore al Merito Melitense del Sovrano Militare Ordine di Malta. INDICE DELL’OPERA - Al Lettore (S. V.) - Dal codice Zanardelli al codice Rocco. Una panoramica sulle ragioni, il metodo e gli esiti della sostituzione, di S. Vinciguerra (1. Gli ottant’anni del codice Rocco - 2. Sulle ragioni per le quali il codice Zanardelli fu sostituito - 3. La delega al Governo quale metodo per approvare il nuovo codice - 4. L’approdo della riforma: A) Innovazioni nell’oggettività giuridica dei reati - 5. segue: B) Flessioni del principio di legalità - 6. segue: C) Maggiore severità rispetto al codice del 1889 per l’accresciuto numero dei reati e dei casi di responsabilità oggettiva e per le modifiche a scriminanti, tentativo e concorso di persone nel reato - 7. segue: D) Maggiore severità rispetto al codice del 1889 dovuta all’inasprimento delle pene - 8. segue: E) Maggiore severità rispetto al codice del 1889 per la previsione di nuove sanzioni penali: le misure di sicurezza - 9. segue: F) La sintesi dei contrasti fra le scuole) - Le reazioni del positivismo penale al codice Rocco, di E. Dezza (1. Il codice Rocco: un problema per la Scuola Positiva - 2. Enrico Ferri detta la linea - 3. Voci dalla galassia positivista - 4. La sintesi di Filippo Grispigni - 5. I limiti del paradigma delle scuole) -, Il delitto tentato tra principio di esecuzione, idoneità ed univocità degli atti e recenti rivalutazioni di atti sostanzialmente preparatori, di A. Manna (1. Il principio di esecuzione nel codice penale napoleonico del 1810 e nei codici penali preunitari: sua inutilizzabilità nel caso di fattispecie a forma libera - 2. I nuovi criteri elaborati nel codice Rocco: l’idoneità ex ante e non ex post - 3. La questione dell’idoneità a base parziale o totale - 4. La decisa preferenza per l’idoneità a base totale - 5. L’univocità come requisito di carattere soggettivo anziché oggettivo - 6. La non più giustificabile differenza sanzionatoria fra desistenza volontaria e recesso attivo - 7. Le antiche forme codicistiche di rilevanza penale degli atti preparatori, con particolare riguardo ai delitti di attentato, ed il loro superamento in giurisprudenza - 8. Le nuove tendenze in materia di contrasto al terrorismo e la rivalutazione degli atti preparatori - 9. Conclusioni: la perdita di centralità del codice penale) -, Recidiva e Scuola positiva nella disciplina del codice Rocco. Spunti di riflessione, D. Brunelli (1. La recidiva e il dibattito fra le scuole - 2. Caratteri della recidiva nel codice Rocco - 3. Scuola positiva e fascismo - 4. La recidiva nel pensiero dei positivisti) - Leggendo oggi la disciplina delle misure di sicurezza, di P. Pittaro (1. Premessa: ottant’anni dopo - 2. Le misure di sicurezza nella versione del codice penale del 1930 - 3. La finalità di difesa sociale - 4. Le contraddizioni ed i profili di costituzionalità - 5. La disciplina di cui all’art. 25, comma 3, della Costituzione - 6. L’inesorabile declino delle misure di sicurezza - 7. Il ritorno ad un sistema monistico - 8. Conclusioni) - Brevi considerazioni in tema di «delitti di evasione» nel codice Rocco, di R. Isotton (1. Il quadro normativo - 2. I precedenti storici della repressione dell’evasione sine vi - 3. Un’ipotesi sul modello ispiratore del legislatore del 1930) - Le infedeltà ed il millantato credito del «patrocinatore» nel codice Rocco, di C. Carcereri de Prati - Il lungo cammino verso la depenalizzazione. L’adulterio dal codice Zanardelli al codice Rocco, di M.G. di Renzo Villata (1. Un po’ di protostoria - 2. Il codice Zanardelli e la sua applicazione...: i deboli indizi del cambiamento - 3. Il codice Rocco... e gli anni a venire: un percorso irto di ostacoli verso l’abolizione - 4. Verso l’abolizione...) - Reati nuovi in un nuovo ordine. Il diritto penale dell’economia nel codice Rocco, di R. Ferrante - I delitti contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio dalla originaria formulazione alla attuale sistematica punitiva, di A. Rossi (1. Premessa - 2. L’originaria formulazione: considerazioni generali. I principali punti di criticità - 3. Questioni di costituzionalità . Effetti sulla attuale sistematica punitiva) - Dal codice di rito del 1913 al codice del 1930, di P. Ferrua (1. Le prime istanze per la riforma del codice Finocchiaro-Aprile - 2. La legge-delega 24 dicembre 1925 n. 2260 per la revisione dei codici penale e di procedura penale - 3. I progetti del codice di procedura penale - 4. Dal codice di procedura penale del 1913 al codice del 1930: rottura o continuità? - 5. Ideologia processuale fascista - 6. Teratologie del processo: l’istruzione sommaria) - Codice Penale
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