Jerusalem suite Stampa E-mail

Francesco Battistini

Jerusalem suite
Un hotel in prima linea tra Israele e Palestina


Neri Pozza, pagg.432, € 22,00

 

battistini jerusalem  Nel libro di Francesco Battistini, "Jerusalem Suite. Un hotel in prima linea tra Israele e Palestina", si intrecciano storia, politica, e antropologia attraverso la narrazione di un luogo che ha ospitato il conflitto arabo-israeliano in molte delle sue fasi cruciali: l'American Colony Hotel di Gerusalemme. Questo volume non si limita a essere una semplice cronaca di un albergo storico, ma si configura come una riflessione profonda su ciò che significa vivere in una terra di confine, in un luogo che è tanto un rifugio quanto un microcosmo di tensioni geopolitiche.

  Il Colony, come è normalmente chiamato l'hotel, ha una storia che affonda le sue radici nel XIX secolo, eppure il suo ruolo nella geopolitica del Medio Oriente si è mantenuto attuale, facendo da sfondo ad alcuni dei momenti più significativi del conflitto israelo-palestinese. Da quando fu fondato come residenza di una piccola colonia di presbiteriani americani, il Colony ha cercato di essere un angolo neutrale dove le varie religioni e culture potessero incontrarsi, pur essendo situato sulla linea di demarcazione fra l'Est e l'Ovest di Gerusalemme. La sua storia non è solo quella di un albergo, ma è indissolubilmente legata a quella della città stessa, un simbolo di speranza e al contempo di frustrazione, sempre in bilico tra la coesistenza e la separazione.

  Battistini costruisce il racconto attraverso una serie di personaggi emblematici e di episodi storici che si intrecciano nei corridoi e nelle stanze del Colony. La figura di Lawrence d'Arabia, che vi cercava rifugio, e quella di Winston Churchill, che utilizzava l'hotel come punto di partenza per riorganizzare il Medio Oriente, sono solo alcuni dei protagonisti che arricchiscono la narrazione. Il lettore viene condotto attraverso un viaggio che tocca momenti di grande tensione, come le guerre dei Sei Giorni e del Kippur, ma anche occasionidi diplomazia, come quelle che hanno visto l'inizio delle trattative per gli Accordi di Oslo, proprio nella stanza 16 del Colony.

  Lo stile di Battistini si distingue per la sua capacità di rendere il conflitto e i suoi protagonisti non solo come figure storiche e politiche, ma anche come esseri umani. La descrizione delle giornate frenetiche della reception, dove giornalisti di tutto il mondo si rifugiavano durante le crisi, o il racconto della rigida "quota etnica" che regolava l'occupazione dell'hotel durante le intifade, non sono semplici aneddoti. Essi ci permettono di cogliere la realtà quotidiana della vita in una Gerusalemme divisa, dove ogni gesto è carico di significato e ogni azione può essere interpretata come un atto politico.

  Un elemento particolarmente interessante del libro è l'analisi che Battistini offre del Colony come "terra di nessuno e di tutti". Questo piccolo angolo di Gerusalemme, purtroppo raramente visitato da politici israeliani e palestinesi, è riuscito a mantenere una sorta di neutralità funzionale, fungendo da rifugio sicuro per chiunque cercasse di sfuggire alla violenza dei conflitti, ma senza mai farsi coinvolgere direttamente. Questo concetto di neutralità, sebbene apparentemente semplice, si rivela essere un simbolo potente in un contesto così polarizzato.

  L'autore dedica anche ampio spazio alla dimensione simbolica e umana del luogo, raccontando storie di vite che si sono intrecciate con quelle del Colony. I giardini dell'hotel, dove Rudolf Hess da bambino giocava, diventano metafora di una terra lacerata eppure capace di ospitare, ancorché temporaneamente, momenti di serenità. La presenza di personalità come Selma Lagerlöf e Mark Twain all'interno di questi spazi diventa, in tal senso, un elemento di continuità con una Gerusalemme che, sebbene segnata dalla divisione e dal conflitto, ha anche visto riflessi i sogni e le speranze di coloro che ne hanno attraversato la storia.

  "Jerusalem Suite", insomma, non è soltanto un libro sull'hotel che ne dà il titolo, ma è una riflessione sul potere dei luoghi come simboli della memoria storica, oltre che come spazi di resistenza alla violenza e al conflitto. La prosa di Battistini, colta e raffinata, riesce a restituire al lettore l'importanza di questi luoghi, dove la storia di Israele e Palestina non è solo politica, ma anche umana. In un Medio Oriente che continua a essere diviso, il Colony rimane un esempio raro di tentativo di dialogo, e il libro di Battistini ne fa giustizia con una narrazione che è tanto informativa quanto profondamente suggestiva.