Luca Gallesi
Ezra Pound a Pisa Un poeta in prigione
Edizioni Ares, pagg.152, € 15,00
"Ezra Pound a Pisa. Un poeta in prigione" di Luca Gallesi contiene una lucida analisi di uno dei periodi più delicati nella vita di Ezra Pound. Il volume intreccia una ricostruzione storica dettagliata con un'interpretazione profonda e contestualizzata dei "Canti pisani", una delle sezioni più emblematiche dell'immenso ciclo poetico dei "Cantos". L'autore, da lungo tempo impegnato nello studio e nella diffusione dell'opera di Pound, si concentra sulla detenzione del poeta a Pisa nel 1945, un periodo cruciale che ha segnato la sua vita e la sua produzione artistica.
Gallesi costruisce il suo racconto con una precisione filologica che riesce a restituire, con grande rigore, le circostanze che portarono Pound alla prigionia, inizialmente confinato in una gabbia di ferro e successivamente, senza processo, deportato per tredici anni in un manicomio criminale statunitense. La vicenda della reclusione, ma anche l'introspezione che segna i "Canti pisani", vengono analizzati da Gallesi sotto molteplici angolazioni: storica, biografica e letteraria. L'autore, infatti, non si limita a narrare i fatti che segnarono il passaggio del poeta dalla libertà alla reclusione, ma cerca di svelare le motivazioni che spinsero Pound a una partecipazione attiva alla propaganda fascista, a scelte politiche che oggi risultano controverse, ma che all'epoca avevano una logica che Gallesi non analizza in maniera accurata.
Un aspetto particolarmente interessante e innovativo del lavoro di Gallesi è il modo in cui esplora il processo creativo che ha portato alla stesura dei "Canti pisani". Questi componimenti, come scrive Gallesi, non sono solo il frutto di un'accusa nei confronti di una società che Pound vedeva come moralmente ed economicamente corrotta, ma anche una riflessione, profonda e dolorosa, sul senso di colpa e sulla propria condizione esistenziale. I "Canti pisani" diventano così una sorta di autoanalisi che non si ferma all'aspetto storico-politico ma si estende alla sfera personale e intima del poeta, impegnato a fare i conti con le proprie scelte, consapevole che la sua vita fosse ormai appesa a un filo.
L'autore ricostruisce con rigore anche le vicissitudini legate al conferimento del Premio Bollingen nel 1949, un riconoscimento internazionale che segnò il paradosso di un poeta celebrato in America nonostante l'accusa di collaborazionismo, con tutte le gravi conseguenze che ne seguirono.
La lettura dei "Canti pisani", così come proposta da Gallesi, diventa anche un'occasione per riflettere sulla cultura del suo tempo, sul conflitto tra la visione del mondo di Pound e quella di chi lo ha condannato. Gallesi non evita le questioni morali sollevate dalle scelte del poeta, ma le esamina senza il filtro di una condanna aprioristica. L'analisi si sofferma anche sulle implicazioni psicologiche e filosofiche di un uomo che, pur nel suo isolamento, cerca una forma di redenzione attraverso la scrittura.
Particolarmente significativa è la parte in cui Gallesi affronta le difficoltà linguistiche e stilistiche dei "Canti pisani", una parte dell'opera che, per il suo linguaggio ermetico e la sua visione apocalittica, può risultare ostica ai lettori contemporanei. Gallesi si sforza di decifrare il messaggio di Pound, di cogliere il senso profondo della sua poetica, anche quando il poeta sembra perdersi in un linguaggio oscuro e sibillino. In questo modo, Gallesi offre al lettore non solo una ricostruzione dei fatti, ma anche una vera e propria guida all'interpretazione dei testi, facendo emergere la grandezza di un'opera che rimane una delle vette della poesia del Novecento.
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