Alessandro Sterpa
Premierato all'italiana Le ragioni e i limiti di una riforma costituzionale
UTET, pagg.168, € 20,00
Il volume di Alessandro Sterpa, "Premierato all'italiana. Le ragioni e i limiti di una riforma costituzionale", presenta un utile contributo alla comprensione del dibattito sulle riforme costituzionali in Italia, in particolare sulla proposta di riforma del sistema di governo, che prevede l'introduzione del premierato. In un periodo storico in cui il dibattito istituzionale italiano è caratterizzato da divisioni e polarizzazioni, Sterpa si distingue per la sua capacità di affrontare la questione con rigore metodologico, lucidità e una visione equilibrata, lontana dalle tentazioni della faziosità politica. Il libro, pur muovendosi all'interno di un campo di riflessione giuridica, si pone come un testo di alta divulgazione, destinato non solo agli addetti ai lavori, ma anche a un pubblico più ampio, interessato a comprendere le implicazioni di una riforma così delicata per il futuro politico e istituzionale del Paese.
Al centro del libro vi è l'analisi della proposta di riforma costituzionale che mira a mutare profondamente l'assetto dell'ordinamento politico italiano. In particolare, la riforma prevede l'introduzione di un sistema di governo che consente agli elettori non solo di scegliere i membri del Parlamento, ma anche il capo del governo, il quale dovrà godere della fiducia della Camera, ma sarà al contempo legittimato direttamente dal voto popolare. Questo modello, che Sterpa definisce come una forma di premierato all'italiana, è esaminato dal punto di vista giuridico, ma anche sotto l'aspetto delle sue possibili ripercussioni politiche e sociali.
Il costituzionalista affronta il tema con un'impostazione pragmatica e argomentata, cercando di rispondere alla domanda fondamentale: Questa riforma serve davvero al Paese?. Una domanda che rimanda a riflessioni più ampie riguardo alla stabilità politica e alla capacità del governo di rispondere efficacemente ai bisogni della società. Sterpa, da un lato, evidenzia come il premierato possa risultare funzionale a un rafforzamento del potere esecutivo, rendendo il governo più stabile e in grado di perseguire con maggiore determinazione le politiche per cui è stato eletto. D'altro lato, però, non nasconde i rischi che una tale modifica comporta, in particolare riguardo alla possibile concentrazione di poteri nelle mani del Presidente del Consiglio e alle implicazioni per il sistema di bilanciamento tra i poteri dello Stato, elemento centrale della Costituzione italiana.
L'autore non si limita a trattare la riforma dal punto di vista tecnico, ma si immerge anche nel contesto politico e storico che l'ha generata. La proposta di riforma non è infatti un episodio isolato, ma parte di un lungo processo di revisione e rielaborazione delle istituzioni italiane, un cammino che ha visto alternarsi diverse proposte e disegni di legge in decenni di dibattito costituzionale. Sterpa fa un accurato excursus delle riforme precedenti, analizzando le ragioni che hanno spinto a modificare il sistema parlamentare e le sfide che il nostro Paese ha dovuto affrontare, dalla frammentazione politica alla difficoltà di formare governi stabili.
Nel capitolo dedicato ai limiti e alle criticità della riforma, Sterpa non esita a sollevare dubbi sulle sue potenziali conseguenze. Il rischio principale che l'autore individua è quello di una forte concentrazione del potere esecutivo nelle mani del premier, che potrebbe minacciare il principio di separazione dei poteri e indebolire il ruolo del Parlamento. In un sistema come quello italiano, dove storicamente le alleanze parlamentari sono instabili e frammentate, una figura di premier forte potrebbe avere un vantaggio eccessivo, riducendo le capacità di controllo e di mediazione tipiche del sistema parlamentare. Inoltre, Sterpa avverte che il modello proposto rischia di non risolvere i problemi strutturali del sistema politico italiano, come la scarsa efficacia decisionale e la continua instabilità degli esecutivi, senza affrontare adeguatamente le cause profonde di queste problematiche, come il sistema elettorale e la frammentazione partitica.
L'autore, tuttavia, non adotta una posizione dogmatica contro il cambiamento, ma piuttosto invita a un'analisi approfondita e ponderata dei pro e dei contro della riforma. Con un linguaggio accessibile ma preciso, sottolinea l'importanza di un equilibrio tra riformismo e conservatorismo, citando una celebre riflessione di Leonardo Sciascia: essere riformisti per ciò che non funziona e conservatori per ciò che funziona. Questo invito alla riflessione non solo sulle intenzioni politiche che hanno guidato la proposta di riforma, ma anche sulle sue reali conseguenze istituzionali e sociali, è uno degli aspetti più apprezzabili del libro.
L'approccio di Sterpa è quello di uno studioso rigoroso, ma capace di entrare in sintonia con un pubblico più vasto, interessato a capire i risvolti di una riforma che potrebbe cambiare profondamente il volto della politica italiana. La sua capacità di non ridurre la discussione alla contrapposizione tra favorevoli e contrari alla riforma, ma di offrire una visione più articolata e complessa, rende il libro un punto di riferimento per comprendere la natura della proposta di riforma del premierato.
La lucidità con cui l'autore esplora le ragioni della riforma e i suoi limiti, nonché la sua disponibilità a problematizzare ogni aspetto della questione, offre un importante spunto di riflessione per il dibattito pubblico.
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