Luigi Capogrossi Colognesi
Come si diventa romani L'espansione del potere romano in Italia Strumenti istituzionali e logiche politiche
Jovene Editore, pagg.XVI-637, € 64,00
Luigi Capogrossi Colognesi (professore emerito di Diritto romano presso la Sapienza Università di Roma) completa con con ampio volume lo studio, avviato circa vent'anni fa con il precedente saggio "Cittadini e territorio", "della disciplina delle relazioni tra i Romani e gli Italici nel corso dell'età repubblicana".
Il filo rosso della ricerca è rappresentato "dall'integrazione come strumento d'egemonia e fondamento della forza così particolare dell'edificio politico costruito dai Romani nel tempo" e si basa "sull'idea che i governanti romani, seppure rapidamente, innescarono meccanismi che permisero varie ed efficaci forme d'integrazione, non mirassero ad assorbire le altre popolazioni all'interno della loro cittadinanza".
Tale approccio presuppone anche l'ipotesi che i governanti di Roma "non disponessero, sin dall'inizio dei processi politici da loro stessi innescati, di chiari schemi legali da applicare nelle loro relazioni con le altre comunità e popoli. Fu il modo in cui queste avvennero che contribuì alla progressiva definizione delle generali categorie giuridiche proprie del tardo-repubblicano ed imperiale". Si tratta di un processo "segnato da cesure e mutamenti talora drammatici e che non sempre dovette avere esiti pienamente soddisfacenti. Ma con il quale un impasto abbastanza straordinario d'empirismo, abilità e fantasia tecnico-giuridica riuscì a trasformare una storia di guerre, brutalità e bottini in un singolare modello di governo e d'organizzazione sociale. Dove uno degli aspetti più rilevanti della capacità romana di mediare tra l'impiego dei propri schemi operativi e le forme proprie delle società con cui essi sono venuti a contatto".
La costruzione del sistema di relazioni romano-italiche ebbe luogo in maniera graduale e progressiva e venne realizzato dai governanti romani mediante "gli strumenti logici ed interpretativi forniti loro dalle logiche giuridiche per realizzare di volta in volta i meccanismi di consolidamento di un potere politico da essi acquisito con la forza militare. La cui efficacia era proporzionale al modo in cui le innovazioni derivanti dai nuovi equilibri di potere ne limitavano l'impatto negativo sulle condizioni di vita delle popolazioni da essi investite, associando i nuovi gravami anche a nuove opportunità. Il forte sviluppo dell'insieme di relazioni sociali ed economiche derivatone, che coinvolse fasce sempre più ampi delle popolazioni legate in forma subalterna a Roma, fu il collante fondamentale del nuovo blocco politico".
L'Autore spiega che il diritto elaborato in maniera razionale "secondo logiche, diciamo così, 'scientifiche'" fu un fattore innovativo che "costituì il vantaggio differenziale di cui poterono avvalersi i Romani nel corso di un periodo cronologico relativamente lungo, rispetto alle forze concorrenti, in Italia e nel bacino Mediterraneo. La storia del potere non s'è mai esaurita nella sola forza materiale e nei suoi strumenti, sostanziandosi anche nei meccanismi di consolidamento sociale e d'elaborazione ideologica".
Le peculiari relazioni romano-latine, "persistenti in età storica", furono "essenzialmente il risultato di un complesso e lungo processo storico nel quale dovettero progressivamente sostituirsi, all'originario tessuto connettivo costituito dalle relazioni gentilizie ed aristocratiche, gli schemi giuridici destinati ad imporsi nell'età successiva, nella stagione successiva, quando, prima i Latini e poi gli altri popoli italici iniziarono ad essere assorbiti nell'orbita politica romana". |