Le porte d'Europa Stampa E-mail

Serhii Plokhy

Le porte d'Europa
Storia dell'Ucraina


Mondadori, pagg.540, € 25,00

 

plokhy porte  Serhii Plokhy (docente di Storia ucraina e direttore dell'Istituto di ricerca ucraino dell'Università di Harvard) ricostruisce, in questo saggio, la storia "lunga, drammatica e nel contempo affascinante" dell'Ucraina, "la più grande repubblica postsovietica dopo la Russia, nonché attuale vittima dell'aggressione russa", offrendo un valido contributo alla "comprensione più profonda non solo della nazione che si trova oggi al centro dell'attenzione mondiale, ma anche dell'Europa nel suo complesso".

  "L'Europa – spiega l'Autore – è una componente importante della storia ucraina, così come l'Ucraina è parte della storia europea. Collocata al confine nordoccidentale della steppa eurasiatica, l'Ucraina è stata per molti secoli una via d'accesso all'Europa. Talvolta, quando le «porte» erano chiuse per via di guerre e conflitti, l'Ucraina ha contribuito a bloccare le invasioni straniere sia a oriente sia a occidente; quando erano aperte, come è stato per la maggior parte della sua storia, è stata una ponte tra Europa ed Eurasia, e ha agevolato lo scambio reciproco di persone, beni e idee. Nel corso dei secoli, l'Ucraina è stata anche un punto di incontro (e un terreno di scontro) tra vari imperi: romano e ottomano, asburgico e russo. Nel XVIII secolo, era divisa e governata da San Pietroburgo e Vienna, Varsavia e Istanbul. Nel secolo successivo restavano solo le prime due capitali. Nella seconda metà del Novecento, soltanto Mosca aveva il potere supremo sulla maggior parte delle terre ucraine. Ciascun impero reclamava terre e bottino, lasciando la propria impronta sul paesaggio e sul carattere della popolazione., contribuendo a forgiare l'identità e l'ethos di frontiera".

  L'Ucraina contemporanea rappresenta "il prodotto dell'interazione tra due frontiere in movimento: una segnata dalla linea che separa le steppe eurasiatiche dalle foreste dell'Europa orientale, l'altra definita dal confine tra cristianesimo orientale e occidentale. La prima era anche quella che separava le popolazioni sedentarie da quelle nomadi, e, in un certo periodo, il cristianesimo dall'Islam. La seconda risale alla divisione dell'Impero romano tra Roma e Costantinopoli, e segna le differenze tra la cultura politica nell'Europa occidentale e in quella orientale che permangono ancora oggi. Lo spostamento di questi confini nel corso del tempo ha dato origine a un insieme unico di tratti culturali che costituiscono le fondamenta dell'attuale identità ucraina".

  All'epoca dell'Urss, l'Ucraina, "la seconda repubblica sovietica più popolosa – che costituiva poco più del 2 percento del territorio dell'Unione Sovietica ma contava quasi il 20 percento della sua popolazione -", era vista dal Cremlino come "una fonte di risorse economiche per l'industrializzazione, dati la sua produzione e il suo potenziale agricoli; ma la riteneva anche un'area di investimento, date le preesistenti strutture industriali nel sud-est del paese".

  La Grande carestia (Holodomor) provocata all'inizio degli anni Trenta dalla politica di Stalin nei confronti dei contadini ucraini provocò "quasi quattro milioni di morti", "come dire che la popolazione fu più che decimata: tra il 1932 e il 1934 morì di fame una persona su otto". Essa "lasciò la società ucraina gravemente traumatizzata, annientando per generazioni la sua capacità di opporsi al regime".

  Perciò, non stupisce il fatto che, nell'estate del 1941, "molti in Ucraina accolsero a braccia aperte l'avanzata tedesca, sperando che comportasse la fine del terrore scatenato dalle autorità occupanti sovietiche negli anni precedenti. Questo valeva non solo per le regioni dell'Ucraina occidentale occupate di recente, ma anche per quelle dell'Ucraina centrale e orientale, le cui popolazioni non avevano mai perdonato al regime di Mosca gli orrori della carestia e della collettivizzazione".

  Nel corso della Seconda Guerra mondiale, tuttavia, "gli ucraini non si trovarono tutti dalla stessa parte. L'assoluta maggioranza combatté nelle file dell'esercito sovietico: Mosca arruolò oltre sette milioni di ucraini di varie nazionalità che costituivano nel complesso un quinto o un sesto del totale dei soldati sovietici. Oltre tre milioni e mezzo furono arruolati all'inizio della guerra, e più o meno altrettanti vennero richiamati nel corso del conflitto".

  Nel febbraio 1954, "a suggello dell'«eterna amicizia» tra i due popoli slavi orientali", avvenne "il trasferimento della Crimea dalla giurisdizione della Federazione Russa a quella dell'Ucraina": "si trattò – scrive Plokhy – del primo e ultimo ampliamento del territorio della repubblica basato su considerazioni non di natura etnica bensì geografica ed economica. Su 1,2 milioni di abitanti della Crimea, il 71 percento era costituito da russi e il 22 percento da ucraini. La penisola trasse vantaggio dal nuovo accordo, così come dai nuovi investimenti e dalle nuova competenze fornite dal governo ucraino".