La scoperta dell'Italia Stampa E-mail

Mauro Canali

La scoperta dell'Italia
Il fascismo raccontato dai corrispondenti americani


Marsilio Editori, pagg.496, € 20,00

 

canali scoperta  IL LIBRO – L'Italia di inizio Novecento si rivelò per i corrispondenti americani, colti alla sprovvista dal suo grande fermento politico, un enigma difficile da decifrare e narrare ai lettori d'oltreoceano. Già profondamente scossi dalle lotte sociali del Biennio Rosso, ai loro occhi veri e propri moti eversivi di derivazione russa, di fronte al sorgere del movimento mussoliniano ebbero reazioni diverse: alcuni, abbandonandosi a illusioni e pregiudizi, azzardarono audaci analogie tra il capo del fascismo e i protagonisti dell'epopea a stelle e strisce; altri si avventurarono in analisi fondate su un immaginario carattere italico, frutto di conoscenze superficiali e stereotipi.
  Di fatto, fino a metà degli anni trenta Mussolini godette di grande popolarità presso la stampa americana. Gli inviati che giungevano numerosi a Roma per intervistarlo scrivevano articoli apologetici sul giovane dittatore, ne esaltavano l'iperattivismo e la ferrea volontà nell'imporre regole a un popolo che, in fondo, consideravano anarchico. Alcuni credettero addirittura di aver trovato nel fascismo la quadratura del cerchio: una seria riforma del capitalismo con l'aggiunta di elementi di umanitarismo sociale. Le storie personali, i racconti e i reportage di questi giornalisti forniscono oggi un punto di vista inedito per ripercorrere le vicende di quegli anni, offrendo allo stesso tempo uno straordinario spaccato della società del ventennio fascista, con il controllo sistematico sulla stampa e l'utilizzo di una robusta rete di spie. Una storia che non si esaurisce con la Liberazione, ma che ha interessanti ricadute su quello che sarà il più ampio teatro della Guerra Fredda.
  Queste vicende non sono mai state oggetto di uno studio complessivo e sistematico. La consultazione di tutta la documentazione oggi disponibile all'Archivio centrale dello Stato e, soprattutto, all'Archivio del Ministero degli affari esteri, i documenti degli archivi dei giornali americani, in particolare il «New York Times», il «Chicago Daily News» e la «Chicago Tribune», nonché di alcuni ricchi archivi privati di giornalisti protagonisti delle vicende politiche italiane tra le due guerre, quali ad esempio Herbert L. Matthews, Carroll Binder, Wallace Deuel, Kenneth Roberts e altri, ha consentito a Mauro Canali di colmare tale vuoto con questo libro.

  DAL TESTO – "A partire dalla metà degli anni trenta divenne sempre più difficile per il regime fascista poter contare sulla complicità, diretta o indiretta, dei corrispondenti americani. L'intervento nella guerra civile spagnola, la progressiva convergenza del fascismo con il regime hitleriano, le leggi razziali, spinsero molti giornalisti sul terreno di un più deciso antifascismo. Mentre si faceva più oculata la sorveglianza sulla stampa estera in generale, più severe furono le misure di rappresaglia nei confronti di quei cronisti che avevano assunto posizioni meno compiacenti verso la politica aggressiva del regime. Particolarmente animoso fu poi l'atteggiamento nei confronti dei corrispondenti americani che vennero assegnati a Roma dopo essere stati in Spagna a seguire la guerra civile dalla parte dei «rossi». Quanti non avevano nascosto le loro simpatie per le forze lealiste, una volta giunti in Italia vennero immediatamente sottoposti a un controllo serrato. Si trattava di corrispondenti importanti come Herbert L. Matthews del «New York Times», Richard Mowrer del «Chicago Daily News», Richard G. Massock dell'AP e James Minifie dell'«Herald Tribune», mentre un atteggiamento più comprensivo venne riservato a Reynolds Packard e a sua moglie Eleanor della United Press, che avevano «coperto» la parte franchista.
  "Dobbiamo a Richard G. Massock dell'AP alcune acute osservazioni sui differenti criteri di censura adottati dai regimi totalitari, in particolare da quello fascista e lo stalinista, che aveva conosciuto essendo stato corrispondente da Mosca e poi da Roma. Massock scriveva che la censura fascista non era diretta e preventiva, come nel sistema sovietico, dove il dispaccio veniva sottoposto all'esame di un funzionario, il quale doveva autorizzarne l'invio. Il regime fascista preferiva che il corrispondente scrivesse «come voleva e se ne assumesse la responsabilità. Se offendeva il regime veniva espulso dal paese»."

  L'AUTORE – Mauro Canali è docente di Storia contemporanea all'Università di Camerino. Allievo di Renzo De Felice, ha tenuto conferenze e lezioni in università europee e americane e, nel 2006, è stato visiting scholar all'Università di Harvard. Collabora con il periodico «Nuova storia contemporanea», il «Journal of Modern Italian Studies» e le pagine culturali di «Repubblica». È consulente e membro del comitato scientifico di Rai Storia. Fra i suoi libri: "Cesare Rossi. Da rivoluzionario a eminenza grigia del fascismo" (1993), "Il delitto Matteotti" (1997; nuova edizione 2004 e 2015), "Le spie del regime" (2004), "Mussolini e il petrolio iracheno" (2007). Con Marsilio ha pubblicato "Il tradimento. Gramsci, Togliatti e la verità negata" (2013).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - La grande guerra - Il dopoguerra tra red scare e rivoluzione fallita - La marcia su Roma - Dalla conquista del potere alle leggi «fascistissime» del novembre 1926 - La costruzione della stampa totalitaria. Genesi e sviluppo del Minculpop - Giornali e giornalisti. La colonia americana a Roma - La guerra d'Etiopia - Gli inviati speciali. La costruzione del mito di Mussolini - Il dissenso. Tra diffide ed espulsioni - I propagandisti - Neutralità e guerra - Bibliografia essenziale - Indice dei nomi