Samarcanda. Un sogno color turchese |
Franco Cardini
IL LIBRO – Nessuna città ha un nome così evocativo: appena lo pronunci l'Oriente t'assale. Samarcanda è l'estrema tra le Alessandrie fondate dal re macedone; è la città delle fortezze e dei sepolcri; è il nodo carovaniero sulla Via della Seta, il maggior raccordo commerciale di terra fra Cina ed Europa; è la sede del Gur-Amir, tempio e santuario, centro del mondo dalla cupola turchese sotto la quale il grande Tamerlano dorme per sempre. Parla una lingua in cui coesistono e si contrappongono tre alfabeti - cirillico, latino, arabo - come specchio della lotta tra chi ancora guarda al vecchio colonizzatore russo, chi sostiene l'islamizzazione e chi vorrebbe giocare sino in fondo la carta dell'occidente. DAL TESTO – "Oggi Samarcanda, insieme con Bukhara, è la più importante città della Repubblica dell'Uzbekistan dopo la capitale, Tashkent. È situata a 270 chilometri a sudovest di Tashkent e a 220 a est di Bukhara, nel bacino del fiume Zerafshan. L'impianto urbano, caratterizzato da modesti dislivelli, si situa a circa 700 metri sul livello del mare a 39° 38' di latitudine N e 64° 38' di longitudine E. Il clima è molto caldo in estate e rigido d'inverno, la piovosità assai scarsa (circa 320 mm all'anno): il fiume cresce tra primavera ed estate, quando si sciolgono i ghiacci delle montagne a est della città. L'approvvigionamento idrico e le risorse agricole sono quindi sempre dipesi dalla canalizzazione sia di superficie sia sotterranea e dalle capacità dei bacini di riserva: ma durante il periodo sovietico le necessità d'acqua legate all'incentivazione forzata della monocoltura del cotone e l'inquinamento a lungo incontrollato hanno causato problemi dai quali si stenta a uscire. Il suo attuale impianto va distinto in tre aree, corrispondenti a tre diverse fasi dello sviluppo urbanistico e della storia della città: a nordest la cinta corrispondente all'antica città di Afrasiab che, dopo molte incertezze e discussioni tra gli specialisti, è stata riconosciuta come la Maracanda di Alessandro Magno e degli scrittori romanoellenistici; a sud la città fondata dai tartari dopo la distruzione voluta da Gengis Khan, che conobbe il suo momento di massimo splendore tra la fine del Trecento e i primi del Cinquecento, vale a dire nell'età propriamente detta «timuride» dal nome di Timur e dei suoi immediati eredi e successori; a ovest la città coloniale russa e quindi sovietica, edificata fra Otto e Novecento con qualche interessante edificio in stile eclettico o monumentale. Incendi, terremoti, saccheggi, insulti d'un tempo e di un territorio inclementi e di uomini più indementi ancora, distruzioni sovente dissennate e ancor più sovente ricostruzioni - o peggio, «restauri» - più dissennate ancora, ne hanno tragicamente e irreversibilmente stravolto l'immagine. Essa sta cercando oggi di recuperare con pazienza dai documenti e dalle immagini d'archivio e di biblioteca, dalle vecchie foto, da quanto ci dicono scavi finalmente condotti, dai primi del secolo scorso, con paziente rigore nonostante i capricci e le contraddizioni di un centralismo dirigistico che, nel passaggio dall'adesione dell'Uzbekistan all'Unione Sovietica al regime d'indipendenza nazionale, non sembra sostanzialmente cambiato." L'AUTORE – Franco Cardini è professore emerito di Storia medievale nell'Istituto Italiano di Scienze Umane e Sociali/Scuola Normale Superiore; è Directeur de Recherches nell'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e Fellow della Harvard University. Per il Mulino ha tra l'altro pubblicato «Gerusalemme» (2012), «Istanbul» (2014), «Andare per le Gerusalemme d'Italia» (2015) e «Onore» (2016). INDICE DELL'OPERA - Mettersi in viaggio - I. Kan ma kan... (C'era una volta... - Afrasiab, Samarcanda, Maracanda) - II. La conquista musulmana (Vigilia d'Islam. Storie di santi e di teste tagliate - Decenni d'incertezza - Tra Samanidi e Karakhanidi - Il vino, il vetro, la carta, i sogni) - III. Spezie e massacri (La «Via della Seta» - Gengis Khan - Un veneziano alla corte del Gran Khan - Ma l'avrà vista Samarcanda? - Mercanti e missionari) - IV. Timur, il «signore della paura» (Grandi si nasce, emiri si diventa - Un nuovo ordine tribale - Un immenso, effimero impero) - V. Dal Caucaso all'India (Torri di teschi - Tiranno o salvatore d'Europa? - Muore l'Emiro, nasce il mito) - VI. La capitale di Timur (Minareti, giardini, miniature - Invito a una passeggiata - Santuario, necropoli, montagna sacra - Il Trionfo della Morte) - VII. I secoli del sopore (Ulugh Beg, il principe sapiente - L'ultimo timuride alla conquista dell'India – Decadenza) - VIII. Il «Grande Gioco» (Arrivano i russi - Un balto-germanico «suocera dell'impero» zarista - All'ombra dell'aquila bicipite) - IX. Cupole color cielo, bandiere rosso sangue (Da ovest, molto di nuovo - L'Armata rossa - I duellanti) - X. La Samarcanda sovietica (Religione e società - Tre modelli d'Islam) - XI. Il sufi, l'operaia e il B&B (Un quartiere: lo Shangai coreano - Vino forse vecchio e otri seminuovi - Capire l'oggi, sognare il domani) - Epilogo. Samarcanda ora, Samarcanda sempre – Appendice - Nota linguistica – Cronologia – Glossario - Bibliografia - Rngraziamenti |