Tempi di uccidere. La Grande guerra Stampa E-mail

Marino Biondi

Tempi di uccidere
La Grande guerra
Letteratura e storiografia


Edizioni Helicon, pagg.570, € 25,00

 

biondi tempi  IL LIBRO – Un libro sulla Guerra, nel centenario di quella che fu detta "Grande guerra", ma anche un'ampia analisi delle guerre del Novecento, la guerra dei Trent'anni (1914-1945), con la lunga parentesi della Guerra fredda di spie e romanzieri, e le guerre che senza nome e precisa identificazione di nemico e di fronte ancora durano mentre la nostra Costituzione in teoria le ha ripudiate tabuizzandole. Il volume esplora della Grande guerra le metamorfosi e i riflessi nei libri di memoria e nelle testimonianze. Fra i temi affrontati primaria la questione delle fonti letterarie che sono divenute, in forma di memoria o diario, per non dire del romanzo d'invenzione, dominanti nel racconto-narrazione della guerra, ma sono fonti che per la loro configurazione pongono il problema della veridicità, se non proprio della verità storica o almeno della verità del vissuto che trasmettono dopo tarda e complessa elaborazione. È anche evidente che l'eclisse dal nostro orizzonte mentale e psicologico del valore da attribuire alla guerra - una damnatio, la guerra come disvalore omicida (Mario Isnenghi) - abbia avuto anche effetto retroattivo e si sia riversato sulle guerre precedenti, specie sulla seconda, perduta e dimenticata, sostituita nel fronte interno dalla guerra di "Liberazione" ormai battezzata, per quello che è stata, una guerra civile. La prima guerra, per remote affinità, legata a quasi tutte le famiglie italiane, ancora sopravvive nel ricordo e nella moltitudine delle scritture private dai fronti, lettere e cartoline in franchigia, da cui si deduce un terrore sopito e censurato dal desiderio umanissimo di non nuocere agli amati destinatari, i genitori, la moglie, i figlioli. Oggi la scrittura popolare è in auge presso gli storici (Gibelli, Antonelli, Franzina) ma pure sarebbe lecito non sopravvalutarla. Comprensibile tuttavia questa fiammata di interesse per gli autori da trincea, non gli scrittori, ma gli scriventi di base, in sottesa antitesi ai comandi e alle strutture di vertice (il cadornismo), usciti sconfitti anche nella memoria. Ermanno Olmi ha affermato che il suo film "Torneranno i prati" (2014) non è un film sulla guerra, ma sul dolore della guerra. È una sintesi di molta letteratura recente sul primo conflitto mondiale, stanza della sofferenza e del lutto. Se si torna alla guerra, non è per la guerra in sé ma per il suo maleficio, per quanto essa ha provocato ai corpi e alla coscienza degli europei. Perché ormai è chiaro che di una guerra d'Europa si è trattato. Infine, ultima considerazione, se i lettori solitamente evitano la Storia militare (che da noi ha avuto insigni cultori, Piero Pieri e Giorgio Rochat), ciò ha comportato la scelta massiccia delle molteplici soggettività memoriali. A ognuno la sua storia, a ognuno la sua guerra.

  DAL TESTO – "La guerra è anche giovinezza, fermata, bloccata in una lunga tormentosa talora atroce istantanea. «Allora ero più giovane, ero un soldato, cioè uno che deve soffrire.» Leggiamo questo sempiterno ritratto di soldato (della seconda guerra mondiale) nel più dolente romanzo di Paolo Volponi, Memoriale (1962). La guerra è anche verità, non per come viene raccontata e sfruttata, ma per come viene vissuta. «Ora noi andiamo verso la morte. È una strada senza bugie.» Leggiamo questa frase, della guerra come iniziazione alla verità perché itinerario alla morte - di fatto su alcuni fronti l'incolumità era un miracolo - in uno dei libri più popolari (ma anche controversi) della Grande guerra, Con me e con gli alpini, di Piero Jahier, recapitato in manoscritto all'editore Mario Novaro all'indomani di Caporetto, anticipato su «La Riviera ligure» nel 1918, pubblicato nel 1919. Jahier rappresentò con uno stile liricheggiante, mistico-rapsodico, che non so quanto possa reggere al tempo, non solo l'epos alpino ma il valore etico della guerra come istituzione totale che impartisce, nei ritmi della natura e nell'equa volontà di un comando sovrano quasi teologico, l'educazione ai popoli e agli individui: Jahier descriveva la guerra come se fosse stata pace, fu un irenista della guerra, forse perché a differenza di altri combattenti non vide la prima linea e fu addetto essenzialmente alla propaganda, e all'educazione, una pedagogia redentrice e trasfigurata in religione. Ma fece parte della minoranza che volle la guerra e la sostenne fino alla beatificazione. Poi fu tra i pochi, tra i reduci della Grande guerra, che avversò, silenzioso e isolato, il fascismo al potere."

  L'AUTORE – Marino Biondi insegna «Letteratura italiana» e «Storia della critica e della storiografia letteraria » nel Dipartimento di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Firenze. Studioso della letteratura e storiografia dell'Ottocento e Novecento, della tradizione narrativa moderna "(Novecento. Storie e stili del romanzo in Italia", Firenze, Festina Lente, 1991), delle riviste di cultura e politica (A. Hermet, "La ventura delle riviste", Firenze, Vallecchi, 1987), ha dedicato indagini e studi alla letteratura del Risorgimento, confluiti nei tre volumi: "La tradizione della patria I. Letteratura e Risorgimento da Vittorio Alfieri a Ferdinando Martini"; "II. Carduccianesimo e storia d'Italia" (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2009-2010); "Il discorso letterario sulla Nazione. Letteratura e Storia d'Italia" (Soveria Mannelli, Cz., Rubbettino, 2012). I suoi saggi, "Cronache. Da Dante ai contemporanei" e "Nuove cronache. Antichi e moderni", in due volumi di oltre mille pagine, tracciano un quadro della cultura letteraria italiana, fra narrativa, poesia e nuove forme del costume, con un'intera sezione dedicata ai movimenti d'avanguardia e al Futurismo fiorentino (Firenze, Le Lettere, 2011-2013). I suoi ultimi libri: "Boccaccio e Machiavelli. Occasioni di lettura" (Arezzo, Helicon, 2014) e "Pratolini. Cent'anni di cronache" (Firenze, Le Lettere, 2014; 2° ediz, ivi, 2015). Collaboratore dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana e del Dizionario Biografico degli Italiani, è membro della giuria letteraria del Premio Casentino, del Premio Elba e del Viareggio-Rèpaci.

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Guerra e guerre. Studi e bibliografia per il centenario (Stati e linguaggi di guerra - Serra. L'«Esame di coscienza» di una generazione - La guerra. Parole e silenzio - La Grande guerra non finisce mai - La guerra fredda. Un romanzo politico - Iraq Afghanistan Califfato. Letteratura e giornalismo) - Correnti letterarie e artistiche alla vigilia della Grande guerra - La guerra ricordata - Max Majnoni. Il nobile alpino - Diario di letture (Dal fronte del sangue e della pietà - Il diario di guerra di Gregorio Soldani - Tu col cannone, io col fucile. I fratelli Suckert - Il palazzo degli ori e i pescicani di guerra - Il pasticciaccio brutto de' Via Merulana) – «I cannoni dell'agosto» (Letteratura e storiografia - Mito e miti della Grande guerra - Epocalità. La vigilia e la guerra - Sui fronti e nelle retrovie della Grande guerra - «La bellezza e l'orrore» di Peter Englund - Storia e ipotesi di storia. Guerra e romanzi - Requiem a Redipuglia. Si può ricordare la guerra oggi?) - Niente fu più come prima. Il futurismo fiorentino e la guerra - Tempo di uccidere - Indice analitico