Una nazione in coma. Dal 1793, due secoli Stampa E-mail

Piero Buscaroli

Una nazione in coma
Dal 1793, due secoli


Minerva Edizioni, pagg.578, € 19,00

 

buscaroli nazioneincoma  IL LIBRO – Chi ti tradì? Qual arte qual fatica
O qual tanta possanza
Valse a spogliarti il manto e l'auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
  Questi sono i versi da 31 a 35 dell'ode "All'Italia" di Giacomo Leopardi (1818).
  Il lamento sulla caduta, i secoli di sospiri e invettive, sono già negli archivi del patrio duolo. Ci staranno, credo, per sempre.
  Non sarà tragedia per nessuno. In settant'anni, le svariate plebi che si chiamarono "il popolo italiano", si sono abituate a vivere senza "la Patria", le cui funzioni sono passate al più comodo "paese".
  L'assuefazione si è completata con le nuove generazioni. Le più vecchie ebbero qualche fatica a liberarsi del patetico sogno. Credettero di non poter vivere senza patria, fino a quando la poltiglia dei papponi e ladroni non si convinse e persuase gli altri che così si vive meglio.
  Da monarchia e fascismo l'Italia uscì ferita. Dalla repubblica comunista e democratica, esce demente e belante, eppur canta e danza senza pensieri. Settant'anni ancora, e, diranno gli esperti, l'Italia fu, e non è più.

  DAL TESTO – "Se le macerie furono rimosse e il distrutto ricostruito, con in più i guasti e gli scempi del benessere e del furto, cento volte peggiori di quelli della "guerra fascista", l'atmosfera morale, il tono collettivo e politico fanno paura. Perfino la rovina dei costumi e la criminalità d'ogni specie, conseguenze generalizzate d'un crollo universale, appaiono marginali rispetto al guasto d'indifferenza e cinismo in cui si trascina un popolo qua e là ancora vivo e alacre; ma privo di speranze, di ragioni per vivere e perpetuarsi, e dunque generare figli, crescerli e lavorare insieme. Chiusi da decenni gli sfregi e le ferite della guerra, dilagano la peste e la lebbra della pace democratica che perpetua e moltiplica i caratteri originari, mai cancellati: primo fra tutti, la furberia dei malfattori che si fingono pentiti per compiacere il vincitore, per poi proclamarsi suoi alleati e compagni, nella speranza di derubarlo di un pezzo di vittoria.
  "Decorosi e decenti sconfitti ci esortò a saper essere Benedetto Croce in quel discorso all'Assemblea Costituente, il 24 Luglio 1947, "Contro l'approvazione del dettato della pace", che rimane l'ultima pagina nobile della nostra storia parlamentare. E non trovò ascolto, né seguaci in una democrazia tutta occupata (ecco il secondo carattere originario) a infierire sulla metà del popolo, per aggiungere alle falsificate "vittorie" esterne anche il trionfo domestico sulla fazione perdente.
  "Dopo mezzo secolo è lecito paragonarci con i nostri antichi alleati, che da sorti non più fortunate, e anzi tali da far temere, dopo la totale sconfitta, anche il totale annichilimento, risorsero col lavoro, la concordia, l'unità morale, e tornarono a essere corteggiati e temuti, ammirati e anche odiati, ma fattori attivi e positivi della storia, che si è rimessa in cammino. Nella vita di un popolo, una sconfitta è un momento di arresto, un infortunio; di rado è la fine. Non fu la sconfitta la nostra malattia mortale.
  "Mortale è stato il dopoguerra democratico di abdicazione e indifferenza, di crudeltà e immoralità: un sonno collettivo movimentato dall'andirivieni dei vermi."

  L'AUTORE – Piero Buscaroli, nato nel 1930, dopo il Liceo classico studia organo con Ireneo Fuser, si laurea in Storia del diritto italiano con Giovanni de Vergottini. Nel 1955 Leo Longanesi lo chiama al «Borghese», vi rimane con Mario Tedeschi; appassionato di musica e guerre, corre tra festival di Bach e invasioni, tre volte in Palestina, sei in Vietnam, il Sessantotto a Praga. Dopo quattro anni alla direzione di un quotidiano di Napoli lascia il giornalismo politico. Accetta una cattedra nei Conservatori di Stato «a tempo indeterminato» e dal 1976 al 1994 insegna a Torino, Venezia e Bologna. Nel 1979 Montanelli gli offre la critica musicale del «Giornale». Pubblica "La stanza della musica", Fogola, 1976; "La nuova immagine di Bach", Rusconi, 1982; "Bach", Mondadori, 1985, e libri di storia politica e d'arte: "Figure & figuri", Volpe 1977; "La vista, l'udito, la memoria", Fogola, 1987; "Paesaggio con rovine", Camunia, 1989; "Gabriel musico maestro di simboli labirinti & terremoti" (Zecchini, 2007). Presso Rizzoli ha pubblicato nel 1996 "La morte di Mozart" e "Beethoven" (2004). Con Mondadori nel 2010 "Dalla parte dei vinti. Memorie e verità del mio Novecento".

  INDICE DELL'OPERA – Memoria e memorie (Lettera a un "preside") - Revisionista in Vandea: Charette, l'eroe proibito (Il Re di Vandea - "La grande armata cattolica". Le prime vittorie - Il mémorial de Vendée) - Meridiani e paralleli. La speranza che risplende in un attimo... - Chi ha ucciso l'Italia? (Poteva l'Italia restare neutrale? - Pietromarchi chiarisce... - ...e Gerbore completa – Il blocco inglese – Quella "pugnalata alla schiena" - Dopo la guerra - Una landa squallida - Usi e costumi intellettuali - Perché gli italiani sono antipatici - I vigliacconi del PCI - Il nostro e altri mondi - La "conquista dello spazio" - Così finisce l'Italia – La manna democristiana - Spettacolo indecente - Fascismo misterioso e incompiuto - La storia che scotta - Misera giovinezza di un misero Stato - Un Presidente "pericoloso" - L'America "vittoriosa") - Il solo vincitore: Ho Chi Minh - Il suicidio dello Stato (1963: lo Stato a pezzi - Paolo VI, l'Italia e il comunismo - Le signore nello spazio - Lo Stato suicida - Sudiciume a Trento - E adesso è arrivata la macellazione statale dei corpi umani - Un regime di emergenza - Se il Führer esce dagli armadi...) - Ventennio mortale (1947-1967: Anniversario del Trattato di Pace - Le braghe calate sulla storia del marxismo - Guerra e pace fra tragedie e farse - «Contra Sapientes» - Che sfortuna morire a Dallas - Con Mao o senza... - Per un milione di dollari - La «Rivoluzione Culturale»: le origini. 1789-1794 - Lo sbaglio di Svetlana -Perché querelo Bocca) - Maestri, amici (Soffici - Leo Longanesi - Disgustato dall' antifascismo - Il primo revisionista - Toscanini e Longanesi - Le agonie di Cardarelli - Giovanni de Vergottini - Messina, l'unico - Ettore Paratore – Ancora Paratore, ovvero: come non diventai accademico dei Lincei – Mario Praz - Jacques Benoist-Méchin, uno scrittore tra Proust e Hitler - Stalingrado, un sortilegio - Due ritratti dalle Memorie di Jacques Benoist-Méchin: Proust, 1922 - Hitler, 1941) - Il mio Vietnam (Il generale Walters - Il maresciallo Ky e Silvio di Saigon - «Hué Antiques» - Agonia e morte di M.me Escalation... - ...e intanto arriva l'eroica Contessa - Portolano asiatico) - La punizione del vinto (E Churchill disse: distruggete l'Italia - Riaprire le sigillate carte, infangare gli assassini. Sangue di cosacchi. Viltà d'inglesi – Quando Amburgo bruciò come Gomorra - Gli anticomunisti mandati al macello - Dresda, una Auschwitz scesa dal cielo - L'infamia nella valle della Drava) - Dalmazia uccisa e perduta (Zara, la rovina infame - Qui si svende - L'assassinio della Dalmazia - La grande Serbia. Il mito infranto - Olivi senza zecchini – Il partigiano caccia il leone - Il mostruoso mosaico - Qui c'era gente che pensava e sognava in latino) - Manuale per il coma eterno - Indice dei nomi