Superpower Europe? Stampa E-mail

Giovanni Borgognone

Superpower Europe?
Interpretazioni statunitensi del "sogno europeo"


Giuffrè Editore, pagg.XV-358, € 37,00

 

borgognone superpower  IL LIBRO – Il volume prende in esame le visioni americane del processo di integrazione europea in un arco temporale che va dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri. Nei primi cinque capitoli, la panoramica affrontata riguarda le posizioni statunitensi di fronte al processo di integrazione europea negli anni del bipolarismo, per passare poi, dal sesto al dodicesimo capitolo, alle riflessioni americane successive al 1989 e terminare, dal tredicesimo al ventesimo capitolo, con i dibattiti successivi all'11 settembre 2001. La distribuzione del testo tende a privilegiare l'approfondimento degli ultimi anni: questo non solo per la particolare attenzione che l'Autore ha voluto dedicare alla recente difficile fase delle relazioni euroamericane e del processo di integrazione europea, ma anche perché, in effetti, lo scenario mondiale post-bipolare ha favorito, da un lato, l'accelerazione della trasformazione politica del Vecchio Continente e ha reso più espliciti, dall'altro, i pregiudizi, le critiche e le preoccupazioni americane, sollevando il velo della convergenza strategica prodotta dalla competizione globale con l'Unione Sovietica.
  I primi cinque capitoli, come si è detto, prendono in esame le relazioni euroamericane nel corso della guerra fredda, con particolare attenzione, naturalmente, alle riflessioni e ai dibattiti sul progetto federale europeo. In proposito esiste già una copiosa letteratura, ma può essere importante riconsiderare il quadro, evidenziando il filo rosso di un europeismo « condizionale», talora tendente persino all'«antieuropeismo», riconducibile facilmente ai preconcetti di fondo della cultura politica americana nei confronti del Vecchio Continente. I giudizi statunitensi sull'integrazione europea, sia pur espressi nel solco retorico dell'idealismo democratico internazionalista, in cui ben si inquadra un famoso discorso di John F. Kennedy del '62, nel quale il presidente affermò che gli Stati Uniti guardavano «a questa coraggiosa impresa con speranza e ammirazione», furono frequentemente imperniati intorno alla categoria della funzionalità: Washington doveva, cioè, tollerare, favorire e incoraggiare ciò che serviva ai suoi obiettivi nel contesto globale bipolare. L'idea di fondo fu, pertanto, quella di costruire un multilateralismo a guida statunitense, e in questa prospettiva venne appoggiata l'integrazione europea, che avrebbe dovuto trasformare il Vecchio Continente, in modo da renderlo più vicino al modello americano.
  La prima difficile strettoia si presentò con lo «strappo» di Charles de Gaulle. Riemersero in tale occasione non solo i pregiudizi antifrancesi, ma più in generale molti dei classici argomenti antieuropei adoperati da parte degli americani. Da questo punto di vista le cose non furono, in fondo, molto diverse negli anni di Nixon e Kissinger, di fronte al nuovo competitore globale rappresentato dalla Comunità europea. La panoramica proposta dal volume prosegue poi con un'analisi delle posizioni di tre grandi teorici del «realismo» nelle relazioni internazionali, Hans Morgenthau, Kenneth Waltz e Stanley Hoffmann, per passare alle tesi di Zbigniew Brzezinski (consigliere per la sicurezza sotto la presidenza Carter), autorevole rappresentante dell'internazionalismo democratico postwilsoniano, e infine alla radicalizzazione dell'antieuropeismo da parte del neoconservatore Walter Laqueur.
Nei capitoli che vanno dal sesto al dodicesimo si considera, invece, lo scenario post-bipolare. L'impianto risulta più analitico rispetto alla trattazione dell'età bipolare: l'analisi si concentra, infatti, sulle reazioni statunitensi all'accelerazione del processo di integrazione europea dopo la caduta del Muro di Berlino e la riunificazione della Germania. Provenne proprio dalla costruzione dell'Europa unita, stimolata dalle grandi trasformazioni in quel momento in atto, una evidente occasione per rimarcare le più radicate e profonde divaricazioni culturali e di mentalità tra le due sponde dell'Atlantico. Vengono presi in esame in particolare i dibattiti innescati dall'esaurirsi della logica bipolare, durante la presidenza Bush, sull'opportunità di un ritiro statunitense dalla scena europea o sulla necessità di un rinnovato impegno per «riplasmare» il Vecchio Continente. Segue una panoramica sull'internazionalismo democratico, che risulta ancora, sostanzialmente, come una proiezione, di wilsoniana memoria, degli ideali e dei valori americani sui progetti della cooperazione internazionale e dell'integrazione globale. I raggruppamenti attraverso cui l'Autore ha inquadrato le tesi dei diversi studiosi non sempre indicano una precisa filiazione a uno schieramento partitico, bensì derivano, più in generale, dagli aspetti fondamentali del loro impianto interpretativo. Dopo un breve esame del «revisionismo internazionalista» nella storiografia statunitense, significativamente maturato negli anni della presidenza Clinton, si passa alle tesi sviluppate dal neoconservatorismo in quello stesso periodo e alla polemica antifrancese, maturata sulla base dell'idea della Francia come paese guida dell'Europa antiamericana e patria della mentalità statalistica.
  Negli ultimi otto capitoli viene infine ricostruito il dibattito statunitense sull'Europa apertosi all'indomani dell'11 settembre e tuttora in corso. Le analisi americane sono per un verso molto articolate, dimostrando in fondo una «superiorità» statunitense, grazie anche agli attrezzati istituti di ricerca d'oltreoceano, nello studio e nella conoscenza delle relazioni internazionali rispetto all'intelligence européenne; per altro verso tuttavia tale superiorità ha come maggior limite la sua notevole dipendenza dal mercato commerciale e politico. Gli analisti americani si contendono infatti l'attenzione nel mercato delle idee, e pertanto devono «urlare», hanno bisogno di esagerazioni.

  DAL TESTO – "[...] Brzezinski si richiamava al messaggio fondamentale dell'esperienza americana, che era stato «il primato della libertà». Strettamente connessa era stata altresì la centralità del pluralismo, sulla base dell'idea che la libertà personale sarebbe stata assicurata al meglio da una società pluralista. Su scala globale il pluralismo significava la diversità, e non il procedere verso un mondo più omogeneo. Pertanto la cooperazione globale - concludeva l'autore - doveva servire come punto di partenza per la concezione di «un sistema internazionale nuovo e maggiormente diversificato». Questa era la corretta forma di esportazione del modello americano.
  "La prospettiva elaborata da Brzezinski negli anni Sessanta e Settanta, nel contempo internazionalista (favorevole allo sviluppo della cooperazione internazionale) e nazionalista (attenta ai vantaggi geopolitici che gli Stati Uniti avrebbero potuto trarre da un sistema cooperativo), venne riproposta dall'autore ancora negli anni Ottanta, con una rinnovata fiducia nelle potenzialità dell'integrazione del Vecchio Continente. L'Europa restava, a suo giudizio, al centro della contesa bipolare, e la minaccia sovietica, pur essendo chiaramente illusorio l'obiettivo russo di espellere gli americani dal continente, sarebbe stata respinta efficacemente solo con il decollo di un progetto politico dell'Europa occidentale. Gli Stati Uniti non erano in una posizione che consentisse loro di porre fine alla partizione dell'Europa: ogni loro iniziativa in tal senso avrebbe certamente scatenato una reazione sovietica. Il superamento dello stallo sarebbe potuto arrivare solo dalla riunificazione, ovviamente in senso occidentale, della Germania."

  L'AUTORE – Giovanni Borgognone è ricercatore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino. Corrispondente di "Passato e presente", membro del comitato editoriale dell'"Indice dei libri" e della direzione di "Storia del pensiero politico", ha curato il quinto volume della "Storia della Shoah" (Utet, 2006) ed è autore di numerosi saggi e volumi, tra cui "Il socialismo dal basso. Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo" (Olschki, 2008) e "Superpower Europe? Interpretazioni statunitensi del sogno europeo" (Giuffrè, 2010), "Tea Party. La rivolta populista e la destra americana" (con Martino Mazzonis; Marsilio, 2012), "Storia degli Stati Uniti" (Feltrinelli, 2013).

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione di Massimo L. Salvadori - Introduzione - 1. Il sogno americano dell'unità europea - 2. La sfida di de Gaulle - 3. Un approccio «realista» all'Europa - 4. Brzezinski: cooperazione e interesse nazionale - 5. «Euroneutralismo» - 6. Europa e America nell'eta' post-bipolare: da Bush a Clinton - 7. I giornali americani: dal Muro all'Unione europea - 8. Riplasmare l'Europa? Il nuovo dibattito strategico - 9. Prospettiva liberal: istituzioni internazionali e soft power - 10. La revisione dell'internazionalismo - 11. L'Europa dei neoconservatori negli anni di Clinton - 12. Riflessioni sulla Francia antiamericana - 13. Dopo l'11 settembre: due modelli a confronto - 14. I giornali americani: dalla moneta unica alla Costituzione - 15. Marte e Venere - 16. «Impero» - 17. Quale identità europea? - 18. «Eurabia» - 19. Superpower Europe? - 20. Da Bush a Obama - Indice dei nomi