Il capitale mondiale integrato Stampa E-mail

Félix Guattari

Il capitale mondiale integrato

Ombre Corte, pagg.130, € 12,00

 

guattari capitale  Pubblicato originariamente nei primi anni Ottanta e solo recentemente tradotto e riproposto al pubblico a cura di Franco "Bifo" Berardi, "Il capitale mondiale integrato" rappresenta una delle più acute diagnosi precoci della trasformazione epocale che ha investito il mondo alla fine del XX secolo. Félix Guattari, psichiatra e filosofo militante, già noto per la sua collaborazione con Gilles Deleuze, si confronta in questo breve ma densissimo testo con le dinamiche emergenti di quella che oggi chiameremmo "globalizzazione neoliberista", anticipandone implicazioni economiche, politiche, soggettive e culturali con straordinaria lucidità.

  Benché il titolo originario del pamphlet fosse "Plan pour la planète", Guattari non offre un progetto programmatico né una strategia prescrittiva per la gestione del mondo, quanto piuttosto una mappa critica dei processi in corso. La sua è una vera e propria cartografia "schizoanalitica", che si muove tra livelli differenti della realtà – economici, istituzionali, semiotici, psicologici – per cogliere l'intreccio tra produzione materiale e produzione di soggettività. Il mondo che Guattari osserva è già in fermento: il bipolarismo tra USA e URSS mostra segni di crisi e instabilità, ma, contro ogni previsione dominante, non è lo scontro tra superpotenze il vero asse del mutamento, bensì l'insorgere di un nuovo ordine globale post-statuale e post-industriale, centrato su una integrazione deterritorializzata del capitalismo.

  Questo "capitale mondiale integrato" non si limita a espandersi sul piano economico. Penetra nel tessuto sociale, colonizza i meccanismi della soggettività, rimodula i desideri, risignifica le istituzioni. Guattari vede in atto una mutazione profonda: il capitalismo non opera più solo attraverso la fabbrica e il salario, ma per mezzo della cattura delle intensità libidiche, della reticolazione dei segni, della modellizzazione degli universi di valore.

  Riletto oggi, il testo sorprende per la capacità previsionale. Guattari coglie già negli anni Ottanta ciò che sarebbe esploso negli anni Novanta e Duemila: la finanziarizzazione dell'economia, la deregolamentazione sistemica, la centralità delle tecnologie informatiche e comunicative, la governance sovranazionale, la crisi del modello statale-nazionale, la ridefinizione dell'identità individuale in termini sempre più flessibili e precari.

  Ma la sua analisi non si ferma alla superficie fenomenica. Quello che rende "Il capitale mondiale integrato" un'opera ancora oggi interessante è il suo approccio transdisciplinare e processuale. Guattari non ragiona in termini di strutture fisse, bensì di flussi, processi, composizioni e disarticolazioni multiple. È in questo senso che la sua schizoanalisi, più che una teoria, si configura come un metodo: un dispositivo per leggere l'evoluzione dell'inconscio sociale, i mutamenti della soggettività e le trasformazioni dell'ecosistema psichico e politico.

  Elemento centrale dell'opera è la necessità di un'ecologia mentale, sociale e ambientale capace di resistere alla pervasività del capitale integrato. Il rischio, secondo Guattari, è che la razionalità strumentale del mercato finisca per soffocare ogni differenza, appiattendo la complessità delle esperienze e delle soggettività sotto il segno della funzionalità, della competitività e della prestazione. In questa prospettiva, l'opposizione alla globalizzazione capitalistica non può ridursi a una semplice contestazione economica: deve diventare una pratica etico-politica di reinvenzione della vita, un contro-dispositivo in grado di generare nuove concatenazioni di senso, nuovi agencements, nuove forme di esistenza collettiva.

  Guattari afferma che il pericolo non è la guerra tra potenze, ma la "pace" imposta dal dominio globalizzante, una pace caotica, attraversata da conflitti frammentari e molecolari, da micro-insurrezioni e nuove forme di schiavitù volontaria. È la pace dell'integrazione funzionale, dove tutto si tiene e tutto si consuma, inclusi i sogni, le passioni, le resistenze. A posteriori, risulta evidente come questa diagnosi abbia colto non solo la direzione del mutamento, ma anche la sua qualità ambigua e insidiosa: il capitale integrato non si impone con la forza, ma con il consenso, la seduzione, l'integrazione affettiva.

  A distanza di più di quarant'anni, "Il capitale mondiale integrato" conserva intatta la sua forza analitica e provocatoria. Nonostante il contesto attuale sia segnato da nuove fratture – crisi climatica, pandemie, guerre asimmetriche, intelligenze artificiali, nuove forme di autoritarismo – l'approccio guattariano mantiene la sua vitalità. Perché ci ricorda che ogni analisi del potere, del capitale e della soggettività deve passare attraverso una riflessione sulle macchine desideranti, sugli immaginari, sulle traiettorie singolari del vivere e del pensare.

  Il saggio, nella sua compattezza, richiede una lettura attenta, spesso rallentata dalla densità del lessico e dalla stratificazione concettuale. Ma questa fatica è ben ripagata da una visione che non si accontenta di descrivere il mondo, ma invita a cartografarlo per trasformarlo. Guattari, ancora una volta, ci consegna non una risposta, ma un metodo: aperto, rizomatico, insubordinato.