Il populismo nella prospettiva della scienza politica |
Flavio Chiapponi
IL LIBRO – Che cosa è il populismo? A fronte di questo interrogativo, la risposta non è facile: tanto gli osservatori più interessati al fenomeno (i media, gli intellettuali, gli stessi leader politici), quanto gli scienziati politici e sociali appaiono confusi e tendono ad assumere posizioni ambivalenti. L'etichetta di "populisti", non di rado utilizzata come arma nell'agone politico, è stata via via attribuita a partiti e uomini politici quali, ad esempio Charles De Gaulle e Silvio Berlusconi, Jean-Marie Le Pen e Umberto Bossi, Geert Wilders e Beppe Grillo, Ronald Reagan e perfino Matteo Renzi. Alla luce di questo insieme così composito, e l'elenco potrebbe continuare, davvero sfugge qual è il nucleo semantico che sta al fondo di questa categoria della politica. Ne viene che in questo settore di studi la tirannia del quotidiano e l'affastellamento di nozioni regnano sovrani, producendo avanzamenti del tutto insoddisfacenti. Muovendo da questo sfondo, il volume propone anzitutto una rassegna dei principali usi scientifici del termine "populismo", approdando a una definizione parsimoniosa di questo oggetto, che consente di stabilire quel che i partiti e i movimenti populisti hanno in comune, con particolare riferimento all'Europa: definizione svincolata dalla collocazione sull'asse destra-sinistra, che appare del tutto inadeguata a rendere conto dell'insorgenza del populismo nelle democrazie mature. Segue poi un esame ravvicinato sia dei populismi storici, che poco hanno a che spartire con le manifestazioni attuali, sia dei fattori che alimentano l'ascesa e il successo dei (neo)populisti nel quadro dei regimi democratici contemporanei. DAL TESTO – "La condizione strutturale che crea l'humus favorevole alla diffusione di atteggiamenti "populisti" nel pubblico di massa si rivela con chiarezza nel contrasto tra due immagini della politica democratica che, pur in opposizione tra loro, tendono a convivere nell'uomo comune: l'immagine "orizzontale" della sovranità popolare e dell'eguaglianza politica, da una parte; e, dall'altra parte, l'immagine "verticale" del comando e della gerarchia. È un contrasto che si riverbera su diversi piani: basti pensare, ad esempio, al divario che si può percepire tra un linguaggio e una comunicazione politica di élite sintonizzati sul registro del "servizio", in cui l'elettore è dipinto come il destinatario di una prestazione dovuta, e la realtà dei fatti di potere, in cui lo stesso elettore appare nelle vesti del destinatario di comandi imperativi. Ebbene, se è facile rilevare come questo fenomeno di "dissonanza" possa alimentare atteggiamenti "populisti", occorre anche riconoscere che la sua matrice è iscritta nella struttura stessa della politica democratica, che conserva un'ineliminabile componente elitaria, ma nel quadro dell'estensione generalizzata dei diritti di partecipazione. L'AUTORE – Flavio Chiapponi (Castel S. Giovanni, 1973) è ricercatore in Scienza politica e insegna Comunicazione politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Pavia. È autore di numerosi saggi riguardanti il populismo ed i partiti politici, la teoria politica e il linguaggio politico, pubblicati in riviste italiane e straniere. È Redattore Capo della rivista "Quaderni di Scienza politica". INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Parte prima. Il populismo in scienza politica - Capitolo I. "Populismo": un termine ambiguo - Capitolo II. Il populismo come oggetto dell'analisi politologica - Capitolo III. Il concetto di populismo: una definizione - Parte seconda. I populismi storici - Capitolo IV. Il populismo ottocentesco: una comparazione tra Russia e Stati Uniti - Capitolo V. Il peronismo in Argentina (1946-1955) - Parte terza. Il populismo in democrazia - Capitolo VI. Regime democratico e populismo - Capitolo VII. Competizione politica e populismo nei sistemi democratici - Conclusioni |